WINE GUARDIAN – Timescape
Italianissimo trio prog con una storia lunga alle spalle, i Wine Guardian nascono nel 2008 e hanno già all’attivo due lavori: l’EP Fool’s Paradise del 2014 – più vicino a pilastri del prog metal quali Fates Warning o Queensryche – e il full length Onirica, datato 2017 – più vicino alle influenze moderne di band quali Opeth o Porcupine Tree. Avendo ricevuto buoni riscontri, i nostri si buttano su un nuovo lavoro – edito e promosso da Logic(IL)logic/ Burning Minds – sempre orientato verso sonorità moderne – avvalendosi dell’esperienza di Andrea Seveso, che ha registrato, mixato e masterizzato le sette tracce dell’album all’ IvoryTears Studio con la collaborazione di Dave Roxx Barbieri che si è occupato delle tracce vocali e del loro arrangiamento. Sette tracce, dicevamo – alcune delle vere e proprie suite in odore di prog “colto” anni 70 che sposano suoni fusion ed orientati a volte alla mera tecnica: musicalmente i brani sono davvero efficaci e ben congeniati, anche se a volte la loro lunghezza rischia di fare perdere il filo del discorso all’ascoltatore. Intendiamoci, i ragazzi hanno gusto e conoscenza degli strumenti ma potrebbero puntare molto più in alto lavorando su un suono che li renda meno asciutti evidenziando così le idee magniloquenti che i nostri Wine Guardian sanno sapientemente sfoggiare. Vi è una cosa su cui concentrarsi sicuramente, ed è un punto comune alla stragrande maggioranza degli artisti italiani che provano ad utilizzare la lingua inglese nei loro lavori: la pronuncia. Apprezzo molto la voce di Lorenzo Parigi, impegnato anche alla chitarra: mostra infatti ottime doti e personalmente lo preferisco più quando utilizza la voce “sporca” e gli accenni di growl – su cui potrebbe concentrarsi e fare ancora meglio… ma purtroppo la pronuncia non impeccabile rischia di rendere il tutto meno credibile per un orecchio madrelingua o più abituato a suoni anglofoni. Mi rendo conto che è una critica importante, ma a maggior ragione questo può essere un ottimo punto di partenza su cui lavorare per evidenziare ancora di più le capacità e dare risalto alle idee sonore, che rischiano di passare in secondo piano per qualcosa di facilmente risolvibile, magari anche tentando la strada del doppio cantante come fanno in molti – uno ad occuparsi delle clean ed un altro più specificamente per il growl o lo scream dove necessario.
Torniamo a parlare delle tracce dunque: Chemical indulgence è un a buona opener – fresca e moderna, molto efficace… insomma una vera dichiarazione di intenti dei nostri tre, una sorta di canzone summa per introdurre questo full length, così da sapere cosa c si deve aspettare. Stessa cosa anche per Little boy, scelta come singolo, che sfoggia un bel riff introduttivo e che fa della melodia la sua colonna portante che la sostiene per tutti e otto (quasi) i minuti in cui il brano va a svilupparsi: molto bello l’assolo del già citato Parigi. Il terzo brano – la strumentale Magus – è più oscuro ed introspettivo, sapientemente articolato – quasi un estratto dal periodo Awake dei Dream Theater, mentre la canzone successiva è Digital Dharma – altri 8 minuti che partono con una lunga parte acustica per poi incattivirsi e dare sfoggio a sincopi e continui cambi di tempo ed atmosfera lungo questa piccola suite, non semplice da assimilare. Ed eccolo il colpaccio – il brano centrale (in tutti i sensi) di Timescape, l’ottima The Luminous Whale che sa essere moderna pur strizzando l’occhio al prog anni 90 e mettendo in luce una buona dose di originalità oltre alla solita e conclamata tecnica: il brano così concepito fa risaltare ancora meglio la linea vocale e la prestazione di tutta la band ci guadagna. E’ quindi il turno della maestosa, tenebrosa The Astounding Journey: ben 12 minuti per un brano che offre rimandi ai già citati Dream Theater e ai Rush con echi elettronici e psichedelici, di non facile digestione ma che saprà fare la gioia delle orecchie di tanti estimatori del genere. La conclusiva è la trasognata 1935 le cui atmosfere a la Emerson Lake and Palmer ed il sapiente arrangiamento evidenziano le sfumature melodiche della band offrendo un altro brano di ottima fattura.
Insomma, quello che abbiamo tra le mani è un lavoro con potenzialità enormi ed una band che avrebbe molto da dire anche in ambito internazionale, muovendosi a testa alta tra i grandi nomi del prog citati in questo articolo badando a qualche piccola rifinitura e non eccedendo nell’autoindulgenza: i Wine Guardian sono quasi pronti al grande salto!
Killer tracks: Chemical Indulgence, Little boy, The Luminous Whale, 1935.
SANTI LIBRA
Tracklist:
1 – Chemical indulgence
2 – Little boy
3 – Magus
4 – Digital Dharma
5 – The Luminous Whale
6 – The Astounding Journey
7 – 1935
Credits:
Label: Logic Il Logic Records, Burning Minds Music Group – LOG047
Format: CD, digital
Release date: May 28, 2021
VOTO
Band:
Lorenzo Parigi – voce e chitarre
Stefano Capitani – basso e cori
Davide Sgarbi – batteria e cori
Sito ufficiale: www.wineguardian.it
Pagina Facebook: www.facebook.com/WineGuardianBand
Profilo Instagram: www.instagram.com/wineguardian_metal
Canale YouTube: https://www.youtube.com/user/TheWineGuardian
Bolognese, classe 1978 – appassionato scrittore sin da piccolo e devoto alla musica al 100% Cresciuto con i grandi classici della musica italiana ed internazionale, scopre sonorità più pesanti durante la gioventù e non se ne separa più, maturando nel contempo il sogno di formare una rock band. Si approccia inizialmente al pianoforte e poi al basso elettrico – ma sarà la sua voce a dargli il giusto ruolo, facendosi le ossa in diverse band e all’interno di spettacoli che coprono vari generi musicali, fino a fondare i Saints Trade – band hard rock con cui sforna diversi album e si toglie più di una soddisfazione in Italia e all’estero, fino a realizzare un altro piccolo sogno – quello di scrivere di musica entrando a far parte della grande famiglia di TuttoRock.