TRIVIUM – What the dead men say
Gli americani Trivium, giunti al loro nono album con questo What the dead men say, non avrebbero bisogno di presentazioni, ma e’ giusto fare un rapido recap per chi “si fosse messo in ascolto soltanto adesso”: 21 anni di attività, 9 album in studio, numerosi cambi di formazione (soprattutto alla batteria), una nomination ai Grammy Award per la loro Betrayer – tratta dall’album The Sin and the Sentence del 2017, innumerevoli tour mondiali a fianco di band quali Metallica (ai quali i Trivium sono stati più volte accostati come eredi designati), Iron Maiden, In Flames, Children of Bodom, Machine Head, Korn, Evanescence, Iced Earth, Fear Factory, Killswitch Engage, Annihilator – solo per citarne alcuni. Con questo curriculum il quartetto di Orlando capitanato dal leader nippo/statunitense Matt Heafy si presenta per una nuova sfida affilando ancor più le loro armi temprate dal metal core con rimandi al death melodico degli esordi fino alla evoluzione thrash con influenze heavy/progressive del periodo più recente: ecco qui le 10 tracce (inclusa una intro strumentale) che compongono What the dead men say.
Si comincia proprio con la intro strumentale IX, ottimo antipasto che lascia spazio alla title-track, brano che riassume bene quello che sarà l’andamento di questo album: in una sorta di Bignami musicale i Trivium mostrano infatti ancora una volta di saper legare sapientemente le sfumature di diversi sottogeneri come il Metal core, il Death Metal, Prog metal condensandolo con momenti Thrash di matrice moderna – senza arrivare all’eccellenza di album come Ascendancy o The Crusade, ma mostrando di potere ancora essere una band capace di sfornare lavori di alto livello. Il singolo Catastrophist è una gioiellino di metal moderno – efficace nel suo riff vulcanico così come nella melodia che pervade il brano e lo rende assolutamente radiofonico: sicuramente una delle tracce più convincenti di questo What the dead men say. Among the shadows and the stones è la quarta traccia: una bordata metal core piena di tempi dispari e di ottimi contrasti che migliora ascolto dopo ascolto, seguita da Bleed into me – altro ottimo brano che ricorda molto da vicino i System of a Down, grazie ai suoi contrasti melodici. La sesta traccia punta più sul death metal moderno – prendendo qualcosa dagli Arch Enemy e che gioca sulla dicotomia growl-clean voice e che presenta forse il migliore assolo dell’album; dopo questa The Defiant ecco Sickness into you – che ci inganna con una intro soffice, alla Disturbed e che esplode in un brano veloce e diretto a metà strada tra i Death e i Lamb of God. Scattering the ashes – brano numero otto – è un’altra canzone molto bella, buon esempio di heavy metal moderno, con un bel crescendo sul bridge che porta ad un ritornello cantabilissimo rendendola assolutamente fruibile, tanto da meritarsi (assieme alla intro strumentale IX) la presenza nel trailer di Spawn, tratto dal videogioco Mortal Kombat. Ancora Death core/Thrash sul brano Bending the Arc to fear in cui I paragoni con band-monumento quali gli Slayer si fanno sempre più sottili, mentre la conclusiva The ones we leave behind si sposta su sonorità più classiche (pur mantenendo velleità metal core) con un sapore di pathos epico che li fanno avvicinare – e non poco – agli Iced Earth.
Un album molto ricco insomma, pieno di influenze (le band citate sono tante come avete visto) e che risulta un piacevole patchwork che non va però a disturbare l’ascolto e che potrà deliziare le orecchie sia di metallari “della vecchia scuola”, attaccati a giganti quali i già citati Slayer o Death (e magari ai primi album degli stessi Trivium) sia quelli più giovani che sono soliti pascersi di suoni moderni con cambi di dinamiche frequenti e contrasti continui all’interno di ogni brano. Un buon lavoro quindi quello dei Trivium, sempre molto attesi anche in sede live dove i nostri possono esprimere al meglio il loro potenziale e dare “ossigeno” ai loro brani: aperiamo presto quindi – nel frattempo il loro album sarà un’ottima compagnia per i giorni da quarantena. Killer tracks: The Catastrophist, Bleed into me, The Defiant, Scattering the Ashes e The ones we leave behind.
SANTI LIBRA
Tracklist:
1 – IX
2 – What dead men say
3 – Catastrophist
4 – Amongst the shadows and the stones
5 – Bleed into me
6 – The Defiant
7 – Sickness into you
8- Scattering the ashes
9 – Bending the arc to fear
10 – The ones we leave behind
Credits:
Pubblicazione: 24 aprile 2020
Label: RoadRunner Records
Distribuzione: Warner Music
VOTO
Band:
Matt Heafy – voce, chitarra
Corey Beaulieu – chitarra, voce secondaria
Paolo Gregoletto – basso, voce secondaria
Alex Bent – batteria
Sito ufficiale: www.trivium.org
Pagina Facebook ufficiale: https://www.facebook.com/Trivium/
Canale Twitter ufficiale: https://twitter.com/triviumofficial
Profilo Instagram ufficiale: https://www.instagram.com/triviumband/?hl=it
Canale YouTube: https://www.youtube.com/trivium
Bolognese, classe 1978 – appassionato scrittore sin da piccolo e devoto alla musica al 100% Cresciuto con i grandi classici della musica italiana ed internazionale, scopre sonorità più pesanti durante la gioventù e non se ne separa più, maturando nel contempo il sogno di formare una rock band. Si approccia inizialmente al pianoforte e poi al basso elettrico – ma sarà la sua voce a dargli il giusto ruolo, facendosi le ossa in diverse band e all’interno di spettacoli che coprono vari generi musicali, fino a fondare i Saints Trade – band hard rock con cui sforna diversi album e si toglie più di una soddisfazione in Italia e all’estero, fino a realizzare un altro piccolo sogno – quello di scrivere di musica entrando a far parte della grande famiglia di TuttoRock.