TEHO TEARDO & BLIXA BARGELD – Fall
Sembrerà un’affermazione scontata, ma le combinazioni più improbabili tra musicisti hanno (quasi) sempre prodotto risultati di grande interesse. Non sfuggono a questa affermazione Teho Teardo e Blixa Bargeld: il primo (il cui vero nome è Mauro) classe 1966 è un friulano adottato dalla capitale impegnato musicalmente a 360° come autore non da meno che come musicista. Impegnato sin da giovane (il debut su cassetta THE BIRTH OF THE DAY è del 1985!) a mettere su nastro esplorazioni musicali di stampo avanguardistico con influenze diversificate che attingono dall’industrial o dall’elettronica, ha saputo esprimersi in ambiti sonori prudentemente contagiosi e marcati da una certa malinconia. Negli anni ’90 il post-industrial dei Meathead apre le porte alle numerose collaborazioni straniere che verranno (Cop Shoot Cop, Erik Friedlander e Mick Harris dai Napalm Death) ma anche ai remix per Placebo e i nostri Marlene Kuntz e C.S.I.. Vedute musicali che sentono il bisogno di ampliarsi ancor di più dando vita ad aderenze con il mondo della celluloide che portano Teho Teardo a produrre musica per nomi noti come Guido Chiesa (LAVORARE CON LENTEZZA, Fandango – 2004 -) Paolo Sorrentino (L’AMICO DI FAMIGLIA, Indigo Film/ Fandango – 2006 -) e Gabriele Salvatores (DENTI ENGLISH, Moviement – 2000 -) tra gli altri. Il secondo (chitarrista e cantante) insieme a N.U. Unruh dà vita nel 1980 a Berlino Ovest (in quegli anni vi era un muro che dal 1961 divideva la città in due) agli Einstürzende Neubauten che fautori di un rock industriale sollecitato dai chiari riferimenti alle sperimentazioni e al rumorismo, covati ed ampliati a dovere nella decade precedente con ottimi risultati. Nel 1984 Bargeld entrerà nei Bad Seeds di Nick Cave fino al 2003, dove sposterà l’ago della bilancia a favore di un blues dolente, che non poco influirà nell’assorbimento e trasformazioni delle prime vere canzoni messe in cantiere in quel periodo da parte degli EU. Un lavoro equilibrato tra le due band che non fa smettere la ricerca sonora che ha sempre distinto la dedizione di Blixa Bargeld all’esplorazione di nuovi mondi musicali come per la stesura di inquietanti colonne sonore come per il film JAHRE DER KALTE di Uli M. Scueppel e la piece teatrale DUMPFE STIMMEN raccolte entrambe su COMMISSIONED MUSIC (Potomak – 1995 -).
FALL non è altro che un seguito della collaborazione che tra Teardo e Bargeld che tra il 2013 ed il 2016 ha portato alla pubblicazione di due dischi fuori dagli schemi ma interessanti come STILL SMILING e NERISSIMO, più l’E.p. SPRING, tutti su Specula Records. Vista anche la lunghezza totale dei quattro brani usciti, oltre alla oramai consueta versione per iTUNES è stato scelto anche il supporto vinilico a 12 pollici per soddisfare l’ascoltatore più tradizionale reperito durante il Record Store Day tenuto nell’aprile 2017. La scelta di un brano notevole come “Hey Hey My My” (nata dapprima come “My My Hey Hey (Out of the Blue)” – versione acustica – dalla fluida penna di Nei Young per RUST NEVER SLEEPS del 1979) è rivolta tanto al fan di un tempo quanto ad una nuova platea, per via di una rielaborazione che pur senza tagliare con il passato, asseconda un gusto tutto moderno che ne mette positivamente in risalto la connotazione lirico-musicale. Una rispettosa destrutturazione di uno dei cavalli di battaglia di canadese che rinvigorita da una chitarra baritona ed un’ efficace sezione d’archi, rivalutandone l’originale scrittura, tenendo in considerazione il cui testo forniva passaggi adatti a rappresentare la Guerra del Vietnam (“Out of the blue and into the black”: “Di punto in bianco nel buio”) quanto il testamento del geniale Kurt Cobain “It’s Better to Burn out Than to Fade Away: “E’ meglio bruciare velocemente che spegnersi pian piano”). Un discorso musicale che prosegue con “Ziegenfisch”, ipnotica e gelida nelle armonie che permette ad un cantato epico e simil-parlato di muoversi con eleganza in ambiti dove incanto e assuefazione vivono in un vicendevole rispetto. La successiva “Testestoron Sklavar” è perfetta per la continuazione di questo imprevedibile viaggio che fonde suoni mitteleuropei ed avanguardia elettronica uniti ad una narrazione che non conosce confini geografici ove italiano e tedesco si alternano con garbo. Tranquillità e desolazione trovano terreno fertile nella conclusiva “Bianchissimo” ove ad una recitazione compassata e nello stesso tempo rigorosa viene in aiuto un flessuoso violoncello che riveste che incanta e seduce anche per via di un narcotizzante sussurrato le cui parole vengono recitate prima in inglese e poi tradotte in italiano.
Una nobile cover e tre inediti in questo extended che permettono di insinuarsi in itinerari sonori inconsueti ma capaci di compiacere chi segue dagli esordi questo riuscito connubio artistico che oggi ancor di più di ieri, riesce a sorprendere positivamente anche quegli ascoltatori che amano fuoriuscire dalle proprie e rassicuranti certezze.
CLAUDIO CARPENTIERI
Tracklist:
1. Hey Hey My My
2. Ziegenfisch
3. Testosteron Sklaven
4. Bianchissimo
Pubblicato: 2017
Label: Spècula
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Nasco Ia Ferrara nel 1966 ma dopo alcuni anni per questioni di lavoro il mio papà si trasferisce a Roma dove attualmente vivo. Cresciuto come in molti della mia generazione con lo Zecchino D’Oro dell’indimenticato Mago Zurlì (in pancia però già scalciavo al ritmo di (I Can’t Get No) Satisfaction) muovendo i primi passi verso un ascolto di massa con trasmissioni come Discoring (ispirato al Top of the Pops inglese) e successivamente mi mostravo affascinato all’iperspazio dell’innovativo Mister Fantasy(condotto da Carlo Massarini). I primi amori? Dire Straits, The Police, Deep Purple e Supertramp. Ma nel mio bel mobile ove ancora oggi continuo a custodire ed a collezionare Lp e Cd l’eterogeneità regna sovrana e c’è sempre stato spazio per tutti! Al fianco di un disco di Dylan è facile trovare un album dei Duran Duran, come subito dopo i Van Halen trovare inaspettatamente i Visage, ma anche trovare come “vicini di casa” Linkin Park e Nirvana. Sì, la musica è bella perché varia e Tuttorock incarna al meglio un luogo magico dove la disuniformità del mondo delle sette note, non può non attrarre chi alla musica non ha mai posto confini. Keep the faith…