SUEDE – Autofiction

Nono disco per i Suede, registrato dal vivo presso gli studi Konk a nord di Londra con Ed Buller, con cui la banda aveva già lavorato per la prima volta producendo l’omonimo album e il loro singolo di debutto, 30 anni fa, The Drowners.

Un ritorno di eccellenza per la band guidata da Brett Anderson, partendo dalla malinconica She still leads me on dedicata alla madre scomparsa.Poi l’inconfondibile suono dei Suede diventa tambureggiante in Personality disorder e 15 again, per poi tornare al tipico suono degli esordi con la splendida The only way I can love you. La voce di Brett è incantatrice mentre corre su un tappeto di corde dolcemente adulanti. alla dolcezza magica di Drive myself home, fa da contraltare una Black ice immensa, con suoni enormi, altissimo sound, brano straordinario. Ma la maturità raggiunta dai Suede si vede nella variante alternative che troviamo nelle notevoli Shadow self e It’s always the quiet ones, chitarre acide, suoni contorti, voce abrasiva, non solo patinato brit-pop per Brett e c. E se What am I without you? Rappresenta un momento debole del disco, Turn off your brain and yell è un pezzone a tutto rock che fa saltare sulla sedia.

Disco ruggente in cui la band non risente del tempo passato, ma si tiene al passo con i tempi e produce un suono potente e pulito, accordato con le tendenze moderne senza perdersi in malinconici richiami del passato, che affiorano solo nel suono dei Suede. Vivo e passionale Autofiction è un concentrato di bei testi e grande musica tutto da godere.

MAURIZIO DONINI