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STEVE HACKETT – The Night Siren

STEVE HACKETT – The Night Siren

Torna Steve Hackett, il leggendario ex chitarrista dei Genesis e se “Wolflight”, uscito due anni fa, ci presentava un musicista molto motivato, con il nuovo “The Night Siren”, è a un passo dal capolavoro. In “The Night Siren” c’è il rock progressivo, la world music e altre mille sonorità, mille colori, come se Hackett voglia prendere per mano ognuno di noi, bianchi, neri, gialli, cristiani, mussulmani, di ogni credo, di ogni etnia e voglia unire tutti, almeno così virtualmente e con il ‘potere’ della musica, una pacifica convivenza fatta di grandi brani che incantano, così come l’Aurora Boreale in copertina. “Behind The Smoke” è un bellissimo brano tra atmosfere dark, acustiche, progressive e sinfoniche, world, etniche e tribali e la splendida chitarra di Hackett, varie culture ed ambientazioni musicali che convivono alla perfezione ed evocano molte emozioni e “Martian Sea” ha atmosfere della cultura musicale indiana e la voce di Steve Hackett è cambiata rispetto al passato, meno filtrata e più convincente, logicamente il brano è anche rock progressivo molto ritmato, affascinante e solare il ritornello con la voce femminile di Amanda Lehmann nei cori. Il drumming di Nick D’Virgilio (Spock’s Beard/Big Big Train), qui in veste di ospite, è pesante e preciso e dà un senso di profondità quando è accompagnato dal suono del sitar. Si cambia totalmente sound con “Fifthy Mile From The North Pole”, brano soffuso, dalle ritmiche quasi soul e vellutate e le parti vocali vanno anche verso contaminazioni barocche, mentre i cori evocano voci angeliche e subentra poi la chitarra di Hackett, dura e distorta e artefice di un gran bel guitar solo, splendido brano con sette minuti di atmosfere magiche.

A seguire c’è “El Nino”, altro splendido brano con un lavoro tastieristico che emula paesaggi da colonna sonora e la chitarra di Hackett che ci riporta ai migliori momenti della sua lunga discografia e parlo di capolavori come “Voyage Of The Acolyte” e “Spectral Mornings”. Nei suoi interventi chitarristici si nota che, anche se è oramai una cinquantina d’anni che calca le scene, il suo stile è sempre un continuo progredire, nella tecnica, nel feeling e nella composizione. Un brano strumentale veramente spettacolare nella sua drammaticità e nella sua potenza. Arriva poi “Other Side Of The Wall”, dove l’ex chitarrista dei Genesis ritorna a pizzicare le corde della sua chitarra acustica, riportandoci alla mente i Genesis più romantici, il brano è lento e sinfonico, una carezza sonora che ci fa chiudere gli occhi e sognare e toccanti sono anche le parti vocali e anche i cori e le armonie vocali. Proseguendo con il track by track, arriva “Anything But Love”,  dove atmosfere gitane portano un pò di gioia e serenità, il tentativo di Hackett di riunire più culture, senza alcuna distinzione è perfettamente riuscito, ma il brano cambia e prosegue tra progressive ed alcune tentazioni pop, ma colte, intelligenti e mai banali e superficiali e appare anche un’armonica suonata dallo stesso chitarrista e questa voglia di unire si sente anche in “Inca Terra” , altro ottimo brano molto folk, con alla voce Nad Sylvan e la complicità della Lehmann, un viaggio verso il folklore di un Paese immaginario, con momenti acustici, percussioni tribali, cori molto vicino agli Yes e il brano si evolve in una cavalcata prog con la chitarra di Hackett che incanta e ritorna in mente la storica “Every Day” e la sua parte strumentale.

C’è poi “In Another Life”, dove il sound si sposta verso il country rock americano e vengono in mente Crosby, Stills & Nash e come se non bastasse, il brano cambia nuovamente stile, arriva anche la musica celtica e Steve Hackett si lascia andare in un grande assolo di chitarra e “In The Skelethon Gallery”, il brano di presentazione che già girava in rete, dalle pennellate dark e progressive. C’è ancora spazio per “West To East”, altro splendido brano molto progressivo e con atmosfere mediorientali, grazie anche alla partecipazione di Kobhi Fari degli Orphaned Land alle parti vocali e per “The Gift”, strumentale, lento, sinfonico e toccante. Come già detto ad inizio recensione con “The Night Siren”, Steve Hackett è a un passo dal capolavoro.

FABIO LOFFREDO
Voto: 9,5/10


Tracklist:

  1. Behind The Smoke
  2. Martian Sea
  3. Fifty Miles From The North Pole
  4. El Nino
  5. Other Side Of The Wall
  6. Anything But Love
  7. Inca Terra
  8. In Another Life
  9. In The Skeleton Gallery
  10. West To East
  11. The Gift

 
Label: Inside Out
Genere: Progressive Rock
Anno: 2017 
 
Members:
Steve Hackett: Chitarra elettrica e acustica, oud, charango, sita, harmonica e voce nei brani da 1 a 10
Mira Awad: Voce nel brano 10
Lesile-Miriam Benneyt: Tastiere nel brano 11
Gulli Briem: Batteria, cajon e percussioni nel brano 7 e 9
Troy Donockley: Uilleann pipes nel brano 8
Dick Driver: Double bass nei brani 3, 4, 5 e 7
Kobi Farhi: Voce nel brano 10
Benedict Fenner: Tastiere e programmazione nel brano 11
Jo Hackett: Voce nel brano 10
John Hackett: Flauto nei brani 2 e 10
Roger King: Tastiere e programmazione dal brano 1 al brano 10
Ferene Kovàcs: Tromba nel brano 3
Sara Kovàcs: Didgeridoo nel brano 3
Amanda Lehmann: Voce nei brani 1, 2, 3, 6, 7, 8, 9 e 10
Malik Mansurov: Tar nel brano 1
Nad Sylvan: Voce nel brano 7
Gary O’Toole: Batteria nei brai 3, 4 e 10
Chrìstine Townsend: Violino e viola nei brani 3, 4, 5, 7, 9 e 10
Rob Townsend: Sax baritono e soprano, flauto, flageolet, quena, duduk, e clarinetto basso nei brani 1, 4, 7 e 9
Nick D’Virgilio: Batteria nel brano 2 
 
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