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STEVE HACKETT – Surrender Of Silence

STEVE HACKETT – Surrender Of Silence

Album N. 24 più una ventina di live, forse qualcosa di meno. Steve Hackett torna con un album a dir poco stupendo, “Surrender Of Silence”, che bissa quel sound che ci aveva ammaliato con “At The Edge Of Light”, album del 2019. Un artista in costante crescita anche se ha già scritto pagine spettacolari come tutto ciò che ha fatto con i Genesis e con i suoi migliori album da solista come “Voyage Of The Acolyte” (1975) e “Spectral Mornings” (1979). I brani hanno mille colori e abbracciano ogni cultura ed ogni genere musicale e il progressive rock è qui sempre più presente. Tanti amici e musicisti nei vari brani come l’immancabile Roger King alle tastiere, una sempre più brava Amanda Lehmann che presta la sua preziosa voce in alcuni brani e le sorelle McBroom, coriste anche dei Pink Floyd.

“The Obliterati” è uno splendido strumentale che ricorda le vecchie composizioni del chitarrista inglese, quelle più cupe tipo “Clocks” che apre le porte senza un secondo di pausa a “Natalia”, brano stavolta cantato e che prende spunto da alcune sinfonie molto conosciute, la voce è quella dello stesso Hackett e ci sono poi interventi orchestrali e un pianoforte barocco che accompagna il ritornello. Brano capolavoro con orchestra che si scontra con un livello tecnico chitarristico eccellente e che attacca anche stavolta senza un secondo di pausa a “Relaxation Music For Sharks”, strumentale sinfonico e drammatico, una vera colonna sonora, ma attacca poi la batteria che porta ad un hard rock progressivo che trascina in un forte vortice emotivo. Mescolare la musica Afro e il progressive rock? Si può senza nessun problema e “Wingbeats” ci fa viaggiare nel continente africano, percussioni tribali, canti africani e un fraseggio di chitarra che entra nel cuore, brano solare che fa venire voglia di unirsi alle tribù africane e ballare e festeggiare con loro.

“The Devil’s Cathedral”, il titolo dice tutto, un sound drammatico con organo a canne e poi la chitarra di Hackett, sempre più perfetta e “Held In The Shadows”, song più lineare e architettata in modo più semplice. Ovvie sonorità che pescano dal folklore cinese in “Shangai To Samarkand” ma anche del folklore mediorientale, world music per eccellenza con momenti di chitarra elettrica ed acustica esaltanti. L’album continua con “Fox’s Tango”, altro brano affascinante tra progressive e ridondanze hard rock ed un chitarrista da incorniciare. Altri tre brani, lo strumentale “Day Of The Dead” e le sue atmosfere arcane, “Scorched Earth”, prog ballad romantica, passionale e sinfonica e con un finale molto Genesis e “Esperanza”, delicata, toccante perla acustica di poco più di un minuto. Gli anni passano ma Steve Hackett sembra non accorgersene, dà vita ad album sempre in continua crescita, una ricerca musicale sempre più ampia e una tecnica chitarristica sempre più professionale. Sicuramente uno dei miei dischi di questo 2021.

FABIO LOFFREDO

Tracklist:

  1. The Obliterati
  2. Natalia
  3. Relaxation Music For Sharks (feat. Feeding Frenzy)
  4. Wingbeats
  5. The Devil’s Cathedral
  6. Held In The Shadows
  7. Shangai to Samarkand
  8. Fox’s Tango
  9. Day Of The Dead
  10. Scorched Earth
  11. Esperanza

Label: Inside Out Music/Sony Music
Genere: Progressive Rock
Anno: 2021

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VOTO

Band:
Steve Hackett: Chitarra elettrica e acustica, Charango, Zither, Armonica, percussioni e voce
Jonas Reingold: Basso nei brani 1, 2, 3, 5, 6, 8 e 10
Craig Blundell: Batteria nei brani 5, 6 e 10
Nick D’Virgilio: Batteria nei brai 3 e 8
Phil Ehart: Batteria nel brano 7
Sodirkhon Ubaidulioev: Dutar
Roger King: Tastiere
Rob Townsend: Sax soprano, sax tenore  clarinetto basso e dizi nei brani 5, 7 e 9
Malik Mansurov: Tar (lute) nel brano 7
Christine Townsend: Violino e viola nei brani 1, 2, 3, 5, 7, 9 e 10
Amanda Lehmann: Voce nei brani 2, 4, 6, 9 e 10
Durga McBroom: Voce nel brano 4
Lorelei McBroom: Voce nel brano 4
Nad Sylvan: Voce nel brano 5

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