SHHE – Shhe

shhe shhe

Una voce dalle rientranze calciformi, specula, e si palesa come lente di ingrandimento su un manto sonoro cicatrizzato e reticolato. Sebbene le corde vocali di Su Shaw, pseudonimo di SHHE rasentino una sciabolata profonda il risultato rimane un’atmosfera elettronica densa e fantasmagorica. Le timbriche sembrano essere quasi soggette a liposuzione, tra equalizzazioni minimali ed accordi statici e tenuti. Ci viene quasi da pensare alla nascita di uno spettro dalla semantica ambivalente (Inteso quindi come spettro sonoro ed elemento sovrannaturale). La miscellanea del comparto strumentale e decisamente variegata. Dai sintetizzatori granulari agli arpeggiatori, dalle batterie elettroniche alle contaminazioni acustiche. La traspirazione frastagliata di chitarre elettriche e bassi rende più facile da contestualizzare il lavoro dell’omonimo album della cantante portoghese. La realizzazione dell’Album è stata influenzata anche dal periodo che SHHE ha trascorso in Islanda, dove ha iniziato a lavorare a un progetto che esplora il legame fra il suono, il paesaggio e il sonno.

SHHE fa presagire un continuo da suggellare con colpi soffusi e braci melismatiche stabilizzanti. Sicuramente questo schizzo archeologicamente emotivo, gode di intrecci ammalianti e schietti, dove l’etichetta c’è, ma è stata rimossa in modo amorevole; come se l’autrice si sia fatta portatrice della prosa del proprio mondo allo scopo di rilanciarla e smussarla senza troppi convenevoli e con un occhio di riguardo. 1) “Eyes Shout” da un avvio smorzato a “SHEE”, e sebbene in un primo momento le scelte melodiche non premino il risultato, successivamente, l’evolversi del brano permette l’incanalamento sui binari giusti. 2) “Saint Cyrus” è un sottomarino con l’elica silenziosa. Le sue rientranze sono fluorescenti e l’imperversare delle variazioni timbriche, regala al brano una cornice personalizzata. 3) Arriva “Emma” che, chiamata per nome, rilancia il discorso in un vertice acustico e ricco di flangers e dune sabbiose. 4) “Beds” è un complesso gioche di basse dinamiche che si fanno incandescenti con il passare del tempo. La voce passa in secondo piano e le schegge sonore si arenano sui bordi continuando a rilasciare flussi amalgamanti di armoniche acustiche. 5) “Boy” continua sulla scia della traccia precedente con passo cadenzato e spesso.  Quella del “ragazzo” è un’atmosfera ipnotica che tende a rimanere tale facendo da contrappasso estetico a ciò che è accaduto in precedenza. 6) “Maps” fa perdere le proprie tracce tra i dedali delle basse frequenze. Queste ultime ondeggiano con possente raffinatezza, c’è lo spazio necessario per far serpeggiare brillantemente le parole. 7) “Maps 2”. Un sequel che chiude il tornado di sintetizzatori dando un bacio strumentale all’ascoltatore. La sua propagazione è quieta e diffusa.

GIOELE AMMIRABILE 

Tracklist:

  1. Eyes Shut
  2. Saint Cyrus
  3. Emma
  4. Beds
  5. BOY
  6. Maps
  7. Maps 2

Credits:
Label: One Little Indian / Audioglobe
Release date: 11 ottobre 2019

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VOTO
shhe

Band:
Shhe

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