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Santana – Borboletta

Santana – Borboletta

I primi anni ‘70 per Carlos Santana sono stati molto movimentati: ottenimento di diritti legali sul nome della band ( e conseguenti cambi di formazione ), nuove direzioni artistiche da esplorare, e personali percorsi spirituali da seguire.
La svolta artistica principale si ha nel 1972 con l’album Caravanserai, un discostamento dai precedenti lavori e da quel rock prettamente latino che li caratterizzava. Parte da qui il periodo cosiddetto “intellettuale” di Santana, che strizza l’occhio al jazz. Un jazz sempre molto personalizzato e filtrato secondo i gusti e l’anima del chitarrista messicano. Basti pensare a Love Devotion Surrender, un album creato in collaborazione con John McLaughlin che nasce come tributo a John Coltrane ( e che vede la partecipazione di storici musicisti di Miles Davis ), ma che comunque viene ispirato dagli insegnamenti orientali del guru Sri Chinmoy ( del quale sia Santana che McLaughlin erano seguaci ).
Il disco che vi propongo oggi però è Borboletta e segna il tramonto, il canto del cigno di questa nuova era di Santana. Un’opera che si posiziona a metà strada tra il jazz e una fusion estremamente spirituale e psichedelica. Una musica verticale nella quale Carlos Santana si prende dei momenti per uscire di scena e lasciare spazio alle tastiere, alle percussioni, e al sax.
Una musica che non conosce barriere, né confini

 

di Francesco Vaccaro