RICHARD WALTERS – Golden veins
Forse solo ai musicofili più incalliti il nome Richard Walters dirà qualcosa. Di lui non si sa molto, ma le peculiari ricerche al riguardo, ci portano ad apprendere che è nato nel 1982 (pare il 27 giugno) e sin da adolescente si sente trascinato dalla musica che lo porta a formare diverse band tra cui i Theremin, e ad esserne il frontman. Il genere che lo vede protagonista come autore e ed esecutore, è una musica ispirata, fatta di narrazioni, storie, che potremmo definire popolare senza inciampare nella più facile definizione di pop, che senza offesa per i suoi sostenitori, – ne svilirebbe l’originale essenza narrativa. Una capacità di raccontare che viene a prendere una forma primordiale nel semi-acustico THE ANIMAL (2009), per poi proseguire in quella miscela di spensieratezza ed emotività che rappresenta PACING (2011, anche questo su Kartel come l’esordio), lasciando al riuscito REGRET LESS (Beard Museum Records -2012) e al più completo successivo A.M. (Pilotlights Music – 2016) chiudere un poker di composizioni di buona qualità.
La formazione dell’artista inglese, negli anni è andata edificandosi con numerose partecipazioni a prestigiose serie TV (C.S.I., Private Practice e Criminal Minds tra le altre), senza mai accantonare collaborazioni degne di nota come quella con Noel Hogan (The Cranberries), il multi Grammy Awarded Joe Henry e Dan Wilson che lanciò i suoi Semisonic in testa US Charts con la celeberrima “Closing time”.
GOLDEN VEINS è il nuovo disco che si compone di ben otto tracce in cui viene ad essere esternata con forza, la voglia di considerare e valutare le cose che maggiormente ci rendono felici. Un collage di composizioni ove a regnare incontrastata è la voce del cantante di Oxford, che si rende emozionante e vellutata come non mai, facendo degli strumenti il giusto collante per la descrizione di sensazioni e momenti di lodevole incanto. L’anticipazione di “This is where it ends” palesa quanto appena detto, lasciando all’espressività vocale guidare il brano che riesce a trasmettere un’aura di intimità che in “The dawn chorus on tape” prender ancor più forma lasciandosi avvolgere da frammenti psichedelici, gradevoli ma forse anche un po’ artificiosi. Una crescita di scrittura si manifesta anche a seguito dei continui esami che ti pone la realtà (epilessia diagnosticata nel 2005) e la voglia di continuare ad innovarsi anche nella vita affettiva familiare, porta Richard a scrivere “Kintsugy”, canzone dalla ritmica sognante, collocata nel disco dopo quel gioiello di scrittura che è “Fate playing” che merita oggettivamente la palma d’oro come miglior brano del disco e di cui non dirò altro per incuriosirvi all’ascolto.
Un disco toccante, un regalo che soddisferà gli amanti della canzone d’autore e quelli del buongusto musicale, dove brani cresciuti con il tempo hanno raggiunto una maturazione che ha portato alla realizzazione di un disco delicatamente emozionante. Dategli una chance.
CLAUDIO CARPENTIERI
Tracklist:
1 Dirty Empire
2 Big Joy
3 SC97
4 The Dawn Chorus On Tape
5 Marks
6 Everything That Lies Above
7 Fate Playing
8 Kintsugi
9 This Is Where It Ends
Credits:
Mastered By – Huntley Miller
Producer, Recorded By, Mixed By – Patrick James Pearson
Written By – Patrick James Pearson, Richard Walters
Release date: 12 giugno 2020
Label: Cooking Vinyl
Band:
Richard Walters
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Nasco Ia Ferrara nel 1966 ma dopo alcuni anni per questioni di lavoro il mio papà si trasferisce a Roma dove attualmente vivo. Cresciuto come in molti della mia generazione con lo Zecchino D’Oro dell’indimenticato Mago Zurlì (in pancia però già scalciavo al ritmo di (I Can’t Get No) Satisfaction) muovendo i primi passi verso un ascolto di massa con trasmissioni come Discoring (ispirato al Top of the Pops inglese) e successivamente mi mostravo affascinato all’iperspazio dell’innovativo Mister Fantasy(condotto da Carlo Massarini). I primi amori? Dire Straits, The Police, Deep Purple e Supertramp. Ma nel mio bel mobile ove ancora oggi continuo a custodire ed a collezionare Lp e Cd l’eterogeneità regna sovrana e c’è sempre stato spazio per tutti! Al fianco di un disco di Dylan è facile trovare un album dei Duran Duran, come subito dopo i Van Halen trovare inaspettatamente i Visage, ma anche trovare come “vicini di casa” Linkin Park e Nirvana. Sì, la musica è bella perché varia e Tuttorock incarna al meglio un luogo magico dove la disuniformità del mondo delle sette note, non può non attrarre chi alla musica non ha mai posto confini. Keep the faith…