Rainier Fog by Alice in Chains / Recensione a cura di Elena Arzani
Alice in Chains Album Studio Brani: |
Formazione Jerry Cantrell – chitarra, voce |
“Rainier Fog” segna il ritorno di Alice In Chains sulle scene musicali, 5 sono infatti gli anni di assenza della band, dall’acclamato “The Devil Put Dinosaurs Here”, entrato direttamente al n.1 della Billboard Alternative Album Chart e della iTunes Rock Album Chart; così come 5 sono gli album che precedono il neonato registrato in studio e terzo realizzato con il produttore Nick Raskulinecz e Paul Figueroa, il primo su etichetta BMG.
A proposito del disco Cantrell afferma: “It’s a record we haven’t done yet, but it’s also a record that has all the elements of anything you would expect from us. It’s got our fingerprint. And we’re really proud of the material we wrote and the performances we captured. There’s some really heavy sh*t, some really ugly stuff, some really beautiful stuff, some weirdo trippy sh*t…it’s good. We wait until we’re ready and until we have material that’s up to the Alice In Chains standard and then we do what we do. This is the racket we make when we get together.”
A 16 anni dalla tragica morte del frontman e membro fondatore Layne Staley, uno dei migliori cantanti metal di tutti i tempi, ‘Rainier Fog’ rappresenta un nuovo un trionfo della band, che mantiene inalterata l’impronta stilista che la contraddistingue.
35 milioni di dischi venduti in tutto il mondo, 30 anni di attività alle spalle e 15 album prodotti, Alice In Chains sono tra i migliori rappresentanti dell’hard-rock anni Novanta, di quello stile “grunge”, che tuttavia non tutti i membri della band amano utilizzare come definizione.
Detto questo, Alice In Chains, ha realizzato il maggior numero di dischi con il cantante William DuVall, che come è logico supporre, dopo 12 anni di militanza nella band, all’oggi non è più visto come un nuovo arrivato. Il secondo capitolo della band ha già dimostrato di avere successo con i due album precedenti, Black Gives Way to Blue del 2009 e The Devil Put Dinosaurs Here del 2013, e gli eroi del grunge danno un altro solido contributo al loro ultimo disco, Rainier Fog. Jerry Cantrell, ha recentemente dichiarato che Rainier Fog è stato registrato in quattro studi a partire dalla sua lavorazione iniziata nel 2017, terminata allo Studio X di Seattle (dove la band registrò il loro ultimo album con Staley nel 1995), e, mentre il disco solca in modo simile grungy a quello del classico lavoro della band di Staley, c’è una leggerezza di tocco in questa raccolta di canzoni – un ottimismo, per così dire – che per molti versi sembra fresco e nuovo. Sono emersi nella scena di Seattle nei primi anni ’90, grazie al loro stile rock fragoroso, ma nel nuovo album si percepiscono una bellezza e un’armonia distesa. Rainier Fog, prende il nome dal Mount Rainier, il vulcano a circa 100 km sud-est della città natale della band, è possibile che la grazia del disco derivi dall’introspezione.
Alice In Chains rimane l’ultima band della generazione grunge, oltre ai giganteschi Pearl Jam, dopo la scomparsa di Kurt, Cornell, Weiland. Si percepisce una sottile malinconia nell’album, una sicurezza di sé che è più sdolcinata che cupa, caratterizzata tuttavia dagli accordi metal, che hanno sempre contraddistinto la band al di sopra delle altre dello stesso genere. Non sorprende pertanto, che le tracce più importanti dell’album siano quelle che includono le chitarre pesanti.
Riff potenti offrono il giusto background alle voci tonanti di DuVall e Cantrell nei brani
“The One You Know” e “So Far Under”, entrambi pubblicati prima dell’uscita dell’album insieme al video. “Never Fade” è un successo radio assicurato, brano rock contagioso.
“Fly” una ballad dalle ricche armonie vocali e le chitarre acustiche croccanti, che sfidano ogni aspettativa con un assolo di chitarra potente verso il centro. Tali prodezze raggiungono maggior profondità in “Maybe”, che acquista una bellezza inquietante sulle linee vocali di DuVall e Cantrell. “All I Am” è una ballad oscura ed epica, caratterizzata da un coro emotivamente pesante – ancorato da un senso di rabbia – che porta a una conclusione eccezionale.
lanciano alcune goccioline di Slayer nei riff, offrendo uno sfondo tonante alle voci gemelle di DuVall e Cantrell. Dal lato più melodico, “Never Fade”, un altro singolo dei primi, è un successo radio rock sicuro con uno dei cori più contagiosi della band da anni, mentre il brano “Maybe” sparge un po ‘di fascino dei Beatles con un po’ di Guns N ‘Roses balladry. L’album si chiude con il bellissimo tutto nero “All I Am” di sette minuti.
Elena Arzani
Elena Arzani è Docente presso la University of the Arts London di Londra. Fotografa e Consulente in marketing, comunicazione e social media management, segue artisti e progetti del settore culturale e moda e musica. Master di Laurea in Design Studies, presso il Central Saint Martin's di Londra, ha completato la sua formazione tecnica al Sotheby's Institute of Arts di NY ed alla 24Ore Business Schoold di Roma. Tra le sue collaborazioni, illustri aziende ed iconiche personalità della cultura contemporanea, da Giorgio Armani, Tina Turner, Aubrey Powell, a Guerlain, Fondazione Prada, e molti altri. Elena Arzani, Art Director di Tuttorock - elena.arzani@tuttorock.com