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Prisma

Prisma

La proposta musicale di Prisma per il suo album d’esordio è una sorta di road movie, che si consuma tra suggestioni rock, umori ambient e paesaggi sonori sognanti. È incentrata sul guitar-work, che però mantiene un suono caldo, delicato, oserei dire sottile. Ponendo il feeling al primo posto rispetto alla tecnica, una chiave di lettura non banale per un genere troppo spesso bloccato ad un autocitazionismo retorico. Prisma (dietro questo enigmatico monicker si cela una chitarrista e tastierista eclettica) si presenta così, con un’opera prima costruita intorno alle varie stratificazioni emotive della sua chitarra, eterogenea all’apparenza, visto che svariati brani si differenziano parecchio tra loro, ma compatta nella sostanza. Il denominatore comune che infatti unisce tutte le canzoni presenti nell’album self-titled è proprio il modo di Prisma di suonare, toccando il suo strumento con raffinatezza, quasi accarezzandolo. Uno stile che strizza l’occhio ai fremiti blues, genere che non a caso è spesso presente nelle numerose influenze dell’autrice. Eppure riesce a dare alle sue composizioni un deciso taglio rock, con improvvisi riff solidi che subentrano assieme ad incalzanti progressioni ritmiche.

I sette brani del lotto pongono in luce un’artista che spazia il proprio orizzonte– che si rivela una scelta matura – attraverso vari generi, non rimanendo ancorato pedissequamente al rock. Ora spingendosi sulle lievi frequenze soffici nella evocativa “Neve” o attingendo alle sonorità blues in “Lonely Church”, oppure ancora rielaborando in un ‘mood’ surreale una tessitura dal tratto onirico, quale quella che sottende a “Brightening Darkness”. C’è spazio inoltre per la spensierata e bucolica “Primavera”, così come per “Tramonto” che, questa sì, è rock e ariosa, con tanto di riff stoppati. In “Alba” Prisma si fa soffusa e crepuscolare, il suo motore cala di giri e, di pari passo, sale il livello dell’ispirazione che regala una insolita punteggiatura al piano ed un puntuale basso vellutato. Mentre “Metal Shuffle”, con una intro arpeggiata, fornisce potenza e melodia per un titolo che è tutto un programma, con un crescendo trascinante nel climax centrale, uno squarcio melodico sfumato e carezzevole e ripresa del tema nel finale ulteriormente arricchito di distorsioni ed abbellimenti. I numerosi cambi di tempo sono in grado di cambiare repentinamente il volto del brano, tuttavia armonizzati con fluidità sorprendente.

Ovviamente, vanno sottolineate anche le prove dei musicisti di cui Prisma si è circondata per la realizzazione di questo disco. Sicuramente spicca la performance della bassista Elena Dani (Red Sunset Riverside) che fornisce un robusto tappeto ritmico ed il drumming variegato e preciso di Luca “Sossy” Zordan (Fantasmi dal Futuro).

Spinta com’è da un insaziabile desiderio di profonda interazione umana e artistica, Prisma avvolge il suo progetto di cangiante eclettismo, riuscendo comunque a dare all’opera una direzione ben definita. Le tracce appaiono legate da un filo invisibile che regala all’ascoltatore una sensazione di coerenza, ed alla fine delle varie sfaccettature stilistiche proposte, il tutto ritorna spontaneamente amalgamato.

Ivan Faccin

In uscita il 3 Novembre 2023
Genere: instrumental Rock

Tracklist:

  1. Neve
  2. Brightening Darkness
  3. Tramonto
  4. Metal Shuffle
  5. Lonely Church
  6. Alba
  7. Primavera
0
/10
VOTO

Credits:
Mix e Master: Infinity Home Recording Studio

Artwork e grafiche: Infinity Home Recording Studio

Special Guest:

Elena Dani: Basso in Brightening Darkness, Alba, Tramonto.

Luca “Sossy” Zordan: Batteria e percussioni in Alba, Tramonto, Metal Shuffle e Lonely Church.

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https://www.youtube.com/@Prisma87