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Ping Pong

Ping Pong

Il free è uno dei generi musicali più largamente fraintesi (e banalizzati), ma solo uno sciocco può davvero pensare che quello che c’è qui dentro sia rumore disorganizzato: è esattamente il contrario. Free Jazz è libertà delle trame melodiche – ispide, arruffate, grumose quanto si vuole – che si intersecano, nell’alternanza tra parti scritte – e sono i momenti di unisono che riconosciamo nelle linee più strutturate – e parti improvvisate, con gli strumenti che si rincorrono sopra una base ritmica perennemente fluttuante. Sgraziata eleganza. Ma si swinga molto, a tratti, e così pure si sente chiaro e forte da dove venga Ping Pong (heavy jazz e disco elettronica) e dove cercherà di andare, con profezie sonore quasi incredibili, eppure incredibilmente vivide, innegabili.

Ad aggiungere un ulteriore elemento di singolarità ad un ascolto già di per sé anticonformista, l’album prende il via dalla campionatura di match coreani di ping pong e dalle voci dei relativi speaker, che via via si intrecciano con un fitto lavoro di batteria, tribale e sincopato. Il disco si divide idealmente in due parti – come una partita disputata ai lati opposti del tavolo – chiaramente evidenziate nella tracklist, dove appunto il lato “A” o Ping si distingue per rimbalzi dissonanti, voci asiatiche filtrate, sirene industrial ed un dancefloor quasi ossessivo. In contrapposizione il lato “B” o Pong volge il suo raggio di azione verso forme musicale maggiormente dedite al krautrock e disco-elettronica, avvalendosi della prestigiosa collaborazione di altri musicisti della scena storica del rock bolognese. Firme del calibro di Gianluca Patini (Surprize, Slava Trudu,Volkwerk Folletto) alle chitarre, Giorgio Lavagna alla voce (Gaznevada, Stupid Set) edEnrico Serotti alle campionature elettroniche (Confusional Quartet, Stupid Set). Tutti i brani vedono la stesura degli stessi Ping Pong ad eccezione della conclusiva “Future”, scritta da Lavagna & Serotti. Una track che infatti rivela un approccio profondamente diverso, caratterizzata da una incalzante sezione ritmica ed un costante synth ritmato, un velocissimo mantra da ballare ad occhi chiusi lasciandosi trasportare dal delirio debordante.

Per Raw Culture questo album simboleggia idealmente il settimo anno di guerriglia sonora indipendente nell’underground bolognese e per celebrare questa occasione speciale nasce la decisione di una co-produzione con Oderso Rubini, figura storica della New Wave tricolore. Il lavoro che ne deriva è il propugnatore di una sensibilità musicale diversa, una magmatica conversione al verbo free… sperimentale, in alcuni tratti magari difficile da comprendere, ma che rivela una forte personalità naif e la giusta dose di testardaggine.

Ivan Faccin

Tracklist:

A1. Boing
A2. Splay
A3. Spikeball
A4. Funny

B1. Zilch
B2. Match
B3. Welcome
B4. Future

Credits:

Ping Pong are Andrea Renzini & Stefano Passini.

Andrea Renzini: Hoover, filter bag, harmonica, guitar, feedback generator, aereosol flute

Stefano Passini: Drums, electronic treatments, korean voice tapes, bass, yoga balls

Gianluca Patini: guita on “Welcome”

Giorgio Lavagna: voice on “Future”

Enrico Serotti: electronics on “Future”

All tracks composed by Ping Pong

Except “Future” by Lavagna & Serotti

Mix and Mastered by Oderso Rubini

Cover concept by Andrea Renzini

Produced by Raw Culture and Oderso Rubini

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VOTO

https://www.facebook.com/raw.culture.recordings?locale=it_IT
https://www.youtube.com/@rawculturerecordings8245