PENGUIN CAFE ORCHESTRA – Union Cafe
- Ho ceduto in preda alla disperazione.
- Ho reputato che questo fosse l’esordio più adatto, magari un po’ strampalato ma assolutamente sentito. Insomma un po’ come la magica atmosfera capace di creare l’ensemble di cui vi sto per parlare: I Penguin Cafe Orchestra.
A vent’anni dalla morte di Simon Jeffes, fondatore della bizzarra ensemble di cui sopra, quelli di Erased Tapes hanno deciso di stampare per la prima volta in vinile “Union Cafe”, l’ultimo album precedente alla morte di Jeffes.
Senza dubbio è una manna dal cielo per i collezionisti, che per il fatto che non fosse mai stato pubblicato in vinile magari non erano riusciti ad avere quest’opera fra le mani, ma soprattutto è uno splendido modo affinché una sorprendente musica non vada perduta, anzi continui a diffondersi. Possa raggiungere le orecchie di chi, magari incuriosito da questo buffo nome “Penguin Cafe Orchestra”, decida di ascoltarla e se ne innamori all’istante. Un po’ come successe a me qualche anno fa.
Sono conscio del fatto che la maggior parte delle persone che si trovano alla lettura di questo articolo non conoscano il gruppo, e allora voglio partire da qui…
Voglio partire da un’intossicazione alimentare causata da frutti di mare, mangiati in un ristorante nel sud della Francia. Quella che capitò al già citato Simon Jeffes e che gli causò, tra le altre cose, delle allucinazioni. Simon ebbe infatti la visione di un locale dove i pinguini servivano vino e cibo giapponese ai clienti, un ambiente quasi fiabesco dove tutti sembravano godersi totalmente il momento. E quel locale immaginario aveva anche un nome. Si chiamava “Penguin Cafe”.
Fu così che Simon, studente di chitarra alla Royal Academy di Londra, ebbe l’idea e il nome per il gruppo che avrebbe fondato nel 1974. Un gruppo la cui musica doveva essere capace di ricreare l’atmosfera respirata in quel locale, che aveva visitato grazie agli influssi mistici e allucinogeni di un’indigestione di molluschi bivalve ( andateci piano con le cozze! ).
Così iniziò la storia dei Penguin Cafe Orchestra, formazione capace di trasportare indietro nel tempo chiunque ascolti la sua musica.
Eh già, perchè una delle idee di Simon era quella di ricostruire l’eleganza ottocentesca, lo charme della musica da camera, il languore decadente del cafe-concerto. Una bolla temporale immune alle barbarie e agli orrori del mondo moderno.
Non fatevi ingannare però, tutto ciò non è un mero revival di situazioni sonore di altre epoche, assolutamente no. Questo abito vintage veniva indossato da fior fior di sperimentazioni, soprattutto influenze etniche, rendendo i Penguin Cafe Orchestra una sorta di pionieri della “world music”.
Non c’è da stupirsi che il loro primo album infatti fu pubblicato dalla Obscure Records di un certo Brian Eno.
E da quel primo disco uscito nel 1976 ( dal titolo “Music from The Penguin Cafe” ) arriviamo al 1993, anno in cui vede la luce l’ultimo con Simon Jeffes ancora in vita, “Union Cafe” appunto.
“Union Cafe” è un meraviglioso viaggio temporale, ultradimensionale, come solo i Penguin sanno “organizzare”. Il loro manierismo barocco si fonde a sapori folk ed ad arie da cabaret. Tappeti di note si distendono ai nostri piedi, talvolta tessendo ricami dalla cura minuziosa, altre volte invece ci appaiono in un’estetica minimalista ma quanto mai efficace.
Però forse, più di tutto ciò, è l’impatto emotivo quello che conta. Ciò che questo sound non convenzionale è capace di farci provare. Le emozioni e le immagini che affiorano mentre siamo all’ascolto di brani come “Vega” o “Silver Star Of Bologna”, totalmente ammaliati dall’intrecciarsi dei tasti di un pianoforte. Oppure quell’insensata spensieratezza, contagiosamente trasmessa da “Scherzo And Trio”. E vogliamo parlare di quanto sia psichedelico chiudere un album negli anni ‘90 con il suono di un rubinetto che perde?!
Insomma vi consiglio di ascoltare questo fantastico disco ed immergervi nel bislacco mondo dei Penguin Cafe Orchestra.
Un mondo che continua a vivere anche grazie a chi non ha paura di scommettere sull’arte e sulla musica al di là di futili analisi di mercato, come quelli di “Erased Tapes”, e a chi come Arthur Jeffes, figlio di Simon, sta portando avanti il nome e la produzione musicale del gruppo ( a proposito risale allo scorso maggio l’ultimo lavoro di inediti, dal titolo “The Imperfect Sea”, ad opera della nuova formazione dell’ensamble capitanata da Arthur ).
di Francesco Vaccaro
Tracklist:
- Scherzo And Trio
- Lifeboat ( Lovers Rock )
- Nothing Really Blue
- Cage Dead
- Vega
- Yodel 3
- Organum
- Another One From Porlock
- Thorn Tree Wind
- Silver Star Of Bologna
- Discover America
- Pythagoras On The Line
- Kora Kora
- Lie Back And Think Of England
- Red Shorts
- Passing Through
Link utili:
Penguin Cafe – Official website
Penguin Cafe – Home | Facebook
Studente di Ingegneria delle Telecomunicazioni presso l'università La Sapienza di Roma, da sempre animato dalla passione per la musica. Nel 2012 entra nel mondo dell'informazione musicale dove lavora alla nascita e all'affermazione del portale Warning Rock. Dal 2016 entra a far parte di TuttoRock del quale ne è attualmente il Direttore Editoriale, con all'attivo innumerevoli articoli tra recensioni, live-report, interviste e varie rubriche. Nel 2018, insieme al socio e amico Cristian Orlandi, crea Undone Project, rassegna di musica sperimentale che rappresenta in pieno la sua concezione artistica. Una musica libera, senza barriere né etichette, infiammata dall'amore di chi la crea e dalle emozioni di chi la ascolta.