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PAT METHENY – From This Place

PAT METHENY – From This Place

pat metheny 20 CD

Il primo pensiero che ho avuto appena saputo dell’uscita di un nuovo album di Pat Metheny, è stato per Lyle Mays, tastierista che ha condiviso moltissimi anni con il chitarrista statunitense e deceduto lo scorso febbraio. Era comunque da dieci anni precisi che non mi entusiasmavo all’ascolto di nuova musica di Metheny, da quando uscì “Orchestrion” (2010), album geniale a mio avviso. Dopo una serie di altri album di buon livello torna con “From This Place”, lavoro grandioso e dove anche l’orchestra entra a far parte della musica del chitarrista. “America Undefinided” è una piccola suite di quasi tredici minuti e mezzo dalla vena un pò sperimentale, il pianoforte sembra non seguire la stessa linea della batteria e delle percussioni, il che disorienta un pò, ma c’è una crescita musicale dove anche gli archi dell’orchestra aumentano di volume e portano il tutto a quel jazz più canonico a cui Pat Metheny ci ha spesso abituato e poi la sua chitarra, pulita e senza synth, scale jazz e assoli dal tocco vellutato, ma che entrano nell’anima. Splendido il finale dove l’orchestra diventa maestosa e tende ad oscurare tutti gli altri strumenti fino a che ritmiche di batteria e percussioni la accompagnano ad un finale incredibilmente avvolgente.

C’è poi “Wide And Far”, altro ottimo lungo brano di circa otto minuti e mezzo e quo la chitarra di Metheny è più in evidenza, riappropriandosi un pò del suo ruolo primario, anche se sappiamo bene che il chitarrista statunitense dà sempre ampio spazio ai suoi musicisti. Anche in questo caso l’orchestra è molto presente e amplia il discorso di un ‘indefinibile’ ma molto efficace jazz sinfonico. Andando avanti c’è “You Are”, altro brano che cresce nota dopo nota e che ci riporta a quello che è per me il Pat Metheny migliore e più fantasioso, i tempi di “American Garage” del 1979 e di “Secret Story” del 1992 e “Same River”, altro ottimo brano dove il chitarrista alza di un solo livello il gain control della distorsione della sua chitarra e poi pianoforte e orchestra danno pennellate di anni settanta e arriva poi la chitarra synth a darci quei meravigliosi ricordi che è la musica di Pat Metheny.

Jazz soffuso con chitarra acustica e armonica è “The Past In Us”, mentre “Everything Explained” è più ritmato ed energico e con qualche riferimento al flamenco, ma con chitarra elettrica e quell’inconfondibile tocco di Metheny. “From This Place” è un brano letteralmente splendido, lento, avvolgente, malinconico, un jazz/soul/gospel, unico brano cantato e impreziosito dalla splendida voce di Meshell Ndegeocello e dalla chitarra acustica di Pat Metheny e anche dall’orchestra, brividi ed emozioni. Si torna ad un minutaggio di quasi dieci minuti con “Sixty-Six”, un nuovo lungo viaggio che ci riporta nuovamente al Metheny di fine anni settanta e “Love May Take Awhile”, che potrebbe essere la nuova “Summertime”, lunga introduzione orchestrale e poi la chitarra di Metheny,sempre accompagnata da archi incantevoli. Splendido, Pat Metheny torna al megio delle sue potenzialità e continua a portare avanti il suo variegato discorso musicale.

FABIO LOFFREDO

Tacklist:

  1. America Undefinided
  2. Wide And Far
  3. You Are
  4. Same River
  5. Pathmaker
  6. The Past In Us
  7. Everything Explained
  8. From This Place
  9. Sixty-Six
  10. Love May Take Awhile

Label: Nonesuch Records/Warner Music
Genere: Jazz Rock/Fusion
Anno: 2020

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VOTO
pat metheny 20

Band:
Pat Metheny: Chitarra e tastiere
Linda May Han Oh: Basso
Gwilym Simcock: Pianoforte
Antonio Sanchez: Batteria
Meshell Ndegeocello: Voce
Gregoire Maret: Armonica
Luis Conte: Percussioni
Joel McNeely: Direttore d’Orchestra
Hollywood Studio Symphony

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