PAIN OF SALVATION – Panther
Continua il fare camaleontico della progressive metal band svedese, anche se l’etichetta progressive metal calza sempre troppo stretta ai Pain Of Salvation, una band che si è sempre distanziata da questo movimento musicale e infatti il loro sound cambia album dopo album e anche il nuovo “Panther” disorienta ma sa farsi apprezzare. Disorienta perché la band appare lunatica e vuole abbattere ogni barriera stitica, in poche parole fanno e creano ciò che piace a loro, senza chiedersi mai come saranno i consensi e quindi senza mai guardarsi alle spalle. “Accellerator” è progressive metal molto moderno ed al passo con i tempi per alcuni arrangiamenti particolari e la voce di Daniel Gildenlow è sempre più teatrale e drammatica e “Unfuture” ha un titolo molto pessimista e sembra di ascoltare un’altra band, arpeggi acustici blues e southern ma poi entrano tutti gli altri strumenti che creano armonie e fantasie doom e dark, atmosfere plumbee e sempre dal forte gusto progressive e il cantante si lascia andare anche in falsetti e urla strazianti e ancora “Restless Boy”, stranissimo brano dalle ritmiche quasi trip hop, voci robotizzate, un’elettronica che guarda al prossimo futuro e le parti vocali sono più pacate e melodiche.
C’è anche “Wait”, introdotta da un giro di pianoforte d’impatto a cui si aggiunge poi una chitarra acustica e le melodie diventano malinconiche e tristi e “Keen To A Fault” che ha un giro di synth interessante e il brano diventa poi prog, con riferimenti anche acustici. “Fur” è un breve strumentale di poco più di un minuto e mezzo e “Panther”, la title track, è elettronica quasi dance, la voce un pò rappata, ma anche melodicamente in stile mediorientale brano che disorienta ma sa anche come affascinare e in alcuni momenti c’è il particolare mondo del Peter Gabriel solista. Gli ultimi due brani sono “Species”, altra song che cambia i ‘connotati’, Led Zeppelin sia nella parte acustica che in quella elettrica e “Icon” è una piccola suite di tredici minuti e mezzo e fuoriesce l’anima più prog della progressive metal band svedese, un pianoforte dai rintocchi sinfonici dà il via ad un brano dalle ambientazioni anche dark ed ossessive, con uno dei pochissimi guitar solo del cd, un viaggio introspettivo nelle paure e nelle insoddisfazioni quotidiane. Prendere o lasciare, questi sono i Pain Of Salvation, una band in continua mutazione.
FABIO LOFFREDO
Tracklist:
- Accellerator
- Unfuture
- Restless Boy
- Wait
- Keen To A Fault
- Fur
- Panther
- Species
- Icon
Label: Inide Out Music/Sony Music
Genere: Progressive Metal
Anno: 2020
VOTO
Band:
Daniel Gildenlow: Voce, cori, chitarra e tastiere
Johan Hallgren: Chitarra e cori
Léo Margarit: Batteria e cori
Daniel Karlsson: Chirarra, tastiere e cori
Gustaf Hielm: Basso e cori
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Appassionato di musica sin da piccolo, ho cercato di esplorare vari generi musicali, ma è il metal, l'hard rock ed il rock progressivo, i generi musicali che più mi appassionano da molti anni. Chitarrista mancato, l'ho appesa al chiodo molto tempo fa. Ho mosso i primi passi nello scrivere di musica ad inizio anni 90, scrivendo per riviste come Flash (3 anni) e Metal Shock (ben 15 anni), qualche apparizione su MusikBox e poi il web, siti come Extramusic, Paperlate, Sdangher, Brutal Crush e Artists & Bands. I capelli mi si sono imbiancati, ma la passione per la musica è rimasta per me inalterata nel tempo, anzi molti mi dicono che non ho più speranze!!!!