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OPETH – In Cauda Venenum

OPETH – In Cauda Venenum

opeth 19 CD

Dopo “Sorceress”, uscito nel 2016, gli Opeth potevano fare di meglio? Impensabile ma lo hanno fatto, perché “In Cauda Venenum” è il loro album migliore, anche se in molti non saranno d’accordo con queste mie parole. L’album esce sia in inglese che in svedese, ma il titolo è in latino, così, forse per non scontentare nessuno. Bella, oscura ed affascinante la copertina, spettacolari i brani, “In Cauda Venenum” va assaporato piano piano, con ascolti attenti, non superficiali, vi renderete conto di scoprire nuove sfumature dopo ogni ascolto. Atmosfere plumbee e tenebrose per “Garden Of Earthly Delights (Intro), strumentale dal gusto elettronico, grazie a tastiere e sequencer che ricordano i Tangerine Dream, poi cori emulati, il suono del Big Ben e vita di una Londra un po’ lugubre, passi sul selciato, rumori di moto e automobili e infine la dolce voce di un bimbo che viene interrotta dal violento incedere di “Destiny”, splendido brano dove appare il suono di un mellotron, la voce urlata e drammatica di Mikael Akerfeldt che ricorda il Roger Waters di “The Wall”, poi splendide melodie progressive, aperture e arpeggi di chitarra acustica e tanto progressive rock anni settanta che si contrappone a riff di chitarra più metal e tecnici e arriva poi tra dialoghi e risate “Heart In Hand”, otto minuti e mezzo di progressive   metal ma dal sound sempre molto seventies, stacchi di tempo e non mancano arpeggi di chitarra acustica che addolciscono in alcuni punti un brano molto teatrale e dal sound anche acerbo e drammatico.

Il track by track prosegue con “Next To Kin”, altro lungo brano di più di sette minuti, tra progressive metal con atmosfere dark e rallentamenti più progressivi e anche psichedelici e immancabile è l’intermezzo di chitarra acustica, belle le parti vocali e anche le orchestrazioni che danno quel tocco sinfonico che avvolge e trascina. Arriva poi “Lovelorn Crime”, splendida ballad, lenta, progressiva e sinfonica, ci sono anche qui momenti orchestrali ed un ottimo guitar solo e con “Charlatan” il sound diventa più duro e spigoloso, intrecci musicali che si scontrano e si intersecano con difficoltà, ma il risultato è incredibilmente soddisfacente e nel finale tornano quei cori, canti gregoriani che aprivano “In Cauda Venenum” e “Universal Truth”, quasi sette minuti e mezzo d di rock progressivo che spesso richiama gli Yes, ma ha mille sfumature, parti sinfoniche e acustiche, un brano capolavoro che incorpora anche riff più hard rock, mille colori e sfumature per quello che è uno dei brani migliori mai scritti dagli Opeth. C’è ancora spazio per “The Garroter”, quasi sette minuti introdotti da una chitarra acustica tra il flamenco e atmosfere mediorientali, atmosfere che lasciano spazio al triste suono di un pianoforte e ad atmosfere jazzate e per “Continuum”, ancora quasi sette minuti e mezzo di grande rock progressivo che richiama sempre gli anni settanta e che incorpora parti acustiche e più metal con chitarre graffianti. Gli otto minuti e mezzo di “All Things Will Pass”, chiudono nel miglior dei modi uno degli album più belli, avventurosi, difficili e ambiziosi degli Opeth, con atmosfere che ci riportano ai King Crimson, ma in versione più metal. Che vi piaccia o no questi sono gli Opeth, diversi da chi non riesce a mandare giù il cambiamenti, ma capaci come pochi a creare un album che si avvicina al capolavoro.

FABIO LOFFREDO

Tracklist:

CD 1:

  1. Garden Of Earthly Delights (Intro)
  2. Dignity
  3. Heart In Hand
  4. Next Of Kin
  5. Lovelorn Crime
  6. Charlatan
  7. Universal Truth
  8. The Garroter
  9. Continuum
  10. All Things Will Pass

CD 2:

  1. Livets Tradgard
  2. Svekets Prins
  3. Hjartat Vet Vad Handen Gor
  4. De Narmast Sorjande
  5. Minnets Yta
  6. Charlatan
  7. Ingen Sanning Ar Allas
  8. Banemannen
  9. Kontinuerling Drift
  10. Alting Tar Slut

Label: Nuclear Blast
Genere: Progressive Metal
Anno: 2019

0
/10
VOTO
opeth 2019

Band:
Mikael Akerfeldt: Voce e chitarra
Fredrik Akesson: Chitarra
Martin Mendez: Basso
Martin Axenrot: Batteria
Joakim Svalberg: Tastiere

Special Guest:
Dave Steward: Orchetrazione e arrangiamenti strumenti ad arco

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