MASSIMO BIGI – Bestemmio e prego

ilBigi, così lo chiamano, nasce a Castiglione del Lago (Perugia) il 26 aprile 1958 e inizia presto ad ascoltare musica grazie ad una radio Mivar in dotazione alla famiglia. Subito dopo sarà la sfida sessantesca Morandi/Villa di Canzonissima ad appassionarlo in maniera indissolubile alla canzone. Nel 1967 inizia a far girare di nascosto, nel giradischi “proibito”, di stazza nella camera del fratello maggiore, il 45 giri “Let’s Spend The Night Together” degli Stones. Il passo successivo è l’acquisto di una chitarra Zerosette di Castelfidardo, primo brano “La bambolina” interamente suonata nella corda MI cantino. La prima chitarra elettrica sarà una EKO a quattro magneti e qui partono le performances di “Satisfaction” sulla corda MI basso a vuoto. Nel frattempo, infatti, sono nate le musicassette e i riff degli Stones diventano colonna sonora portante nella vita del Bigi, che va male a scuola cambiando vari istituti, sempre con il medesimo risultato. I riff però lo sostengono, entra in pianta stabile nei Generation Gap diventandone leader anarchico indiscusso e fonda poi il gruppo The Ramblers. Si ritrova per caso nel 1993 in tour con Enrico Ruggeri e qui scatta una celeste corrispondenza di musicali sensi. Prima come direttore di produzione e poi come tour manager, segue Ruggeri per anni in concerto in tutta Italia e non solo. I due diventano inseparabili compagni di mille avventure. ilBigi non smette mai di scrivere nuovi brani che tiene per lo più per sé. Torna con un bagaglio di esperienze complicate che hanno prodotto canzoni sofferte e intense, tipiche di chi ha speso la sua vita senza risparmiarsi. Un giorno ne fa sentire qualcuna a Enrico Ruggeri che ne rimane folgorato.

E la vita, almeno quella artistica, può iniziare over 60 come dimostra Massimo Bigi, approdato all’esordio da professionista con questo disco ruggente di rock cantautorale realizzato ad alto livello. Dal singolo scuro e introspettivo di Come se fosse facile con un grande lavoro come feat di Enrico Ruggeri, si passa ad una velocissima Il randagio e l’ubriaco, dove l’allegria viene rafforzata dalle tastiere di Silvio Capeccia (Decibel) e da dei backvocals spumeggianti. Struggente e malinconica Circo Meraviglia, un tuffo nei ricordi del passato. Il sound continua a scorrere perfettamente mentre si apprezza la testualità di alto livello in un’era in cui la parola pare avere perso il tuo potere evocativo. E’ una vita fatta di piccole cose quella che scorre nei brani de IlBigi, Dio nell’ultimo bar parla di momenti solitari e pensierosi, su una ritmica ben presente, il racconto di questa frontiera di paese riporta alle sonorità degli esordi canori di Ligabue. Superati gli alti sprizzanti di energia di Un’altra età e i bassi dolci in Parte di me, si arriva alla meravigliosa Andare via, ancora il feat di Enrico Ruggeri, con un inizio morriconiano che evoca subito il clima di Sergio Leone, ma tutta la canzone è intrisa di una bellezza sentimentale di alto livello. Altro cambio di sound e Le ombre della sera suona come un brano di musica popolare con suoni folk e cantato suadente. Giusto per cadere nuovamente nel rock di Anime in pena, con il ritmo arrembante, giusto per godersi di una piccola chicca, testo bellissimo, riff tiratissimi di chitarra, sound appiccicoso che ti rimane addosso, andamento chiaroscuro di grande fascino, ammaliante per una conclusione degna di un eccellente disco.

Un album “d’esordio” che è il frutto di passione, esperienza, duro lavoro, nulla è lasciato al caso o fatto di fretta, il risultato è ottimo e arricchito dalla presenza di musicisti come Ruggeri, Capeccia, Mirò. Dai filari di ulivi, ilBigi ha tirato fuori un prodotto di grande livello.

MAURIZIO DONINI