Masayoshi Fujita: “Bird Ambience” e la maieutica del suono
“Lavorando a questo album avevo in mente un’immagine molto decisa da voler rappresentare, quello che avrei dovuto fare era trovare i suoni giusti per evocarla. Ma non è stato facile, era come quando provi a ricordare un sogno che hai appena fatto, più ti sforzi più continua a sfuggirti”.
Sono queste alcune essenziali parole che Masayoshi Fujita spende riguardo il suo ultimo disco Bird Ambience. Una ricerca ed un meticoloso studio del suono.
Il musicista e compositore giapponese dopo averci fatto immergere nel meraviglioso mondo del vibrafono con la sua precedente trilogia di dischi, adesso apre un percorso completamente nuovo della sua vita artistica.
“Bird Ambience” è la sua prima opera in cui suono acustico e suono elettronico si trovano a convivere. Infatti fino ad ora queste due anime sonore erano state tenute ben separate, con quella elettronica che vedeva la luce unicamente grazie allo stratagemma di usare un alter ego chiamato El Fog, e già il nome dice tutto.
Qui invece le due anime finalmente si incontrano, si sfiorano, si mescolano.
E tutto ciò non può che far ricordare Cal Tjader, vibrafonista di St. Louis che nel 1958 con l’album Latin Kick fece collidere due mondi apparentemente lontanissimi come il jazz di New Orleans e la musica caraibica.
Nel caso di Bird Ambience la faccenda però non si ferma ad una questione di contaminazione.
In questo disco si scava ben più in profondità.
Sappiamo infatti benissimo ormai della potenza evocativa di Fujita, nei dischi precedenti aveva utilizzato le lamine del suo strumento per proiettare nell’etere affreschi immaginifici. Tempeste di neve, animali fieri e liberi, amanti che si stringono ci venivano narrati grazie ad un suggestivo storytelling sonoro, usando una tavolozza sonora ben definita anche per l’ascoltatore.
Ed qui che invece adesso cambia tutto. Nel nuovo album non ci sono punti d’appoggio, l’ascoltatore viene coinvolto in una maieutica del suono nella quale non può far altro che lasciarsi condurre. Accettando di non conoscere, ma non per questo ponendosi in una posizione avversa, rendendosi quasi parte della composizione.
Ecco allora questo nuovo e differente flusso in cui confluiscono spunti musicali finora mai affiancati al vibrafono. Campioni corali, sintetizzatori ed effettistica, la marimba e una batteria jazz si fanno tramite per mettere in atto pennellate raffiguranti paesaggi naturali, onirici ed artificiali. Immagini forti ma dai contorni non definiti, in cui tutto si intreccia con tutto. Senza barriere, come la musica di Fujita.
Il disco è stato realizzato a Berlino, come i precedenti, ma sappiamo che ora Masayoshi si è recentemente trasferito nel villaggio rurale di Kami-cho Hyogo, in Giappone, dove ha aperto un nuovo studio, realizzando il suo sogno di creare musica avvolto dai suoni della natura.
E possiamo solo immaginare come tutto ciò possa solleticare a dismisura la sua vena creativa, in attesa delle sue prossime opere.
di Francesco Vaccaro
Tracklist:
Bird Ambience
Thunder
Anakreon
Cumulonimbus Dream
Gaia
Noise Marimba Tape
Morocco
Miyama No Kitsune
Nord Ambient
Stellar
Pons
Fabric
Credits:
Etichetta: Erased Tapes
VOTO
Studente di Ingegneria delle Telecomunicazioni presso l'università La Sapienza di Roma, da sempre animato dalla passione per la musica. Nel 2012 entra nel mondo dell'informazione musicale dove lavora alla nascita e all'affermazione del portale Warning Rock. Dal 2016 entra a far parte di TuttoRock del quale ne è attualmente il Direttore Editoriale, con all'attivo innumerevoli articoli tra recensioni, live-report, interviste e varie rubriche. Nel 2018, insieme al socio e amico Cristian Orlandi, crea Undone Project, rassegna di musica sperimentale che rappresenta in pieno la sua concezione artistica. Una musica libera, senza barriere né etichette, infiammata dall'amore di chi la crea e dalle emozioni di chi la ascolta.