Management del Dolore Post-Operatorio – Un incubo stupendo
Dai letti di un ospedale agli innumerevoli ed impensabili palcoscenici della nostra penisola. Questo è quel che cattura dando un’occhiata alle note biografiche del Management del Dolore Post-Operatorio, che raccontano della decisione di voler costituire un gruppo, proprio maturata tra le corsie del nosocomio ove furono ricoverati a seguito di un incidente stradale, Luca Romagnoli (voce) e Marco Di Nardo (chitarre). Da allora del tempo e trascorso e dopo gli incerti passi mossi con il primo lavoro MESTRUAZIONI del 2008 per la poliedrica Videoradio, seguono l’irruento punk-funk di AUFF!! (MAarte Label – 2012) e la prevedibile rabbia sbarazzina di McMAO di due anni dopo. Il palco diviene la giusta dimensione ove i due musicisti abruzzesi (circondandosi di una vera band) esprimeranno la propria foga giovanile. Momenti rabbiosi e non solo che caratterizzeranno la loro musica, facendo venire subito alla mente l’animosità dei bolognesi Disciplinatha o la tensione della Gang of Four, ma anche la parte miglior degli slogan populistici che è facile ascoltare ne Lo Stato Sociale.
Le canzoni che si ascoltano in UN INCUBO STUPENDO, sono senza dubbio la giusta chiave per aprire la porta della visione musicale dei MaDe DoPo (un acronimo sicuramente più immediato) e che mettono in chiaro la propensione verso una scrittura d’autore che non perde più di tanto il ruggito degli inizi di carriera, ma che impiega attraverso un volenteroso approccio di cambiamento parzialmente personale. Non credo ci sia nulla di male nel definire i brani come popolari, nel senso più ampio possibile del termine, partoriti dopo aver fatto proprio tanto rock di quello che in Italia negli anni ha saputo reinventarsi (e senza parlare per forza solo di Litfiba), ma di quel sound e liriche che pescano disinteressatamente da un gusto contemporaneo che può anche far pensare ai Negramaro. Vi è perciò equilibrio tra vecchio e nuovo in “Naufragando” e ne “Il Mio Corpo” (non solo nel titolo assimilabile al Pelù-pensiero) ove le accennate invettive divengono il fulcro del brano, mentre “Una Canzone d’odio” finisce per essere un elettrificato manifesto probabilmente dal carattere autobiografico. La positività delle liriche di “Esagerare Sempre” avrebbe forse reso di più se avesse strizzato meno al Luca Carboni dei tempi d’oro, mentre l’equilibrio qualitativo viene ristabilito con l’altalena ritmica di “Visto che te ne vai” o ne “Il Tempo delle Cose Inutili” ove il geniale assalto chitarristico nel mezzo ci fa compiere un inaspettato salto nel Jersey springsteeniano.
Quest’ultimo disco che esce per La Tempesta Dischi come il precedente I LOVE YOU (2015), è un’impertinente raccolta di brani ove convivono sentimenti di protesta, tensioni interiori e voglia di evadere dalla routine quotidiana, che fanno sognare i più giovani e scuotere i ricordi dei più grandi, ma rimandando un maggior impatto alle versioni da concerto, la sede migliore per questo tipo di canzoni.
CLAUDIO CARPENTIERI
Voto: 7/10
TRACKLIST:
1. Naufragando
2. Un incubo stupendo
3. Il vento
4. Il tempo delle cose inutili
5. Il mio corpo
6. Una canzone d’odio
7. Esagerare sempre
8. Visto che te ne vai
9. Marco il pazzo
10. Ci vuole stile
CREDITS:
Prodotto da La Tempesta Dischi
Testi di Luca Romagnoli /Musiche di Marco ‘Diniz’ Di Nardo
Produzione artistica di Marco ‘Diniz’ Di Nardo
Pre-produzione: Marco ‘Diniz’ Di Nardo e Luca Romagnoli presso casa MaDe DoPo a Lanciano e Volume Buro Isola di Ponza
Riprese: Marco ‘Diniz’ Di Nardo e Andrea Di Giambattista presso Casa in Campagna IMURI ad Atri e Spazio Sonoro di Alessandro Dell’Arciprete ad Arielli
Voci – Editing – Missaggio e Mastering: Manuele ‘Stirner’ Fusaroli presso Natural Head Quarter di Ferrara
Arrangiamenti ed esecuzione: Management Del Dolore Post-Operatorio + IMURI
il testo di “Visto che te ne vai” è di Stefano Minelli
il testo di “Una canzone d’odio” è di Luca Romagnoli e Paolo Maria Cristalli
Foto Grafica e Artwork: Tommaso Giallonardo e Valentina Leonelli
In studio:
Luca Romagnoli, voce
Marco ‘Diniz’ Di Nardo, chitarre
Lorenzo Castagna, chitarre
Antonio Atella, basso
Valerio Pompei, batteria
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Nasco Ia Ferrara nel 1966 ma dopo alcuni anni per questioni di lavoro il mio papà si trasferisce a Roma dove attualmente vivo. Cresciuto come in molti della mia generazione con lo Zecchino D’Oro dell’indimenticato Mago Zurlì (in pancia però già scalciavo al ritmo di (I Can’t Get No) Satisfaction) muovendo i primi passi verso un ascolto di massa con trasmissioni come Discoring (ispirato al Top of the Pops inglese) e successivamente mi mostravo affascinato all’iperspazio dell’innovativo Mister Fantasy(condotto da Carlo Massarini). I primi amori? Dire Straits, The Police, Deep Purple e Supertramp. Ma nel mio bel mobile ove ancora oggi continuo a custodire ed a collezionare Lp e Cd l’eterogeneità regna sovrana e c’è sempre stato spazio per tutti! Al fianco di un disco di Dylan è facile trovare un album dei Duran Duran, come subito dopo i Van Halen trovare inaspettatamente i Visage, ma anche trovare come “vicini di casa” Linkin Park e Nirvana. Sì, la musica è bella perché varia e Tuttorock incarna al meglio un luogo magico dove la disuniformità del mondo delle sette note, non può non attrarre chi alla musica non ha mai posto confini. Keep the faith…