LYDIA LUCE – Florida girl
La musica di certo non poteva non far parte della vita di Lydia Luce che aveva la mamma direttrice di orchestra, che la avviò sin da piccola verso il violino che la porterà al diploma presso il College of Music di Berklee. Con il tempo faranno parte della sua formazione anche l’apprendimento della chitarra e poi della viola in cui si laureerà presso la University of California di Los Angeles, prima di spostarsi definitivamente da Fort Lauderdale ove era cresciuta, in quella capitale multietnica anche dal punto di vista musicale che è ancora oggi Nashville. Primi passi in cui ad una già consolidata formazione come strumentista si va ad affiancare e successivamente a fondere quella di una cantautrice alla ricerca della propria strada, in cui il solo respiro dell’aria di Nashville – una delle città della musica per eccellenza, – non può che inebriare chi abbia voglia di trovare un’agevole collocazione come cantore della vita di tutti i giorni senza grilli per la testa.
Nell’’Ep di esordio THE TIDES autoproduzione per la giovane autrice oramai datata 2015, comincia a prendere forma quel suono soffice e garbato che con il full lenght AZALEA (il verso esordio completo del 2018!) ed il successivo DARK RIVER del 2021, daranno conferma di quale sia la direzione definitiva presa dall’artista: un genere musicale che diventa un crogiolo di generi dal primeggiante country passando per il folk senza lesinare quel respiro pop(olare) che rende possibile una maggior accessibilità per chi ascolta. Con FLORIDA GIRL dato già da un po’ alle stampe, Lydia Luce sembrerebbe voler apportare variazioni a quanto proposto in precedenza, prediligendo ancor di più melodie ricercate ed alternando rari momenti briosi a suoni pacati che sono alla base dell’intero disco. Arrangiamenti che sembrano appositamente concepiti per dar luogo ad una vocalità posata e nostalgica di esprimersi senza imprevedibili sorprese, in cui fa capolino una leggerezza che sarebbe maggiormente giustificata, se fossimo in presenza di un esordio discografico.
Dieci canzoni contenute in un album il cui titolo ce lo fa immaginare come un lavoro di fierezza, pur se dopo lo scorrere di una decina di minuti dall’inizio dell’ascolto, ci si accorge del proliferare di una intimità eccessivamente marcata che affonda le basi in profonde e personali analisi che potrebbero forzatamente far classificare il tutto come un indie-folk alternativo, ma senza quel pizzico di vivacità che avrebbe sicuramente giovato all’intero disco. Temi come l’insoddisfazione e l’eterno quesito su cosa ci sia dopo la morte (“Never enough” e “ Other side”) avrebbero avuto bisogno di minor coinvolgimento personale, allo stesso modo in cui vena poetica e spirito narrativo (“Florida poem” e la title-track) sarebbero stati maggiormente intriganti, senza quella continua ricerca di emotività ed introspezione che riescono a trattenere la bellezza di melodie comunque gradevoli all’orecchio. Ad alzare il ritmo ci pensa l’electropop di “Saline” con cui si viene proiettati in una esuberante dimensione che trova poi nell’attento pop di “Face and figure” un contenimento ritmico che ci porta dritti alla conclusiva ed evanescente “Minute too soon”. Un disco per gli amanti del genere, ma senza pretese e a cui l’occasione di un ascolto può essere sempre concessa.
CLAUDIO CARPENTIERI
Tracklist:
1. Never Enough
2. Other Side
3. Your Garden (Intro)
4. Your Garden
5. (h)our glass
6. Florida Poem
7. Saline
8. Florida Girl
9. Face and Figure
10. Minute Too Soon
Etichetta: Nettwerk Music Group, Bertus
Pubblicazione: 27 ottobre 2023
VOTO
Band:
Lydia Luce
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Nasco Ia Ferrara nel 1966 ma dopo alcuni anni per questioni di lavoro il mio papà si trasferisce a Roma dove attualmente vivo. Cresciuto come in molti della mia generazione con lo Zecchino D’Oro dell’indimenticato Mago Zurlì (in pancia però già scalciavo al ritmo di (I Can’t Get No) Satisfaction) muovendo i primi passi verso un ascolto di massa con trasmissioni come Discoring (ispirato al Top of the Pops inglese) e successivamente mi mostravo affascinato all’iperspazio dell’innovativo Mister Fantasy(condotto da Carlo Massarini). I primi amori? Dire Straits, The Police, Deep Purple e Supertramp. Ma nel mio bel mobile ove ancora oggi continuo a custodire ed a collezionare Lp e Cd l’eterogeneità regna sovrana e c’è sempre stato spazio per tutti! Al fianco di un disco di Dylan è facile trovare un album dei Duran Duran, come subito dopo i Van Halen trovare inaspettatamente i Visage, ma anche trovare come “vicini di casa” Linkin Park e Nirvana. Sì, la musica è bella perché varia e Tuttorock incarna al meglio un luogo magico dove la disuniformità del mondo delle sette note, non può non attrarre chi alla musica non ha mai posto confini. Keep the faith…