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LIGABUE – Giro del Mondo

LIGABUE – Giro del Mondo

Giro del mondo è, oltre che un album live, un resoconto, un diario di viaggio, un bagaglio con souvenir e sorprese dentro. Il titolo fa il verso a Giro d’Italia (uscito nel 2003 e riguardante la parte nei teatri del tour di Fuori come va), ma mentre quello era un classico triplo disco live, qui ci sono diversi aspetti su cui soffermarsi.
 
L’oggetto. Anzitutto precisiamo che Giro del mondo è uscito in diversi formati. Io prenderò in considerazione il formato deluxe. Una copertina rinforzata e una cinghietta a mo’ di moleskine. Due dvd e tre cd con dentro canzoni dal Mondovisione Tour, una lunga serie di concerti che tra il 2014 e il 2015 ha portato Ligabue e la sua band a suonare nei più grandi stadi italiani e in alcuni club in giro per il mondo (da Toronto a New York, da Miami a Los Angeles e San Francisco, da San Paolo a Buenos Aires e poi Sydney, Melbourne, Tokyo e Shanghai). I primi due cd contengono ciascuno due pezzi inediti in studio, che vedremo tra poco.
 
Il contenuto. Non si può certo dire che Ligabue e il suo staff si siano risparmiati. Il “moleskine” si rivela un vero e proprio diario di viaggio, pensato come tale e realizzato di conseguenza, con grafica, layout e impaginazione in sintonia. I cd e i dvd sono incastonati, rispettivamente, all’inizio e alla fine, come reperti, testimonianze vive del viaggio. Poi i credits, i testi degli inediti (ovviamente) e la chicca: come in ogni diario che si rispetti, a ogni tappa del tour è stata dedicata una pagina con date e scaletta/e. Il tutto intervallato da una quantità sconvolgente di foto che contribuiscono decisamente al volume di questo (oramai) libro di quasi cento pagine.  
 
Le canzoni. La selezione dei brani è un compendio tra i classici (Balliamo sul mondo, Certe notti, Urlando contro il cielo, Una vita da mediano, Ho perso le parole…), i brani di Mondovisione (ci sono praticamente tutti) e qualche chicca rispolverata per l’occasione (Lambrusco & Pop corn, Ti sento, L’odore del sesso). Ogni brano da un posto diverso, alcuni ripresi da più città e poi montati insieme. L‘audio è stato revisionato in studio, scelta che toglie qualcosa alla tipica atmosfera live, ma restituisce qualcos’altro alla qualità del prodotto finale.
 
Gli inediti. Ligabue, nel bene e nel male, è sempre stato un autore prolifico, cosa che gli permette e gli ha sempre permesso di scegliere cosa pubblicare e cosa scartare, cosa buttare e cosa tenere, cosa cantare e cosa far cantare ad altri. Le quattro canzoni inedite uscite con Giro del mondo rientrano un po‘ in tutte queste categorie. Vediamole una per una:
 
C’è sempre una canzone, uscita come singolo, è stata inizialmente scritta per Luca Carboni, pubblicata e inserita in Fisico e politico, però con scarsi risultati. Nella versione del suo autore è invece riuscita a guadagnarsi un po‘ di popolarità e passaggi in radio, probabilmente per l’arrangiamento diverso, più consono. Si tratta di un brano essenziale, un mid tempo retto da due accordi granitici di chitarra elettrica. Al centro del brano un inserto di synth che riprende e omaggia i Tears for Fears di Shout. Il tema non va molto oltre il titolo; si rimarca il potere salvifico della musica: succede e ci succede di tutto, ma le canzoni continuano ad esistere, si rigenerano, si rinnovano, ci vivono accanto. Per caso o per fortuna.
 
Anche A modo tuo è un brano di cui l‘autore si è riappropriato. E‘ una ballata per la figlia Linda, donata in un primo momento a Elisa (anche lei madre con una figlia femmina) e pubblicata in L’anima vola, con un successo discreto. Era stata considerata più vicina ad una sensibilità femminile che a una maschile. Ma anche in questo caso l’arrangiamento più robusto e ritmato ha aggiunto un tocco di originalità e smorzato alcuni momenti in cui il cantato struggente e certi versi al limite del melodrammatico si sconfinava nell’eccessivo. Anche se di fronte ad un testo come questo è comunque più giusto soffermarsi sulla sensibilità e la profondità della maggior parte dei passaggi. Come questi due:
 
Sarà difficile
Mentre piano ti allontanerai
A cercar da sola quella che sarai
[…]
Sarà difficile
Ma sarà fin troppo semplice
Mentre tu ti giri e continui a ridere
 
I campi in aprile nasce dalla lapide dedicata ai caduti della Resistenza appesa al muro del Municipio di Correggio. Un’occhiata a uno dei tanti nomi presenti. Un’occhiata alle date di nascita e morte. Ed ecco l’ispirazione. Ballata acustica, soffice e serena in cui si racconta di Luciano Tondelli, partigiano morto a 19 anni il 15 aprile 1945, dieci giorni prima della fine della guerra. Per bocca del ragazzo Ligabue racconta una storia più che altro inventata, ma che vuole soprattutto raccontare il sentimento di fiducia nel futuro con cui il partigiano è morto, nonostante il rammarico per non esserci più:
 
Ma ho fatto una scelta
In libera scelta
Non credo ci fosse altra scelta da fare
Scelta migliore
[…]
I campi in Aprile
Promettono bene
 
Tondelli è un cognome importante per Ligabue, perché Pier Vittorio Tondelli, correggese, è stato uno scrittore fondamentale per la sua poetica. Lo è poi anche per noi, per ricordarci che la narrativa italiana può vantare autori originali anche in epoche vicinissime alla nostra.
 
E veniamo al quarto inedito, Non ho che te, registrato a Los Angeles durante il tour, allo Studio 606 West, quello di – nientemeno che – Dave Grohl. Qui abbiamo un pezzo rock elettrico e trascinante. Un uomo che ha perso il lavoro affronta in più la vergogna di non poter offrire alla compagna altro che il suo amore. La ristrettezza delle condizioni ha colpito colleghi e superiori e la visione del mondo si fa più nera
 
Non ho che te
Ti chiedo scusa se non ti darò abbastanza
Ti chiedo scusa se ti chiederò pazienza
 
Di un lavoro come questo si può dire tutto il bene o tutto il male possibile (come sempre a discrezione dell’onestà intellettuale del recensore) ma di certo non si può dire che manchi la materia prima.

LORENZO TRAGGIAI