LEWIS WATSON – Nineties, Naughties, Tennies
C’era il tempo in cui l’interesse ed ancor di più il successo in ambito musicale veniva ad essere suffragato dalla vendita dei dischi, così come dalle convincenti masse che si recavano ai concerti. Ferma restando la validità per il secondo metro di valutazione e la relativa importanza del primo, le nuove tecnologie hanno sicuramente inciso sulle modalità di gradimento anche per il prodotto musicale: le cliccate ed i Mi Piaci svolgono una funzione importantissima e che piaccia o meno anche questa è divenuta una incontrovertibile realtà. Lewis Watson è nato nel 1992 a Bicester nell’Oxfordshire (parte sud-orientale del Regno Unito) ed ha iniziato come interprete di canzoni altrui, prediligendo accompagnato dalla sua chitarra di mettersi in mostra sull’universale Youtube, con esibizioni casalinghe dove a regnare sono intimità e spensieratezza. Canzoni come “Give Yourself a Try” degli alternative The 1975 o “Lost in Japan” del giovanissimo cantautore canadese Shawn Mendes, rivelano una inclinazione da parte di Watson per artisti contemporanei, che a proprio modo hanno appreso dagli insegnamenti del passato convertendoli al gusto personale. Il gradimento popolare a cui abbiamo accennato porta al contratto con la Warner Bros e all’uscita di THE MORNING nel 2014, disco che raccoglie 11 brani sobri e capaci di destare interesse, così come il più vibrante MIDNIGHT (il seguito di tre anni dopo) ne rappresenta un naturale guardare avanti.
Il 2018 vede la pubblicazione del nuovo ep NINETIES, NOUGHTIES, TENNIES per l’etichetta indipendente Cooking Vinyl. Dopo due full-lenght apprezzabili e scanzonati Lewis opta per una manciata di covers, scelta che potrebbe apparire di comodo per garantire sempre una presenza nel mercato, ma che a furia di ascolti ne giustifica l’opportunità. Tre brani che poco hanno in comune tra di loro e presi in prestito dalle ultime tre decadi, capaci di mostrare una non comune varietà di riferimenti artistici che cavalcando l’onda temporale al contrario, parte dal rapper statunitense Post Malone, passando per i Linkin’ Park per finire ai vicini di casa Radiohead. Il primo brano ad essere perciò ascoltato è “Congratulations” dove l’incedere ritmico della chitarra che si sostituisce ai sintetizzatori della versione originale, favorisce un cantato armonioso fresco ed avvolgente in grado di far salire vertiginosamente il familiare contatore degli ascolti. Ad aprire la carriera del gruppo di Mike Shinoda ha contribuito quell’innovativo misto tra energia e melodia come “Crawling” (secondo singolo del multi-platinum HYBRID THEORY) che il giovane cantante inglese interpreta, preferendo sonorità più vellutate e vocalizzi che permettono di vestire i panni di Chester Bennington con massimo rispetto e devozione. Senza dubbio l’esecuzione di una atmosferica “Fake Plastic Trees” porta dritti (come è giusto che sia) al gruppo di Thom Yorke, lasciando intatto il mantello psichedelico, puntando su suoni pungenti e versi appassionati capaci di esplorare le illusioni senza perdere di vista l’unica realtà rappresentata dalla fuga.
Un pugno di canzoni che ben calzano con la pacatezza di stile di Lewis Watson, dove armonie innocenti fanno il paio con una poesia malinconica e suggestioni che non possono che rivelarsi trascinanti. Parliamo ovviamente di un assaggio sonoro e non di un lavoro completo che non permette una reale e conclusiva valutazione di insieme, senza però mancare di apprezzarlo e di creare l’idoneo ponte di collegamento con un prossimo lavoro che ci auguriamo tutti, possa essere espressione di omogeneità e perfezione, la stessa che il lavoro numero tre per molti artisti rappresenta.
Claudio Carpentieri
Tracklist:
- Congratulations
- Crawling
- Fake Plastic Trees
Etichetta: Cooking Vinyl/Edel
Format: Digital download
Release date: 18 maggio 2018
Contatti:
http://www.lewiswatsonmusic.com
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https://twitter.com/levvis
Nasco Ia Ferrara nel 1966 ma dopo alcuni anni per questioni di lavoro il mio papà si trasferisce a Roma dove attualmente vivo. Cresciuto come in molti della mia generazione con lo Zecchino D’Oro dell’indimenticato Mago Zurlì (in pancia però già scalciavo al ritmo di (I Can’t Get No) Satisfaction) muovendo i primi passi verso un ascolto di massa con trasmissioni come Discoring (ispirato al Top of the Pops inglese) e successivamente mi mostravo affascinato all’iperspazio dell’innovativo Mister Fantasy(condotto da Carlo Massarini). I primi amori? Dire Straits, The Police, Deep Purple e Supertramp. Ma nel mio bel mobile ove ancora oggi continuo a custodire ed a collezionare Lp e Cd l’eterogeneità regna sovrana e c’è sempre stato spazio per tutti! Al fianco di un disco di Dylan è facile trovare un album dei Duran Duran, come subito dopo i Van Halen trovare inaspettatamente i Visage, ma anche trovare come “vicini di casa” Linkin Park e Nirvana. Sì, la musica è bella perché varia e Tuttorock incarna al meglio un luogo magico dove la disuniformità del mondo delle sette note, non può non attrarre chi alla musica non ha mai posto confini. Keep the faith…