LE ASTRONAVI – MOONCHILD
“Moonchild“ è il nuovo album del progetto Le Astronavi, nato a Genova nel 2016 dal sodalizio tra Gianmaria Rocchi (precedentemente voce del gruppo punk Hiroshima e del collettivo rap Peggioklasse) e la videomaker Stefania Carbonara che ne ha sempre curato i videoclip, le grafiche e i visual dei live. Il disco prende il nome da un romanzo del famoso occultista inglese Aleister Crowley al quale nel 1946 Jack Parsons, ingegnere missilistico ed occultista si ispirò in parte, per un’operazione magica detta “Babalon working”. L’obiettivo del progetto era quello di evocare da qualche parte del mondo (o di sè) un “figlio” o meglio una “figlia magica”, in possesso delle qualità per cambiare il mondo, liberandolo dai dogmi e le restrizioni del suo tempo.
“Facendo ricerche su questo bizzarro personaggio ci si imbatte in teorie altrettanto strane, qualcuno addirittura ipotizza che sia stato proprio lui con il suo moonchild poco dopo la sua prematura dipartita (avvenuta per un’esplosione nel suo laboratorio), ad aprire “un portale” per i movimenti controculturali che caratterizzarono gli anni a venire ponendo l’immaginazione al potere. Questo non lo sapremo mai. Non ci interessa. Sappiamo che queste canzoni hanno la volontà di tornare a raccontare delle storie sfuggite al controllo della Storia; come quella dell’artista Marjorie Cameron, moglie di Parsons, nata da una famiglia che prevedeva per lei una carriera monastica, divenuta invece una strega indomabile e che a sua volta influenzò il regista Kenneth Anger ed i suoi film senza compromessi”.
L’album attraversa diversi paesaggi sonori con l’intento di non sostare mai in un genere definito, viaggiando con l’attitudine punk che ha sempre fatto parte de Le Astronavi e del background dei suoi fondatori. Con Moonchild si sono posti la sfida di esplorare l’occulto con il linguaggio popolare, l’umano nella cornice del sovrannaturale. I protagonisti di queste canzoni non sono ne illuminati ne santi, hanno attraversato forse più ombre che luci nelle loro vite. Di certo hanno attraversato un confine tra il dover e il voler essere sfidando il proprio destino e le convenzioni sociali e, tutti loro, lo hanno fatto anche con l’utilizzo della magia. “Questi brani sono liberamente ispirati a loro, non solo sperando di rendergli omaggio, ma con l’ulteriore intento di trasmettere qualcosa dello spirito “Moonchild” anche a chi entrerà in contatto con esse”.
Le Astronavi ci presentano così i brani che compongono l’album:
01 – Babalon
Babalon è un’entità del pantheom Thelemico riportato da Aleyster Crowley. Proviene probabilmente da una rilettura in chiave positiva dalla grande prostituta di Babilonia, colei che nell’apocalisse di Giovanni cavalca la bestia a sette teste. Oltre ad essere un simbolo iniziatico della dottrina Crowleyana, rappresenta nella sua forma più astratta l’impulso sessuale femminile e la donna liberata. Babalon diventa nel tempo un’antitesi della Vergine Maria, non è casta, non è pura, non è gestibile, viene spesso rappresentata come una dea guerriera scarlatta, grottesca e sensuale.
02 – Candy
Il brano è liberamente ispirato all’artista Marjorie Cameron. Nata nel 1922 in Iowa, in un contesto familiare fortemente conservatore. Dopo aver servito nella Marina militare durante la seconda guerra mondiale si sposta a Pasadena dove conosce Jack Parsons il quale aveva appena svolto un’operazione magica per evocare uno spirito elementale che avrebbe dovuto presentarsi a lui in forma di donna, con il capelli rossi e gli occhi verdi. Nonostante gli occhi di Marjerie non fossero esattamente verdi ma tendenti all’azzurro, Parsons vide in lei la partner magica sognata da sempre, descrivendola in una lettera al suo padre spirituale Aleyster Crowley come “intelligente e perversa”. Egli la soprannominerà affettuosamente “Candy”, dedicandole una serie di poesie conturbanti che dopo la sua prematura morte diverranno una raccolta dal nome “Songs for the witch woman”. La Cameron incarnò per tutta la vita lo spirito di Babalon, producendo poesie, illustrazioni e quadri pregni di magia e potere femminino primordiale. Entrò in contatto con diverse personalità del mondo artistico e underground statunitense, su tutti, il regista Kenneth Anger con il quale tesse una lunga amicizia, nata collaborando con quest’ultimo al film cult “Inauguration of the Pleasure Dome” proprio nel ruolo di Babalon.
03 – Hollywood Lucifer
Kenneth Anger è definito dai critici il primo regista underground americano e autore del libro cult “Hollywood Babylon” (una dichiarazione di amore e di guerra verso il mondo di Hollywood, raccontandolo dai suoi albori in tutti suoi lati più scabrosi e divertenti) e di film visionari come Lucifer Rising.
Nel cinema esoterico e provocatorio di Anger, si assiste all’ascesa di un Lucifero tutt’altro che avverso agli uomini, il quale come un moderno Prometeo gnostico, sfida l’autorità del demiurgo per donare conoscenza e libertà. Forse lo stesso Lucifero che guidava le schiere di giovani angeli ribelli durante i movimenti degli anni ‘60 e che forse, sarebbe riuscito a riprendersi il paradiso se non fosse stato affossato e ricacciato all’inferno dai forconi dei media dopo gli omicidi ad opera della Manson Family.
04 – Marea Notturna
Il tema dell’amore pericoloso tra marinaio e sirena viene ri-elaborato da Curtis Harrington nel suo film del 1961 intitolato “Night Tide”. In questa favola nera ispirata alla poesia di Edgard Allan Poe “Annabel Lee”, oltre ad un giovanissimo Dennis Hopper è presente anche Marjorie Cameron nell’inquietante ruolo di strega del mare. Il brano riprende le atmosfere cupe ed esotiche del film, compresa la tematica (centrale nella poesia di Poe), di un amore che sfida persino le leggi divine per consumarsi, sacrificando una vita di privazioni in favore dell’istante assoluto. L’incantevole voce della sirena nella seconda strofa del brano è quella di Mariam Juma Shabani, unica ospite dell’album.
05 – W.A.T.W
Pare che tra i tanti racconti di fantascienza al quale Jack Parsons si appassionò uno più di altri influenzò il suo immaginario. “Darker than you think” (nell’edizione italiana “Il figlio della notte”) dell’autore statunitense Jack Williamson, apparso per la prima volta nel 1940 sulla rivista Unknow, racconta di una stirpe dai poteri sovrannaturali costretta a nascondersi perché temuta e perseguitata dall’umanità già in epoca preistorica.
Una femme fatale dai capelli rossi e gli occhi verdi entra nei sogni di uno squattrinato giornalista iniziandolo a poteri come quello di trasformarsi in una animale feroce per correre con lei nella notte ed aiutarla eliminare i nemici della stirpe. In alcune edizioni del libro è presente l’illustrazione di una donna che cavalca una grossa tigre, proprio come in alcune rappresentazioni una grande bestia è cavalcata dalla dea Babalon, che Jack Parsons nel ‘46 proverà ad invocare nel mondo tramite un’articolata operazione magica. Parsons produsse anche una sorta di manifesto politico-spirituale dal titolo “We Are The Witchcraft” nel quale parla a nome di un’antica organizzazione, nascosta ed ostile al potere oppressivo di chiesa e stato, esortando ogni anima eretica, a non arrendersi nella ricerca della libertà.
La canzone, sotto le suggestioni del genere weird, nasconde la rabbia e la preoccupazione legata al progressivo sgombero di alcuni spazi sociali di Genova, clandestini ma da sempre vitali per l’ espressione e l’aggregazione, offrendo un’alternativa preziosa ai luoghi soggetti alle logiche del consumo.
06 – Fondiamo una setta
Nel campo dell’antropologia si dice che a differenza delle grandi religioni, che sono collanti sociali accettati, i culti magici si basano su sistemi ritualistici individuali o settari. Il termine “setta” che di certo incute timore e diffidenza per alcuni tragici avvenimenti di cronaca, non è altro in senso generale, che un gruppo di persone che segue ideali politici, filosofici e o spirituali divergenti rispetto ad una religione o apparati di potere riconosciuti e accettati dalle maggioranze, le quali di certo, come possiamo vedere anche oggi, non sono esenti da stragi, manipolazioni e soprusi. La canzone non vuole sostenere che una “strada” sia meglio di un’alta ma pone provocatoriamente un quesito: abbiamo mai davvero avuto la libertà o il senso critico per scegliere la nostra?
07 – Hyper Chaos
Hyper Chaos racconta di uno strano personaggio che se dovesse essere associato ad una figura archetipica potrebbe essere quella del Trickster. Un seminatore di scompiglio che a differenza dell’eroe classico non agisce per una ricompensa ma per il gusto di creare nuovi scenari e possibilità all’interno di una storia, muovendosi liberamente su una traiettoria borderline tra il bene e il male, annullando ogni dualismo. La creatura della canzone, come quella del dott. Frankenstine, è assemblata con parti di altri personaggi reali e di fantasia. Nell’anatomia di questa creatura si possono individuare parti di Jerry Cornelius, l’enigmatico antieroe creato da Micheal Moorcock nella sua saga dell’eternal Champions. Frammenti “ritagliati” dalla vita e dalle opere dello scrittore William Burroughs. C’è una parte ispirata al fumetto “Invisibles” e al suo creatore Grant Morrison. La frase “Nulla è vero tutto è permesso” oltre a comparire in diversi romanzi di Burroughs che ne rimase affascinato leggendo “Il vecchio della montagna”, è un leitmotiv della Chaos Magick, un sistema magico nato alla fine degli anni settanta in concomitanza con la cultura punk.
08 – La ballata di Jack Parsons
Jack Parsons fin da bambino fu un appassionato di letteratura weird e dell’impossibile, divenne un ingegnere nell’ambito missilistico e con le sue ricerche sul propellente per i razzi contribuì a portare l’uomo oltre la stratosfera. Fu anche un occultista, seguace della dottrina di Thelema. Nel 1946 insieme a Ron Hubbard diede il via al Babalon working. Rimangono di lui alcuni scritti riguardo il suo lavoro in ambito magico e le sue posizioni libertarie legate soprattutto all’emancipazione femminile. Nel 1971 l’Unione Astronomica Internazionale ha dato il suo nome ad un cratere sul lato nascosto della luna.
09 – MDP (Magia del popolo)
Aleyster Crowley scrisse un libro dal titolo “Magick” con l’intento di risvegliare e trasmettere l’interesse verso l’arte della magia alle persone del suo tempo, dall’intellettuale all’uomo di strada. L’obiettivo riuscì in parte perché, sebbene influì fortemente sul mondo dell’occultismo dall’epoca post vittoriana fino ai giorni nostri, il libro nonostante gli sforzi dell’autore risulta comunque una lettura complessa.
Il brano prende spunto dall’intento dell’occultista inglese nel ritrovare quel sapere che fa parte di noi dalla notte dei tempi, che ha viaggiato clandestinamente all’ombra delle grandi religioni e dei loro inquisitori, dai tabù e le convenzioni che nonostante la così detta età della ragione non hanno mai realmente smesso di limitarci nella ricerca e messa in pratica di quella che l’occultista inglese chiama Vera Volontà.
MARCO PRITONI
Tracklist:
01 – Babalon
02 – Candy
03 – Hollywood Lucifer
04 – Marea Notturna
05 – W.A.T.W
06 – Fondiamo una setta
07 – Hyper Chaos
08 – La Ballata di Jack Parsons
09 – Magia del popolo
Credits:
Voce, testi e produzioni: Gianmaria Rocchi
Chitarre: Francesco Cassissa/ Enea “Z” Castellini
Basso: Clelia Cambiganu
Batteria (Magia del Popolo) : Matteo Brunato
Sax: Dino Di Marco
Tromba: Andrea Arioli
Voce e Cori: Federica Italia
Voce (Marea Notturna) : Mariam “Juma” Shabani
Cori (La ballata di Jack Parsons): Martina “Mare” Guerra
Co-arrangiamento e Sound design: Alberto De Scalzi
Label: Pioggia Rossa Dischi
Mix&Master: Room Studio (Ge)
Grafiche: Stefania Carbonara/Ada Senelli
Foto Band: Ada Senelli/ Riccardo La Valle
VOTO
Sono nato ad Imola nel 1979, la musica ha iniziato a far parte della mia vita da subito, grazie ai miei genitori che ascoltavano veramente di tutto. Appassionato anche di sport (da spettatore, non da praticante), suono il piano, il basso e la chitarra, scrivo report e recensioni e faccio interviste ad artisti italiani ed internazionali per Tuttorock per cui ho iniziato a collaborare grazie ad un incontro fortuito con Maurizio Donini durante un concerto.