KOROBU – Fading/Building
Per avvicinarsi alla storia dei bolognesi Korobu bisogna però affiancare anche il nome di quello che inizialmente nasce come un live-club: il Locomotiv. In questa venue dal 2007 sono stati tenuti ben più di 1.500 concerti diventando un imprescindibile punto di riferimento per la scena nazionale. Dal 2019 il club diviene anche studio di registrazione anche con annessa sala di registrazione per la diffusione di live in streaming mentre una label con lo stesso nome Locomotiv per l’appunto, che si proporrà inizialmente di distribuire annualmente almeno due dischi di inediti, vedrà la luce nel 2020. Sul finire degli anni ’10 del nuovo millennio prende piede per volontà di Giallo (voce, basso e synth) già con i “noize&rollband” Buzz Aldrin, Alessandro (chitarre e synth) e Christian (batteria e percussioni elettroniche) provenienti dai post-rockers My Own Parasite, che nelle intenzioni vorrà porre in essere un progetto musicale tanto eclettico quanto innovativo che prenderà il nome di Korobu.
La band come era nelle sue migliori intenzioni giunge a questo FADING/BUILDING dopo tre anni di scrittura di brani ed aver concentrato una smisurata voglia di sperimentazione di sonorità facenti capo ad una forma moderna di rock psichedelico commisto a stratificazioni elettroniche ed un’ossessività ritmica ben gestita che la fa da padrona. La combinazione di termini più calzante è sicuramente ricerca sonora in cui il viaggio musicale a cui si partecipa durante l’ascolto, ci sottopone tracce che per quanto rivelino un unico filo conduttore a livello stilistico, non mancano di dare un’idea di scollegamento dove ogni composizione riesce ad essere comunque una prosecuzione della precedente. Si respira un’aria di avanguardia e non solo per i continui riferimenti zappiani, ma anche per trovarsi di fronte a brani diretti come l’ipnotizzante Roads (del video curato dallo street artist Ericailcane ne è consigliata la visione) che ha anticipato l’uscita del full lenght o la straniante Dropped Pleasure la cui base sembra essere uscita dritta da un videogioco anni ’80 (chi ha detto Pac-man!) e che pur non sorprendendo riesce ad essere comunque catalizzante. La voce barrettiana che caratterizza Tongue on tongue mette in luce anche gli ascolti rivolti dal combo verso oltreoceano e le sperimentazioni di Animal Collective e Battles, mentre il viaggio senza meta di Interstellar solca traiettorie sonore in apparenza ideali e che pur nella loro ripetitività riescono a spingersi verso lidi alieni rispettabili e graditi. Da non trascurare una sensibilità lirica che si completa con vocalizzi che sono specchio di un mantello alienante e che rimanda al respiro depressivo-emozionale di Thom Yorke, arricchendo o meno il valore del disco a seconda del gusto dei fruitori.
Otto brani che mettono subito in chiaro la volontà di ricerca di atmosfere che si staccano da un mondo terreno e che pur se nelle intenzioni vogliono mostrare la concretizzazione di un percorso personale, talvolta cadono nella non novità pur se libera da confini di genere o di emotività preconfezionata.
CLAUDIO CARPENTIERI
Voto 6/10
Tracklist:
1. Weird Voices
2. Roads
3. Dropped Pleasure
4. Get Lost
5. Tongue on Tongue
6. Even Today
7. Interstellar
8. On the Edge
Credits:
Pubblicazione: 8 aprile 2022
Label: Locomotiv Records
All songs are written and recorded by Korobu
Mixed by Bruno Germano, Vacuum Studio
Mastered by Carl Saff
Produced by Giovanni Gandolfi
Artwork by Ericailcane
BAND:
Giallo
Alessandro
Christian
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Nasco Ia Ferrara nel 1966 ma dopo alcuni anni per questioni di lavoro il mio papà si trasferisce a Roma dove attualmente vivo. Cresciuto come in molti della mia generazione con lo Zecchino D’Oro dell’indimenticato Mago Zurlì (in pancia però già scalciavo al ritmo di (I Can’t Get No) Satisfaction) muovendo i primi passi verso un ascolto di massa con trasmissioni come Discoring (ispirato al Top of the Pops inglese) e successivamente mi mostravo affascinato all’iperspazio dell’innovativo Mister Fantasy(condotto da Carlo Massarini). I primi amori? Dire Straits, The Police, Deep Purple e Supertramp. Ma nel mio bel mobile ove ancora oggi continuo a custodire ed a collezionare Lp e Cd l’eterogeneità regna sovrana e c’è sempre stato spazio per tutti! Al fianco di un disco di Dylan è facile trovare un album dei Duran Duran, come subito dopo i Van Halen trovare inaspettatamente i Visage, ma anche trovare come “vicini di casa” Linkin Park e Nirvana. Sì, la musica è bella perché varia e Tuttorock incarna al meglio un luogo magico dove la disuniformità del mondo delle sette note, non può non attrarre chi alla musica non ha mai posto confini. Keep the faith…