KANSAS – The Absence Of Presence
Avevamo aspettato ben 16 anni da “Somewhere To Elsewhere” (2000), una lunga attesa che faceva presagire allo scioglimento della band, ma effeivamente la band non annunciò mai il ritiro dalle scene e nel 2016 tornano con “The Prelude Implicit”, un album per porta la band ai fasti del passato, ma alla voce non c’è più Steve Walsh, ma Ronnie Platt, già cantante della seconda vita degli Yezda Urfa. Tornano oggi con “The Absence Of Presence”, altro grande album che mette in risalto che la band ha ancora tante cose da dire e lo fa con l’inconfondibile sound che ha creato, ma con un occhi anche al fatto che siamo nel 2020. La title track, “The Absence Of Presence”, emoziona dalle prime note del violino di David Ragsdale, il brano ripercorre il periodo migliore dei Kansas, quello di “Song or America” e di “Point Of Know Return”. Splendida la parte centrale, dove la chitarra di Rich Williams è più presente e porta la band ai confini dell’hard rock, così come l’assolo di Hammond di Tom Brislin, tutti gli strumenti si inseguono riportandoci sempre alla mente i Kansas che amiamo e nel ritornello c’è qualche riferimento AOR e in “Throwing Mountains” che arriva dopo quasi otto minuti e mezzo di splendore, i riff di chitarra hard rock, vengono ammorbiditi da un violino che fa rabbrividire, un alternarsi di momenti progressive ed altri più hard rock, la chitarra di Williams rincorre il violino di Ragsdale e viceversa e le tastiere arricchiscono il tutto con momenti fantasiosi ed anche epici e verso il finale una chitarra acustica è accompagnata da voce e cori.
Ogni brano va segnalato e un pianoforte dà il via a “Jets Overhead”, dove c’è tutto l’universo Kansas, quello migliore e con quel tocco di modernità che non guasta e “Propulsion 1” è un bellissimo e breve strumentale di poco più di due minuti dove la band sfoggia anche una notevole tecnica strumentale, hard rock sinfonico con drumming veloce e tecnico, strumentale che srotola un tappeto alla ballad di turno, “Memories Down The Line” che incanta ed emoziona specialmente quando chitarra e violino all’unisono creano fraseggi toccanti, progressivi e sinfonici. A seguire c’è “Circus Of Illusion”, progressive rock più al passo con i tempi anche se il Kansas sound è sempre molto scandito e riconoscibile e “Animals Of The Roof”, altra song incredibilmente bella ed avvolgente dalla prima all’ultima nota. In chiusura c’è “Never”, altra splendida e toccante ballad prog, sinfonica, in parte acustica e AOR e “The Song The River Sang”, traccia che getta un ponte tra il passato, il presente e il futuro dei Kansas e le parti vocali sono opera del tastierista Tom Brislin. Un album realmente splendido, ma si sente la mancanza di un vocalist come Steve Walsh, anche se il buon Platt ci mette tutto se stesso per non far sentire questa mancanza.
FABIO LOFFREDO
Tracklist:
- The Absence Of Presence
- Throwing Mountains
- Jets Overhead
- Propulsion 1
- Memories Down The Line
- Circus Of Illusion
- Animals Of The Roof
- Never
- The Song The River Sang
Label: Inside Out Music/Sony Music
Genere: Progressive Rock/Hard Rock
Anno: 2020
VOTO
Band:
Ronnie Platt: Voce e cori
Rich Williams: Chitarra elettrica e acustica
Zak Rizvi: Chitarra elettrica e cori
Tom Brislin: Tastiere, cori e voce in “The Song The River Sang”
David Ragsdale: Violino e cori
Billy Greer: Basso e cori
Phil Ehart: Batteria e percussioni
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Appassionato di musica sin da piccolo, ho cercato di esplorare vari generi musicali, ma è il metal, l'hard rock ed il rock progressivo, i generi musicali che più mi appassionano da molti anni. Chitarrista mancato, l'ho appesa al chiodo molto tempo fa. Ho mosso i primi passi nello scrivere di musica ad inizio anni 90, scrivendo per riviste come Flash (3 anni) e Metal Shock (ben 15 anni), qualche apparizione su MusikBox e poi il web, siti come Extramusic, Paperlate, Sdangher, Brutal Crush e Artists & Bands. I capelli mi si sono imbiancati, ma la passione per la musica è rimasta per me inalterata nel tempo, anzi molti mi dicono che non ho più speranze!!!!