KADAVAR – For The Dead Travel Fast
Se uno non li conoscesse, leggendo il loro nome, penserebbe subito ad una band che suona black metal. Ma noi li conosciamo eccome i berlinesi “Kadavar”, tre musicisti che deliziano le nostre orecchie con una fusione tra hard rock, rock psichedelico, stoner, doom, con ben 4 album prodotti tra il 2012 e il 2017 e che, il prossimo 11 di Ottobre, faranno uscire, sotto l’etichetta tedesca Nuclear Blast, il nuovo lavoro “For The Dead Travel Fast”, il loro primo concept album, una sorta di storia horror gotica che viaggia negli angoli più desolati ed oscuri delle nostre menti. Il titolo del disco, come mi ha detto il cantante Christoph ‘Lupus’ Lindemann in una recente intervista, è preso da una citazione presente nel romanzo Dracula di Bram Stoker e in un antico poema, la ballata gotica Lenore del poeta tedesco August Bürger.
Una particolarità, che va citata, della registrazione dell’album, è che essa è stata eseguita interamente in modalità analogica, con i tre che hanno suonato contemporaneamente, quindi ci troviamo di fronte ad un vero e proprio live studio album ed il richiamo agli anni 70 si fa ancor più intenso.
La breve intro, “The End”, si apre con gli effetti che riproducono il soffio del vento e con note di pianoforte molto inquietanti, il cantato di Lupus ci porta inevitabilmente ad avvicinarlo al primo Ozzy Osbourne e i tre tedeschi hanno molti elementi sonori in comune con i Black Sabbath, ai quali sono spesso stati affiliati, anche se loro si ritengono più ispirati dagli americani MC5. “The Devil’s Master” presenta molto del repertorio della band con riff freddi che poi diventano più corposi e sfociano in un bell’assolo, con sfuriate di basso e batteria che danno vita a numerosi cambi di ritmo. “Evil Forces” è un pezzo alla “Paranoid”, se vogliamo continuare il paragone con gli inventori del doom, i tre però prendono sì spunto da quei suoni ma riescono a scrivere e a suonare in maniera originale. Lupus sfoggia anche un ottimo falsetto mentre imbraccia la sua sei corde e suona riff potentissimi e un altro assolo dalla grande efficacia. “Children Of The Night” si apre con un arpeggio sul quale un synth quasi primordiale viene sostituito da note stridenti di pianoforte. Dopo più di un minuto di intro, Tiger inizia a dettare il ritmo per un brano che presenta un finale di doom dall’antica memoria. Sembra, come tra l’altro in tutto l’album, di fare un salto indietro di almeno 45 anni. “Dancing With The Dead”, pur mantenendo una certa originalità, ci fa pensare a come avrebbero potuto suonare gli Arctic Monkeys negli anni 70. In “Poison”, la voce di Lupus si fa quasi disperata e il riff di chitarra idem. “Demons In My Mind” è forse la canzone più debole del lotto e non aggiunge nulla a ciò che precedentemente abbiamo ascoltato. Discorso diverso per “Saturnales”, brano che vede l’assenza totale della batteria, molto atmosferico e alienante. La chiusura è affidata alla bellissima “Long Forgotten Song”, la traccia più lunga dell’album con i suoi quasi 8 minuti di durata e, a detta del sottoscritto, il miglior episodio di “For The Dead Travel Fast”, che parte lentamente per poi acquistare gradualmente velocità e intensità con alcuni spunti veramente notevoli. C’è spazio anche per un breve assolo di batteria che lascia la scena ad una chitarra di floydiana memoria.
Non è facile produrre un disco dai richiami vintage rimanendo comunque originali come i Kadavar sanno fare. Le influenze non si possono nascondere, il genere proposto ha annoverato e continua ad annoverare tantissime band ma questo album sembra veramente uscito agli inizi degli anni 70. Resta da vedere se i tre berlinesi riusciranno a mantenere questa ispirazione anche nel futuro.
MARCO PRITONI
Tracklist:
- The End
- The Devil’s Master
- Evil Forces
- Children Of The Night
- Dancing With The Dead
- Poison
- Demons In My Mind
- Saturnales
- Long Forgotten Song
Label – Nuclear Blast Records
VOTO
Band:
Voce e chitarra: Christoph ‘Lupus’ Lindemann
Batteria: Christoph ‘Tiger’ Bartelt
Basso: Simon ‘Dragon’ Bouteloup
Sono nato ad Imola nel 1979, la musica ha iniziato a far parte della mia vita da subito, grazie ai miei genitori che ascoltavano veramente di tutto. Appassionato anche di sport (da spettatore, non da praticante), suono il piano, il basso e la chitarra, scrivo report e recensioni e faccio interviste ad artisti italiani ed internazionali per Tuttorock per cui ho iniziato a collaborare grazie ad un incontro fortuito con Maurizio Donini durante un concerto.