JAKE ISAAC – Benjamin
Quando si parla di soul music non si può prescindere dal concetto che la vede inquadrata in quella che a tutti gli effetti può essere definita la musica dell’anima. Non penso di esagerare in quanto tutto il genere in questione riesce a mettere insieme tra gli altri, i tratti salienti di molta black music, il gospel e non ultimo anche tutte quelle sfaccettature che sono proprie del funk e di certi vagiti psichedelici. Ben oltre la fama di pop degli afroamericani, il soul si distingue principalmente per ritmi ammalianti e cori trainanti, ma caratterizzati da un’insolita eleganza che ereditavano principalmente da quanto seminato dal rhythm’n’blues a tutti gli effetti il padre putativo di un suono che incorporava in un tutt’uno carnalità, spiritualità e protesta.
Due parole che fanno da doveroso inciso all’uscita di BENJAMIN l’ultimo e tanto atteso lavoro di Jake Isaac. Di acqua sotto i ponti ne è passata da OUR LIVES (Universal group- 2017) con cui si proponeva al pubblico dopo l‘avvenuto ingaggio della Rocket Entertainment di Elton John, raccogliendo consensi ovunque, per via di un approccio non facile attraverso una musica vellutata e una voce avvolgente che in quel periodo poteva affascinare perlopiù gli amanti del genere.
La recente pubblicazione che consta di 11 brani, non si discosta stilisticamente dai precedenti HONESTY (Anti Fragile Music- 2022) e FOR WHEN IT HURTS dell’anno successivo, mostrando Isaac sempre una predilezione a comporre canzoni sempre pregne di sentimento, capaci di incorporare raffinatezza e calore che sono espressione di quel background formativo a cui il figlio di un reverend arriva con naturalezza. Il titolo dell’album che oltre ad essere il secondo nome di Isaac, fa da passepartout al lato più intimo del cantante londinese, nel tentativo di dialogare con l’ascoltatore rendendolo un fidato confidente e facendo assumere alle composizioni il ruolo di pagine di un diario segreto.
Ne sono prova la dolcezza ridondante di “Black or white” o la radio friendly “Good man” che come le maggior parte delle tracce del disco, riescono nell’intento di farsi portavoce di drammi interiori ed emozioni per via anche dell’accompagnamento di una fine band di musicisti ad arricchirne la parte strumentale. “Ever yours” e “All I need” trascinanti e coinvolgenti, forse ai non avvezzi a certe sonorità potrebbero risultare anche indigeste per l’eccessiva espressione del romanticismo messo in note, quanto l’acustica “Why” in cui convergono le domande che tutti ci poniamo restando prive di risposte e citando rispettosamente Marvin Gaye, potrebbe risultare indovinata anche per gli ascoltatori più intransigenti per avvicinarsi ad un genere musicale ritenuto ai propri antipodi.
Non solo lounge music, ma di sicuro per open minded people.
CLAUDIO CARPENTIERI
Tracklist:
- Selah
- Fools for love
- Black or white
- Okay
- All I need
- Miss Wilhelmina
- Good man
- 23
- Ever yours
- Sunday morning (interlude)
- Why
Credits:
Published: 25 ottobre 2024
Label: Nettwerk Music/Bertus
VOTO
Band:
Jake Isaac
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Nasco Ia Ferrara nel 1966 ma dopo alcuni anni per questioni di lavoro il mio papà si trasferisce a Roma dove attualmente vivo. Cresciuto come in molti della mia generazione con lo Zecchino D’Oro dell’indimenticato Mago Zurlì (in pancia però già scalciavo al ritmo di (I Can’t Get No) Satisfaction) muovendo i primi passi verso un ascolto di massa con trasmissioni come Discoring (ispirato al Top of the Pops inglese) e successivamente mi mostravo affascinato all’iperspazio dell’innovativo Mister Fantasy(condotto da Carlo Massarini). I primi amori? Dire Straits, The Police, Deep Purple e Supertramp. Ma nel mio bel mobile ove ancora oggi continuo a custodire ed a collezionare Lp e Cd l’eterogeneità regna sovrana e c’è sempre stato spazio per tutti! Al fianco di un disco di Dylan è facile trovare un album dei Duran Duran, come subito dopo i Van Halen trovare inaspettatamente i Visage, ma anche trovare come “vicini di casa” Linkin Park e Nirvana. Sì, la musica è bella perché varia e Tuttorock incarna al meglio un luogo magico dove la disuniformità del mondo delle sette note, non può non attrarre chi alla musica non ha mai posto confini. Keep the faith…