IRON MAIDEN – Senjutsu
A sei anni di distanza da “The Book Of Souls”, doppio album molto criticato, gli Iron Maiden sfornano il loro diciassettesimo album, “Senjutsu”, altro doppio album dove la band inglese veste da samurai Eddie e continua a progredire il proprio sound e dove Steve Harris marca di più le sue passioni per un semplice hard rock e il progressive rock. “Senjutsu” è un ottimo album e i sei musicisti riescono ad essere ancora veri maestri da cui imparare e Bruce Dickinson sembra aver ritrovato la giusta voce per dare forza e colori ai vari brani. Logicamente anche “Senjutsu” sarà criticato, ma la strada più ricercata e libera di esprimersi e a mio avviso quella giusta, è in quest’album, ricco di tanta passione e di varie atmosfere musicali sempre molto avvolgenti e trascinanti.
Percussioni tribali, riff di chitarra epici e la voce di Bruce Dickinson e in “Senjutsu”, la title track, parte quel sound che tutti ci aspettavamo dagli Iron Maiden. Il brano si protrae per quasi otto minuti e mezzo ed è ricco di spunti melodici e le tre chitarre creano atmosfere avvolgenti e di notevole spessore e “Stratego”, altra ottima song che continua ad avere arie epiche ma le ritmiche create dal basso di Steve Harris e dal drumming di Nicko McBrain portano ad una cavalcata metal in pieno Iron Maiden style e il ritornello e la voce di Dickinson sono da incorniciare ed ancora “The Writing On The Wall”, brano che già conosciamo, introdotto da una chitarra acustica e quel riff si chitarra con chiari riferimenti alla musica celtica. A seguire c’è “Lost In A Lost World”, altra lunga song di più di nove minuti e mezzo introdotta da accordi di chitarra acustica che accompagnano la voce di Dickinson e ariose atmosfere tastieristiche e poi arrivano gli altri strumenti e il ritornello è affabile con la voce di Dickinson che detta le stesse melodie del fraseggio di chitarra e tutto all’unisono. Il brano cambia ancora atmosfera con ottime divagazioni strumentali prendendo spunto anche dalla loro “Fear Of The Dark” e con un finale dalle linee progressive. In “Days Of Future Past” ritorna l’heavy metal classico e la voce di Dickinson e in grande forma e meravigliosa e “The Time Machine” è epica e maestosa.
Il secondo CD si apre con canti di gabbiano e l’infrangersi delle onde del mare sugli scogli, poi arpeggi di chitarra e ambientazioni progressive per “Darkest Hour”, power ballad d’effetto, avvolgente e passionale. Gli ultimi tre brani occupano circa trentacinque minuti del cd, tre mini suite, “Death Of The Celts” (10:20), magnetica, epica e dalle tinte nuovamente celtiche e non poteva essere altrimenti visto il titolo e con una lunga parte strumentale da metà brano. “The Parchment” (12:39), il brano più lungo, caratterizzato da melodie mediorientali, da orchestrazioni sinfoniche che inseguono i riff portante di chitarra e poi una lunga corsa verso quell’Iron Maiden sound che ben conosciamo. “Hell On Earth” (11:19), chiude definitivamente il cd. Per me un ottimo album, lungo, completo, maturo e ricco di ambientazioni musicali. Volete un altro “The Number Of The Beast”, un altro “Powerslave” o un altro “Piece Of Mind” e aggiungo anche un altro “Killers”? Rispolverate quei capolavori e lasciate seguire il naturale corso di una band che ha fatto storia e continua a trasmettere energia con quel nome e quel logo leggendario: IRON MAIDEN!!
FABIO LOFFREDO
Tracklist:
CD 1:
- Senjutsu
- Stratego
- The Writing On The Wall
- Lost In A Lost World
- Days Of Future Past
- The Time Machine
CD 2:
- Darkest Hour
- Death Of The Celts
- The Parchment
- Hell On Earth
Label: Parlophone Records/Warner Music
Genere: Heavy Metal
Anno: 2021
VOTO
Band:
Bruce Dickinson: Voce
Adrian Smith: Chitarra
Dave Murray: Chitarra
Janick Gers: Chitarra
Steve Harris: Basso
Nicko McBrain: Batteria
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Appassionato di musica sin da piccolo, ho cercato di esplorare vari generi musicali, ma è il metal, l'hard rock ed il rock progressivo, i generi musicali che più mi appassionano da molti anni. Chitarrista mancato, l'ho appesa al chiodo molto tempo fa. Ho mosso i primi passi nello scrivere di musica ad inizio anni 90, scrivendo per riviste come Flash (3 anni) e Metal Shock (ben 15 anni), qualche apparizione su MusikBox e poi il web, siti come Extramusic, Paperlate, Sdangher, Brutal Crush e Artists & Bands. I capelli mi si sono imbiancati, ma la passione per la musica è rimasta per me inalterata nel tempo, anzi molti mi dicono che non ho più speranze!!!!