iMPERMEABILi – Non ci siamo per nessuno

I due “poetastri” si chiamano Simone Tangolo (Voce, chitarre, voci mariachi) e Beppe Salmetti (Voci e chitarre) e il loro progetto musicale, nel 2015, lo hanno chiamato Impermeabili. “Non ci siamo per nessuno”, uscito il 07 Giugno u.s. per Ramo/Artist Firt, è invece il titolo del loro primo disco. Un incrocio tra cantautorato italiano, folk, suggestioni anglosassoni e rock dove riescono in qualche modo ad incontrarsi De Gregori e Gaber con il suo “teatro-canzone”, Paolo Conte e Townes Van Zandt? Più o meno, con l’avvertenza che “Non ci siamo per nessuno” è  opera pensata e scritta da gente di teatro (Tangolo e Salmetti, milanesi, sono anche attori) che conosce l’ironia. Alla loro musica i due aggiungono appunto l’arma dell’ironia, l’amarezza di un quotidiano che però non va spiegato e trasceso con negatività catastrofistica ma va anzi tenuto a freno e mondato degli effetti degenerativi di un male di vivere che non conosce vie d’uscita. La spirale perversa del vivere d’oggi va esorcizzata, secondo Tangolo e Salmetti, e il CD di cui sono autori e arrangiatori offre un bell’esempio di arte che cerca di farlo. Otto canzoni per poco meno mezz’ora di musica, “Non ci siamo per nessuno” si giova di testi che giocano con il paradosso, con l’umorismo intelligente, il non sense, il finto inconcludente buon umore. Il retrogusto amaro lo si avverte alla fine delle canzoni, come nel “Blues di Sergio”, oppure, di volta in volta, più diffusamente in tutto il brano, come in “Sono bipolare”. Al fondo di tutto, l’importanza di non mantenersi necessariamente sulle proprie tracce, come significativamente riferiscono i nostri in un’intervista recentissima (https://www.blogdellamusica.eu/gli-impermeabili-intervista/) : “Crediamo non sia sempre importante restare sulle proprie tracce. Meglio perdersi ed esplorare. Se perdo le mie tracce devo percorrere quelle degli altri per ritrovarmi. E forse questo è un buon modo di esplorare ed esplorarsi più a fondo.”  Interessante e degno di attenzione, questo disco; canzoni come “Una mini ballata postmoderna metropolitana” e “L’agenda” meritano attente riflessioni.