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IGOR NOGAROTTO – LA VOCE DEL SERVO

IGOR NOGAROTTO – LA VOCE DEL SERVO

Mi sono avvicinato con molta curiosità all’ascolto di “La voce del Servo”, sesto album del cantautore, scrittore e autore piemontese Igor Nogarotto.

Una curiosità nata dal titolo che mi ha riportato ovviamente indietro di oltre 40 anni al capolavoro di Franco Battiato, “La voce del padrone”, e alimentata dalle parole dello stesso Igor, che ha presentato così il suo nuovo lavoro, un atto contro le immondizie musicali:

“Lo denunciò Battiato il 21 settembre 1981 in Bandiera bianca ‘E sommersi soprattutto da immondizie musicali’: sono trascorsi 43 anni e la situazione musicale non è migliorata, anzi, la voce del Servo è il mio modo per ringraziare il Maestro per avere ispirato il mio percorso sonoro motivazionale e rappresenta anche il mio voler ribadire il concetto: siamo saturi di spazzatura venduta per musica e dei tritacarne dei digital store”.

Igor, che si definisce Aratore di emozioni, abbina a ogni brano una parola chiave che costituisce lo step di crescita del Servo (metaforicamente le persone comuni): canzone dopo canzone, nonostante si sia partiti da una situazione svantaggiosa, il Servo viene motivato ad acquisire consapevolezza di sé e dei suoi obiettivi e attraversando “depressione, utopia, rivoluzione, estasi, ipocondria, frustrazione, preghiera, speranza…” trova il suo riscatto sociale.

Il risultato è un disco genuino, costruito e interpretato da un artista genuino, una sana boccata d’aria fresca  che risana le nostre orecchie, le nostre menti e le nostre anime, portandole per un po’ lontane dallo smog che si sviluppa dal traffico infernale delle produzioni troppo spesso inutili e pure dannose.

MARCO PRITONI

I brani:

  1. Paradiso extraterrestre (Eden 2.0) Regna l’armonia. Tra gli esseri viventi c’è un equilibrio, anche spietato, ma naturale e selettivo. Poi arriva l’uomo, il vero alieno sulla Terra. L’incapacità di comunicare e la volontà di prevaricare trasformano la legittimità del predatore nella criminalità dell’assassino: dalla torre biblica alle Torri Gemelle è ancora Babele.
  2. Arca2000 (Profezia) Rumori di fondo in apertura, come in “Summer On A Solitary Beach“. L’arca, che biblicamente rappresenta la possibilità di salvezza, decolla: inizia il viaggio.
  3. Sono depresso (De-Pressione) “È il male del secolo o forse soltanto il mio” sintetizza come la depressione pur essendo sempre più globale ti fa sentire completamente isolato. Effetto a-social?
  4. Crudo (Verità) La ricerca della verità contro le menzogne da cui siamo costantemente bombardati. Crudo, vero, il bisogno di tornare a fidarsi e affidarsi.
  5. Nel limite dell’impossibile (Utopia) Il non piacersi, la paura di ammetterlo: quando vorresti superare il limite dei tuoi limiti e ti sembra impossibile allora… SHAKEDOWN! Lo shock addizionale, concetto di Gurdjieff poi proposto da Battiato in “Shock in My Town”.
  6. #RAPPERUNANOTTE (Rivoluzione) Per una notte, per una volta, sono io il RE. Sfiorare anche solo per un attimo la sensazione di avercela fatta. La musica RAP può essere protesta anche senza l’uso delle armi. La rivoluzione gentile di chi sa farsi valere senza violenza al grido di “No más guerras“.
  7. Amanda (Estasi) L’incontro con l’Amore travolgente che ti fa credere che (ieri) tutto è passato e che (domani) tutto è possibile.
  8. Lavorare stanca (Vacanza) Omaggio allo scrittore, cresciuto come me sulle colline delle Langhe, Cesare Pavese e alla sua Opera omonima che ti riporta alla radice della semplicità, dei valori veri, del sacrificio che nobilita, mostrandoti quanto la ricchezza materiale sia noiosa e limitante.
  9. Vado dal dottore (Ipocondria) Ho immaginato come, oggi, suonerei una cover dei Bluvertigo, di un brano che la band a sua volta ha coverizzato da Battiato. “Il mio malditesta” è “Ho un terribile cerchio alla testa, mi dica Dottore, quanto tempo mi resta?
  10. Un calcio a tutto (Vomito) Arriva il momento in cui non ce la fai più e vorresti prendere tutti a calci, perché ogni cosa ti nausea fino a farti vomitare. Per tornare a stare bene bisogna prima stare male.
  11. It’s so difficult 4 me (Frustrazione) Ho sempre amato il crossover di lingue che Franco utilizza miscelando inglese, francese, spagnolo. Un testo su “quanto è difficile“, in inglese, perché foneticamente è molto più efficace nel veicolare il messaggio.
  12. Fratelli Itaglians (Fuga) Il nuovo inno italiano: apparentemente uno slogan contro il Belpaese, in realtà una dichiarazione d’amore al mio Paese.
  13. Tentazione (Αυτοκτονία) Arriva QUEL momento, terribile, quando proprio non ce la fai più. Per la testa ti passano idee strane, estreme e contrastanti, dalla conversione alla trasgressione: sei sul ciglio di un burrone e sei tentato di lasciarti andare nel vuoto. Immagini di poter fare qualunque cosa. Anche di farla finita.
  14. Pater Noster qui ES (Preghiera) “Constat de supernaturalitate?“. ES da verbo si fa inconscio, diviene istinto primordiale laico genotipico che si scontra con i condizionamenti mentali del SUPER IO della società alterandoci fenotipicamente. La classicità battiatesca sublima dopo il suo incontro con Manlio Sgalambro (amo il suo libro “Del pensare breve“). Sì, una canzone in latino nel 2024, anarchia creativa, perché siamo “sommersi soprattutto da immondizie musicali“.
  15. La luce oltre la siepe (Speranza) La versione pro-positiva dell’opera di Harper Lee Il buio oltre la siepe” Premio Pulitzer per la letteratura. Finalmente… “Oltre la siepe non c’è più il buio“.

 

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