Herself – Spoken Unsaid
Avevamo lasciato qualche anno fa Herself, moniker sotto cui si cela il polistrumentista palermitano Gioele Valenti, con Rigel Playground che ne decretò il profilo da puro outsider. Lo ritroviamo ora con il nuovissimo “Spoken Unsaid”, un album di “psycho garage pop” con testi da eccentrica neo-psichedelia, alla sesta prova discografica, accasato presso l’italica etichetta Urtovox Records, ad omaggiare, l’esperienza percettiva di artisti del calbro di Flaming Lips e Mercury Rev. Con un intimismo lirico denso e viscerale, che svela analogie alla sensibilità artistica di Nick Drake e Mike Scott. Il titolo dell’album è già tutto un programma, coincide infatti con un ossimoro voluto, lasciando intendere che a Gioele piace accostare contrasti ed antitesi. Gioele infatti da buon musicista veterano, gioca con le suggestioni, mischiando le carte in tavola album dopo album, brano dopo brano, nota dopo nota. Nonostante affondi le sue radici nella tradizione americana della forma canzone più genuina, esplora spesso nel territorio di una sperimentazione sottile ed audace. Dal punto di vista musicale Herself continua a divertirsi nelle sue scorribande fra psichedelia leggera, sixties pop e garage, in compagnia della chitarra acida e affilata, decadente nella giusta misura.
Si inizia con il breve prologo “Nostos Algos” in pieno clima psichedelico accentuato dalle volute dell’organo, per una delle più raffinate composizioni uscite dalla penna di Herself in anni recenti, per proseguire con il pop stralunato ed alieno di “My Pills”, caratterizzata da un mood malinconico e vagamente dreamy. Quindi inizia un lungo viaggio attraverso le tante suggestioni sixties che costellano il percorso del disco, coltivate ed accudite con rara cura artigianale: dal beat di “San Francisco Bay” al pop rarefatto ed acustico di “Disaster Love”, fino alle abrasioni garage di “TVDelica”. C’è poi una perla che, come accade ogni tanto nei dischi di Herself, svetta su tutto il resto: qui c’è “We Were Friends”, su un groove ipnotico a presa diretta. Ti legge nella mente davvero, si installa e non esce più.
Gioele Valenti è un artista molto attivo sulla scena neopsichedelica nordeuropea in diverse formazioni (Josefin Ohrn, Lay Llamas), e porta in giro le sue due creature musicali, JuJu oltre alla qui presente Herself. I temi principali si possono riassumere nella perdita e tormento, il tentativo di alienare la mente e fuggire dalla realtà. Il tutto attraverso una espressione artistica che è un ponte tra un folk apocalittico ed un pop adamantino, tra la psichedelia sixties ed i tormenti alt. L’approccio è più istintivo e aperto rispetto al solito, anche per non violare la freschezza e l’intensità mistica delle idee in fase creativa. Il risultato è un suono più abrasivo e saturo di effetti psichedelici, spoglio in senso ritmico, con meno abbellimenti e più distorsioni acide; un lavoro, ad ogni modo, scintillante e pop, costantemente oscillante e compenetrante. Magie di un serissimo ed eccentrico decadentismo cosmico.
Ivan Faccin
In uscita il 1° Marzo 2024 per URTOVOX Records
Genere: psych-pop, alternative, folk
Tracklist:
- Nostos Algos
- My Pills
- San Francisco Bay
- Soul
- We Were Friends
- Disaster Love
- Sand
- TVDelica
VOTO
Band:
Gioele Valenti – Voce, Chitarra
Ornella Centriglia – Piano, Synth
Aldo Ammirata – Violoncello, Basso
Andrea Chentres – Batteria
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vive a lavora a Cornedo Vicentino, ha cercato di esplorare vari generi musicali, trovando nell'hard-rock, metal e progressive rock i suoi stili più congeniali. Anche ora che i capelli hanno cominciato ad imbiancarsi... impiegato presso Xylem Water Solutions, ha portato la sua collaborazione giornalistica presso The Wall of Sound e Tuttorock.