ESPADA – Love storm
La nascita degli Espada avviene in Argentina nel 2014 per poi traslocare in Umbria ed attraverso la nostrana Black Vagina Records, dare alle stampe il primo ep Flesh Y Steel, già uscito in Sud America per la Sounds of Delta. Giusto il tempo di pianificare i passi successivi e ad appena due anni di distanza arriva Love Storm, il primo album che viene opportunamente pubblicizzato e presentato in piazze strategiche nel Centro Italia (Roma, Foligno e Perugia).
Coglie di sorpresa la varietà della proposta che fa recepire una interessante mistura tra alternative folk, psichedelia ed un country che fa il paio con una poesia diretta dal sapore alcoolico/tabagista. Un sound in cui strade solitarie e desertiche emergono attraverso quel senso di solitudine e solennità che fuoriesce dai brani, capaci di amalgamare ombre e (apparenti?) luci di anime solitarie in fuga da una scontata alienazione. La voce di Gigli sembra muoversi a proprio piacimento tra percorsi occulti e tortuosi che lasciano alle tonalità più nebulose, disegnare melodie intriganti ove costernazione e confidenziale malinconia sono elevate a dovere e sempre pregne di atmosfera. Un’abilità non comune di declinare emozioni tumultuose e vibrazioni sonore che delineano un contorno esteriore dal fascino discreto, senza cadere in stereotipi inopportuni. Ne è prova “Duane” in cui calore e determinazione convivono in una felice dicotomia, mentre l’ipnotica elettricità di “The Number” rimanda al Nick Cave più ispirato me e ai sussurri di “Young and Devious” svilupparsi in una trascinante ballad semi-acustica. A “The Tour” seducente ma languida fa da perfetto contrappeso la forza d’urto di “Hard Times“, un brano incalzante e la cui melodia vincente diviene pura espressione di quell’ardore giovanile in cui Mike Ness ed i suoi Social Distortion sono (stati) maestri, divenendo la traccia che seppur qui citata per ultima è stata propriamente scelta per aprire il disco.
Che altro dire se non di trovarsi di fronte ad un rock variegato (rappresentativa e notevole l’immagine di copertina di Francesca De Mai), capace di emozionare grazie al piglio giovanilistico delle canzoni, in cui i momenti di distensione sono in perfetto equilibrio con un’inquietudine sempre presente.
CLAUDIO CARPENTIERI
Voto 8/10
Tracklist:
1.Hard Times
2.Dwayne
3.The Number
4.The Tour
5.Young and Devious
6.Heart of Ice
7.The Well
Credits:
Label: BVR
Pubblicazione: 2016
Band:
- Giacomo Gigli: Vocals, Acoustic and Electric Guitars;
- MS: Lap Steel and Electric Guitars;
- Leonardo Pucci: Drums;
- Joe Rehmer: Electric and Standup Bass, Harmonium;
- Rocco Zulevi: Electric Guitars;
- Dan Kinzelman; Synth on track 7.
http://espadadragonis.bandcamp.com
https://www.facebook.com/espadadragonis
https://www.twitter.com
https://www.youtube.com
Nasco Ia Ferrara nel 1966 ma dopo alcuni anni per questioni di lavoro il mio papà si trasferisce a Roma dove attualmente vivo. Cresciuto come in molti della mia generazione con lo Zecchino D’Oro dell’indimenticato Mago Zurlì (in pancia però già scalciavo al ritmo di (I Can’t Get No) Satisfaction) muovendo i primi passi verso un ascolto di massa con trasmissioni come Discoring (ispirato al Top of the Pops inglese) e successivamente mi mostravo affascinato all’iperspazio dell’innovativo Mister Fantasy(condotto da Carlo Massarini). I primi amori? Dire Straits, The Police, Deep Purple e Supertramp. Ma nel mio bel mobile ove ancora oggi continuo a custodire ed a collezionare Lp e Cd l’eterogeneità regna sovrana e c’è sempre stato spazio per tutti! Al fianco di un disco di Dylan è facile trovare un album dei Duran Duran, come subito dopo i Van Halen trovare inaspettatamente i Visage, ma anche trovare come “vicini di casa” Linkin Park e Nirvana. Sì, la musica è bella perché varia e Tuttorock incarna al meglio un luogo magico dove la disuniformità del mondo delle sette note, non può non attrarre chi alla musica non ha mai posto confini. Keep the faith…