ELLIOT MOSS – How I fell
Le centellinate notizie biografiche di Elliot Moss giuntemi con il cosiddetto press kit, mi parlano di un giovane di 30 anni, amante di un’ampia gamma di mondi sonori che hanno come obiettivo imprescindibile quello di essere senza confini. La sua familiarità con gli studi di registrazione lo hanno portato negli anni a diventare persona capace di districarsi con facilità dietro ad un mixer, quanto ad essere un musicista dall’incontenibile voglia di ricerca di scoperte sonore.
Il primo passo nel mondo discografico lo muove con HIGHSPEEDS pubblicato nel 2015 per l’etichetta indipendente Grand Jury, che raccoglie un immediato successo tra i fruitori piattaforme streaming, che lo porta ad avere l’attenzione di un vasto pubblico. Il singolo che ha anticipato il lavoro di esordio è SLIP, mette in mostra un artista dal quale promana un’anima vocale soul-pop, che riassume alla grande un disco caratterizzato per essere un melting-pot di elettronica, ambient e vibrazioni jazz.
Il nuovo lavoro giunge a 4 anni dall’interessante A CHANGE IN DIET e mette subito in chiaro nel confermare con gli undici brani proposti, una naturale immersione nella piena sofficità dei generi a lui familiari. Un modo che porta Elliot Moss a guardare sempre avanti provando a non arenarsi in territori musicali comodi a danno del progresso musicale in un genere tutt’altro che avvezzo al fattore novità.
Siamo di fronte a canzoni a loro modo mordaci e potenzialmente comunicative. Un’immersione nella vita dell’autore attraverso emozioni, storie ed ossessioni che sono messe in musica privilegiando una forma canzone di chiara impostazione alt-pop, che fa emergere una profonda introspezione che l’artista newyorkese sembra voler mirare a condividere con l’ascoltatore che riesce a rispecchiarsi nelle esperienze narrate e che per via della fluidità di scrittura, provare anche lui a divenirne inaspettatamente il diretto protagonista.
Le innumerevoli emozioni che vanno dalla personale depressione (“Altitude”) alla malattia del proprio padre (“Magic”) il cui ritmo incalzante aiuta ancor di più a comprenderne la lezione di vita che può essere colta, o le profonde riflessioni sull’esistenza (“Lazy”), melanconiche nell’inciso ma che sfociano forse in uno dei più bei ritornelli dell’intero lotto di brani. Se poi una certa freddezza espressiva (“Hearts Lose” e “Like I love you”)…) sembra aver preso il sopravvento, vi ricrederete con l’intimità dei brani successivi (“For keeps” e “Next year’s light”) in cui anche il ritmo induce a far battere il piedino, facendo apprezzare la ricerca di atmosfera e la profondità di una vocalità in grado di lasciare comunque il segno.
Un disco per il quale l’ascolto va preso in blocco riuscendo a risultare un discreto prodotto anche per chi è semplicemente alla ricerca di canzoni dall’appeal moderatamente seducente e comunque di qualità.
CLAUDIO CARPENTIERI
Tracklist:
1 Altitude
2. Lazy
3. Hearts Lose
4. Magic
5. Everglades
6. Like I Love You
7. How I Fell
8. For Keeps (Clean)
9. I’ll Drive
10. Down With A Fight
11. Next Year’s LightCredits:
Pubblicazione: 16 febbraio 2024
Etichetta: Nettwerk Music Group, Bertus
VOTO
Band:
Elliot Moss
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Nasco Ia Ferrara nel 1966 ma dopo alcuni anni per questioni di lavoro il mio papà si trasferisce a Roma dove attualmente vivo. Cresciuto come in molti della mia generazione con lo Zecchino D’Oro dell’indimenticato Mago Zurlì (in pancia però già scalciavo al ritmo di (I Can’t Get No) Satisfaction) muovendo i primi passi verso un ascolto di massa con trasmissioni come Discoring (ispirato al Top of the Pops inglese) e successivamente mi mostravo affascinato all’iperspazio dell’innovativo Mister Fantasy(condotto da Carlo Massarini). I primi amori? Dire Straits, The Police, Deep Purple e Supertramp. Ma nel mio bel mobile ove ancora oggi continuo a custodire ed a collezionare Lp e Cd l’eterogeneità regna sovrana e c’è sempre stato spazio per tutti! Al fianco di un disco di Dylan è facile trovare un album dei Duran Duran, come subito dopo i Van Halen trovare inaspettatamente i Visage, ma anche trovare come “vicini di casa” Linkin Park e Nirvana. Sì, la musica è bella perché varia e Tuttorock incarna al meglio un luogo magico dove la disuniformità del mondo delle sette note, non può non attrarre chi alla musica non ha mai posto confini. Keep the faith…