DUNK – Dunk
Anche se parliamo di un primo disco, non ci troviamo per niente di fronte ad un esordio. Mi spiego. Ettore e Marco Giuradei (dal 2005 anime e menti dei Giuradei, appunto) insieme a Carmelo Pipitone (Marta Sui Tubi) e Luca Ferrari (Verdena) si sono disgiunti dai loro gruppi originari per unirsi e concentrare le forze dando vita ad un progetto comune che prende il nome di Dunk, che come rivelato in una intervista da Ettore Giuradei, sta per Dio Punk! Un progetto parallelo all’impegno fisso con le proprie band, cha ha portato gli illustri protagonisti a dare concretezza a degli incontri spontanei, che con difficoltà avrebbero mai pensato di meritarsi un giorno, il sostantivo composto di supergruppo. Sia ben inteso, la musica messa su disco dai quattro, risente del bagaglio del singolo, senza però essere un mero copia/incolla di quanto realizzato con i rispettivi gruppi di origine e/o di appartenenza, trasformandosi a tutti gli effetti in un’entità musicale dai tratti identitari ben definiti.
L’omonimo album rispecchia un gruppo che non arriva in punta dei piedi, proponendo in prevalenza e senza mezzi termini un rock nazionale diretto liberando sin dai primi brani una dose controllata di energia, capace di amalgamarsi a testi pieni di riflessione e di vissuto generati dalla fluida penna del solito Ettore Giuradei. Canzoni che comunque non si perdono in un’aggressività forzata, ma che al contrario concedono molto a melodie che non rischiano di ripetersi rivelando una genuina pacatezza e per di più refrattarie alla stucchevolezza. Sonorità corpose che si manifestano per via di una fervente creatività di base che pur in momenti di apparente debolezza, riesce a giocarsi l’asso nella manica di una naturale energia sonora e di un approccio moderno che permette sempre di differenziarsi dalla mischia. Senza perdersi in una noiosa analisi dei singoli pezzi, si potrebbe candidamente affermare che una perfetta sintesi del disco in questione, potrebbe essere garantita dal preascolto di “È Altro” da cui si ricava l’insperato piacere di essere (almeno figurativamente …) presi a calci dalla forza degli strumenti e della sua giocosità lirica, ma anche dall’impetuosa “Noi Non Siamo” (… che più Marta dei Tubi non si può), senza rinunciare all’evanescenza di “Milo”, capace di proiettare chi ascolta, in quel cosmo noto a tutti per assimilazione come Fluido Rosa. Preme dire comunque che una piacevole sorpresa è rappresentata da “Ballata 1” che a dispetto del titolo riesce a sorprendere proprio per essere un po’ fuori dal contesto sonoro di insieme, mentre un’urbanità destabilizzante la si percepisce in “Stradina”, brano a suo modo ruggente e che riequilibra un brano dimesso come “Spino” o l’impalpabile e rumorosa chiusura di “Intermezzo”.
DUNK è un disco che comunque non deluderà le aspettative dei sostenitori più familiari con il genere proposto, ma anche consigliato ad ascoltatori più open-minded che non ne rimarranno di certo delusi.
CLAUDIO CARPENTIERI
TRACKLIST:
1. Intro
2. Avevo Voglia
3. Mila
4. È Altro
5. Spino
6. Ballata 1
7. Amore Un’altra
8. Stradina
9. Ballata 2
10. Noi Non Siamo
11. Intermezzo
Label: Woodworm
Distr.: Audioglobe e Artist First)
CREDITS:
Registrato da Domenico Vigliotti presso il Taverna Studio – Brescia.
Mixato da Domenico Vigliotti al Sonic Temple Studios – Parma.
Mastering eseguito da Giovanni Versari presso Studio La Maestà, Tredozio (FC)
Testi: Ettore Giuradei
Musica: Ettore Giuradei, Marco Giuradei, Carmelo Pipitone, Luca Ferrari.
Artwork e copertina: Lorenzo Fantetti
Coordinamento grafico: Iacopo Gradassi
Foto della band di Elena Pagnoni.
Band:
Ettore Giuradei: voce, chitarra
Marco Giuradei: tastiere, synth, cori
Carmelo Pipitone: chitarre, cori
Luca Ferrari: batteria
Contatti:
https://www.facebook.com/DUNKitalianband
Nasco Ia Ferrara nel 1966 ma dopo alcuni anni per questioni di lavoro il mio papà si trasferisce a Roma dove attualmente vivo. Cresciuto come in molti della mia generazione con lo Zecchino D’Oro dell’indimenticato Mago Zurlì (in pancia però già scalciavo al ritmo di (I Can’t Get No) Satisfaction) muovendo i primi passi verso un ascolto di massa con trasmissioni come Discoring (ispirato al Top of the Pops inglese) e successivamente mi mostravo affascinato all’iperspazio dell’innovativo Mister Fantasy(condotto da Carlo Massarini). I primi amori? Dire Straits, The Police, Deep Purple e Supertramp. Ma nel mio bel mobile ove ancora oggi continuo a custodire ed a collezionare Lp e Cd l’eterogeneità regna sovrana e c’è sempre stato spazio per tutti! Al fianco di un disco di Dylan è facile trovare un album dei Duran Duran, come subito dopo i Van Halen trovare inaspettatamente i Visage, ma anche trovare come “vicini di casa” Linkin Park e Nirvana. Sì, la musica è bella perché varia e Tuttorock incarna al meglio un luogo magico dove la disuniformità del mondo delle sette note, non può non attrarre chi alla musica non ha mai posto confini. Keep the faith…