DI CIOCCIO & CAMPANELLI – The last odissey
Dunque… ci sono un compositore di musica classica e validissimo oboista che incontra un DJ Old School, il secondo dice al primo: “Ti piacciono i Kraftwerk?”
No, non è l’inizio di una barzelletta, è quello che immagino possa essere la scintilla che ha fatto scattare l’idea alla base di questa opera psichedelico-elettronica firmata dal Maestro Paolo Di Cioccio – come detto famoso compositore di musica classica e oboista d’eccellenza – e il grande Pino Campanelli, rinomato disk jockey con profonda conoscenza della musica elettronica tout-court.
Quando due mondi così potenzialmente distanti si incontrano – o si scontrano – il botto non può che essere altamente risonante: l’amore per l’elettronica, la voglia di sperimentare e di omaggiare una band iconica come i Kraftwerk (e soprattutto il compianto Florian Schneider, venuto a mancare nell’aprile dello scorso anno) hanno portato queste due menti alla composizione di questo Last Odissey, 10 brani di elettronica che scivolano rapidamente e piacevolmente presentando schemi musicali moderni con strumenti analogici e dando una strizzatina d’occhi alla musica elettronica anni ’60, passando per accenni di krautrock (la title track The Last Odissey) e basi in stile Depeche Mode fino a toccare l’industrial (Dangerous tricks o Beware of counter noise) e la techno.
Insomma una ricetta molto varia ma ben congeniata, una colonna sonora ipnotica azzeccatissima per questi tempi così confusi, che aiuta a riportare indietro la mente anche agli anni ’80 – dove l’elettronica viveva momenti di grande splendore.
Non è un caso che ascoltando l’album mi sia ritrovato a pensare a John Carpenter e al largo uso di suoni di synth (peraltro suonati anche da lui) come colonna sonora dei suoi film ( Fuga da New York su tutti, ma anche Grosso Guaio a Chinatown…) sentendomi proiettato in atmosfere oniriche, liquide, a volte oscure – grazie ai vari down e mid tempo presenti (l’introduttiva Zauberspiegel 791 o Audio Deluxe), un vero e proprio viaggio all’interno del proprio Io.
Un buon esempio per capire questo album lo offrono gli stessi Di Cioccio e Campanelli:
“Abbiamo voluto omaggiare la sperimentazione dell’analogico con la ricerca del “lirismo” nel digitale […] guardare un notiziario di ultim’ora attraverso valvole, condensatori e tubo catodico, rende perfettamente il concept del disco, ovvero l’unione armonica tra analogico e digitale, che si rincorrono, fondendosi.”
Ogni titolo richiama questo connubio (o dicotomia?) tra analogico e digitale, brani come Super modular juicy, Fear and doubts o More than electrical sono assolutamente esplicativi e frutto di una sperimentazione che ha dato alla luce un album che saprà soddisfare sia i “fini esteti” dell’elettronica, che i nostalgici dei suoni che furono, ma potrà fare breccia anche in giovani orecchie tese a suoni più moderni e sperimentali.
Insomma, sotto tutti i punti di vista un album rischioso ma che assolutamente sa fare centro!
Killer track: tutte – a loro modo.
SANTI LIBRA
Tracklist:
1 – Zauberspiegel 791
2 – Super Modular Juice
3 – Dangerous tricks
4 – Obsessed with the frequency
5 – Beware of the counter noise
6 – Full dosage
7 – Audio deluxe
8 – Fear and doubts
9 – More than electricity
10 – The last Odissey
Credits:
Registrato, con strumenti digitali e analogici (sintetizzatori Doepfer, Pioneer XDJ-R1),
presso gli studi di Paolo Di Cioccio e masterizzato da Claudio Scozzafava presso gli studi della Aventino Music.
VOTO
Band:
Paolo Di Cioccio
Pino Campanelli
https://www.facebook.com/paolo.cioccio
https://www.facebook.com/AventinoMusic
Bolognese, classe 1978 – appassionato scrittore sin da piccolo e devoto alla musica al 100% Cresciuto con i grandi classici della musica italiana ed internazionale, scopre sonorità più pesanti durante la gioventù e non se ne separa più, maturando nel contempo il sogno di formare una rock band. Si approccia inizialmente al pianoforte e poi al basso elettrico – ma sarà la sua voce a dargli il giusto ruolo, facendosi le ossa in diverse band e all’interno di spettacoli che coprono vari generi musicali, fino a fondare i Saints Trade – band hard rock con cui sforna diversi album e si toglie più di una soddisfazione in Italia e all’estero, fino a realizzare un altro piccolo sogno – quello di scrivere di musica entrando a far parte della grande famiglia di TuttoRock.