DAVID GILMOUR – Luck And Strange
A ben 9 anni di distanza da “Rattle And Lock”, torna David Gilmour con il suo nuovo album “Luck And Strange”, un album bello, forse l’aggettivo più indicato, ben suonato, ben arrangiato e piacevole all’ascolto e non manca la grande classe del chitarrista inglese nei suoi guitar solos. Ci sono i Pink Floyd nel sound, ma c’è anche quel qualcosa diverso che forse annoierà gli estimatori dei Pink Floyd. “Black Cat” è un breve intro molto pinkfloydiano, una base di tastiera, un pianoforte e la sempre emozionante chitarra di Gilmour e i ricordi vanno all’intramontabile ed inimitabile “Shine On You Crazy Diamond” e arriva il vero primo brano, la title track “Luck And Strange”, un blues che avvolge ed abbraccia e i Pink Floyd aleggiano in ogni nota, in ogni atmosfera e nella voce del chitarrista, sempre calda e sempre più blues, orecchiabile ed emozionante il ritornello e la chitarra ancora una volta lascia il segno, quel tocco unico ed espressivo che non ha eguali e c’è anche il compianto Richard Wright alle tastiere e tanta nostalgia e malinconia ci assale.
C’è poi “The Piper’s Call”, song sicuramente meno coinvolgente che rasenta un pop colto ma nel finale la chitarra rende tutto molto rock e “A Single Spark”, brano più atmosferico e che ricorda di più il periodo solista di Gilmour di “On An Island”, melodie accurate e raffinate e molto d’atmosfera, di grande effetto il guitar solo e l’intervento dell’orchestra. Dopo il breve interludio strumentale “Vita Brevis”, di solo 46 secondi per sola chitarra acustica, slide ed atmosfere tastieristiche, arriva “Between Two Points”, splendida ballad dove papà David cede il microfono alla figlia Romany Gilmour, che riesce ad incantare con la sua bellissima voce, un brano diverso da ciò che vorremmo ascoltare, ma che sa ugualmente offrire emozioni. Siamo circa a metà percorso e già l’album convince e piace e “Dark And Velvet Nights” è forse il brano più commerciale, ma sempre piacevole e ancora “Sings”, altra song più accessibile.
Tornano i Pink Floyd in “Scattered”, lungo brano che arriva quasi ad otto minuti di durata e con alcuni accenni di “Echoes” nelle tastiere e con avvolgenti momenti dove torna l’orchestra per momenti orchestrali magnetici e torna la voce di Romany Gilmour in “Yes, I Have Ghosts”, ma in duetto con il padre, brano acustico e con un violino ammaliante e piacevole, ma niente di più. C’è nel finale nuovamente la title track, ma in una lunga versione da jam session, quasi quattordici minuti di musica completamente strumentatale. Un album affascinante e piacevole, sicuramente il suo migliore insieme al suo primo ed omonimo album del 1978, ma ,anca la magia di quelle menti, Gilmour, Waters, Wright, Mason e prima Barret, che hanno creato capolavori e che nessuno di loro nelle vesti da solista è riuscito a ricreare da solista e che mai creerà.
FABIO LOFFREDO
Tracklist:
01. Black Cat
02. Luck and Strange
03. The Piper’s Call
04. A Single Spark
05. Vita Brevis
06. Between Two Points (feat. Romany Gilmour)
07. Dark and Velvet Nights
08. Sings
09. Scattered
10. Yes, I Have Ghosts (feat. Romany Gilmour)
11. Luck and Strange (original Barn Jam)
Label: Sony Music
Genere: Progressive Rock
Anno: 2024
VOTO
Band:
David Gilmour : Chitarra, pianoforte, voce, ukulele, Hofner bss, organo Farfis, cori, tastiere, organo Hammond e basso.
Richard Wright: Pianoforte elettrico e organo Hammond nel brano 2
Romany Gilmour: Voce, cori e arpa
Gabriel Gilmour: Cori
Rob Gentry: Synth, tastiere, pianoforte e organo
Roger Eno: Pianoforte nei brani 1 e 9
Guy Pratt: Basso
Adam Betts: Percussioni, djembe e batteria
Steve: DiStanislao: Battteria
Steve gadd: Batteria e percussioni
ùTom Herpert: Basso
Edmund Aldhous: Organist and director of music at Ely Cathedral
Ely Cathedral Choir
Angel Studios Choir
Angel Studios Orchestra
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Appassionato di musica sin da piccolo, ho cercato di esplorare vari generi musicali, ma è il metal, l'hard rock ed il rock progressivo, i generi musicali che più mi appassionano da molti anni. Chitarrista mancato, l'ho appesa al chiodo molto tempo fa. Ho mosso i primi passi nello scrivere di musica ad inizio anni 90, scrivendo per riviste come Flash (3 anni) e Metal Shock (ben 15 anni), qualche apparizione su MusikBox e poi il web, siti come Extramusic, Paperlate, Sdangher, Brutal Crush e Artists & Bands. I capelli mi si sono imbiancati, ma la passione per la musica è rimasta per me inalterata nel tempo, anzi molti mi dicono che non ho più speranze!!!!