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Claudio Rocchi – Volo Magico N. 1

Claudio Rocchi – Volo Magico N. 1

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“Breve ma intenso”. Riprendiamo la nostra rubrica in questo nuovo anno con un classico dei luoghi comuni, ma soprattutto con un disco metafisico. Un vero e proprio viaggio dal profondo dell’io all’immensità dello spazio. Volo magico n°1 è il secondo lavoro da solista di Claudio Rocchi (che precedentemente aveva esordito come bassista negli Stormy Six) e rappresenta un gioiello della musica italiana, non solo degli anni ‘70. Parlare di Claudio è quasi imprescindibile per descrivere quest’opera, ma farlo in poche righe è assai arduo. Rocchi rappresenta una delle voci più importanti della “controcultura” del nostro paese. Quella voglia di ribellarsi a schemi vetusti che per troppo tempo avevano imbrigliato politica e musica, ma anche arte in generale. A questa anima “pacificamente rivoluzionaria” va ad affiancarsi quell’aria sciamanica che sempre l’ha contraddistinto. Personaggio polivalente oltre che umanamente anche artisticamente. Cantautore, compositore, produttore, “guida spirituale”, conduttore radiofonico, ma anche “manager e imprenditore”, avendo fondato e diretto a Katmandu (in Nepal)  la prima radio indipendente nazionale, Claudio è stato un vero e proprio “agitatore culturale”.

“Volo magico n°1” traspira l’essenza del suo autore. Quel misticismo che si percepisce gìà dalle prime “spirali acustiche nell’aria vergine” (come cantava qualcuno) che aprono la splendida titletrack. Quasi venti minuti nei quali veniamo trasportati nell’etere da un tappeto volante fatto di note. Accordi acustici ed elettrici si intrecciano e si rincorrono, mentre la voce (le voci) sembra ripetere un mantra. E poi il mellotron e le “pelli battute” ci regalano un eterogeneo spettro sonoro, quanto mai dilatato.  L’intero album rappresenta l’apertura delle porte della percezione, in un’atmosfera a metà tra un concerto all’aperto attorno ad un fuoco ed un viaggio interstellare. La psichedelia si fonde con un rock progressivo scevro da strutture e sovrastrutture classiche, creando un suono capace di spaziare come il viaggio di un spirito libero. Un viaggio forse breve, ma assolutamente intenso

 

di Francesco Vaccaro