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“Capolinea”: l’imbrunire del prog splendidamente immortalato dal Banco

“Capolinea”: l’imbrunire del prog splendidamente immortalato dal Banco

Nel 1979 l’età aurea del rock progressivo italiano è appena tramontata, e i raggi di cotanto splendore restano riflessi mestamente nel cielo, prima di lasciare spazio ad una nuova alba artistica. Sono stati quasi dieci anni in cui probabilmente è fiorito il movimento musicale più creativo, geniale e libero del Novecento nel nostro paese, e tantissimi artisti hanno detto la loro. Ma i tempi corrono e quella “rivoluzione” stava già per essere messa alle spalle, a favore dello sfavillio degli imminenti anni ‘80

Già un anno prima, con l’album …di terra  il Banco del Mutuo Soccorso aveva iniziato ad attuare il suo restyling, cambiando il nome in Banco, e successivamente con l’album Canto di primavera arrivava ad arricchire la tavolozza sonora con sfumature etniche finora poco sperimentate.  Tutto questo ovviamente è niente rispetto alla sua mutazione degli anni ‘80: album come Urgentissimo e Buone notizie svestiranno la band di tutto quell’ornamentario progressive-mediterraneo che l’aveva contraddistinta nella precedente decade.

Un bignami, un assaggio di questo cambio-pelle lo ritroviamo in Capolinea, del 1979 appunto. Primo live album della band, registrato in un jazz club di Milano, vede in scaletta i classici prog della band, riarrangiati e in abito da sera. Quasi a voler essere un trait d’union tra quel che è stato e quel che sarà. Ci sono brani come Il ragno e R.I.P. che sembrano essere caratterizzati da stacchi tipici delle big band, totalmente rimodernati nel sound e con un groove sbrilluccicante. Tutto questo però non scalfisce minimamente l’anima dei pezzi del Banco. Troviamo anche 750.000 anni fa…l’amore? in una versione ridotta ma non per questo scarica di pathos ed emotività. Ad arricchire il nuovo sound c’è l’ingresso in scena del fenomenale Karl Potter alle percussioni, che sarà saldamente presente nei lavori futuri del gruppo. “Capolinea” è molto più di un semplice disco, è un saluto agli anni 70’ e a ciò che hanno rappresentato, ma senza nessuna nostalgia, con la voglia e l’incoscienza di andare avanti, sempre animati dall’inarrestabile spirito del Banco. 

di Francesco Vaccaro