BOB DYLAN – Rough and rowdy ways
Con una voce cupa, cavernosa e abrasiva che in più di una occasione sembra tendere a quella di Tom Waits, Bob Dylan presenta le dieci canzoni del suo ultimo lavoro discografico, il doppio CD “Rough and rowdy ways”. Mr. Zimmermann torna ai pezzi inediti di propria composizione dopo ben otto anni (Tempest, ultimo album contenente brani inediti, risale al 2012, mentre i successivi “Shadows in the night”, “Fallen angels” e “Triplicate”, pubblicati rispettivamente nel 2015, 2016 e 2017 contengono esclusivamente covers di standards che appartengono alla tradizione musicale americana) . Il titolo dell’album, peraltro, sembra raccontare molto sui suoi contenuti: “strade accidentate e rumorose” sono quelle percorse dal cantautore del Minnesota a partire dai suoi esordi nel mondo della musica risalenti agli anni sessanta. Sono canzoni dense, quelle di “Rough and rowdy ways”, che lasciano trapelare la disincantata weltanschauung dylaniana. Esse sembrano rimestare in maniera spietata negli ultimi sessant’anni di storia e di cultura americana, oltre che nelle alterne vicende individuali dell’autore. Testi visionari e onirici che il premio Nobel Dylan attinge direttamente dal pozzo delle proprie inarrivabili capacità poetiche e letterarie. Le parole raccontano di una esperienza umana e artistica, la sua, unica e irripetibile, vissuta attraversando momenti storici cruciali che hanno riverberato i propri effetti fino ai nostri giorni determinando, in positivo e in negativo, gli attuali assetti sociali, politici e culturali dell’America d’oggi e non solo. In “Rough and rowdy ways”, ancora una volta Bob gioca allo scoperto e con molta lucidità volge il proprio pensare ai tempi che cambiano, riferendo degli atteggiamenti che gli sono propri e della propria personalissima esperienza.
“Sono proprio come Anne Frank, come Indiana Jones
E quei cattivi ragazzi britannici, i Rolling Stones
Vado fino al limite, vado fino alla fine
Vado proprio dove tutte le cose perse vengono fatte di nuovo bene
Canto le canzoni di esperienze come William Blake
Non ho scuse da fare
Tutto scorre allo stesso tempo
Vivo sul viale del crimine
Guido auto veloci e mangio fast food
Contengo moltitudini”,
scrive e canta Bob nella canzone che apre il disco e che ha per titolo “I contain multitudes”. Nel brano successivo, “False Prophet”, l’uomo di Duluth si riferisce ancora alla propria esperienza personale e alle proprie attitudini nei confronti delle cose:
“Sono nemico del tradimento
Nemico di conflitto
Nemico della vita senza senso non vissuta
Non sono un falso profeta
So solo quello che so
Vado dove solo i soli possono andare
Sono il primo tra uguali
Secondo a nessuno
L’ultimo dei migliori
Puoi seppellire il resto
Seppelliscili nudi con il loro argento e oro
Mettili sotto i sei piedi e prega per le loro anime
[…]
Canto canzoni d’amore
Canto canzoni di tradimento
Non importa cosa bevo
Non importa cosa mangio
Ho scalato le montagne di spade a piedi nudi”.
In “Goodbye Jimmy Reed” Dylan si rivolge al bluesman del Mississippi, uno di quelli che maggiormente, da sempre ne influenzano la musica:
“Perché il tuo è il regno, il potere, la gloria
Vai a raccontarlo giù per la montagna, vai a raccontare la vera storia
Dillo con quel tono semplice e puritano
Nelle ore mistiche in cui una persona è sola
Arrivederci Jimmy Reed, buona fortuna
Colpisci la Bibbia, proclama un credo”.
“Murder most foul” , ben diciasette munuti (è forse, in assoluto, la più lunga song dell’intero repertorio dylaniano! ), Dylan rievoca l’assassinio di JFK:
“Era un giorno buio a Dallas, novembre ’63
Un giorno che vivrà nell’infamia
Il presidente Kennedy era molto in gamba
Buona giornata per vivere e una buona giornata per morire
Essere condotti al massacro come un agnello sacrificale
Disse: “Aspetta un attimo, ragazzi, sapete chi sono?”
“Certo che lo sappiamo. Sappiamo chi sei.”
Poi gli hanno fatto saltare la testa mentre era ancora in macchina
Abbattuto come un cane in pieno giorno
Era una questione di tempismo e il tempismo era giusto
Devi pagare i debiti; siamo venuti a collezionare
Ti uccideremo con odio; senza alcun rispetto
Ti derideremo e ti scioccheremo e te lo metteremo in faccia
Abbiamo già qualcuno qui per prendere il tuo posto”.
Una lettura degli avvenimenti del mondo sempre “a muso duro”, profonda e disincantata, quella che emerge dall’ascolto di queste canzoni. Musicalmente parlando, le songs di “Rough and rowdy ways” ricalcano gli stilemi cui sono uniformati gli ultimi album di inediti pubblicati da Dylan. Accorate e minimali quanto a strumentazione musicale utilizzata, queste nuove canzoni regalano atmosfere rarefatte e di grande intensità (merito, questo, anche della voce sempre molto espressiva del nostro). Manco a dirlo, a prevalere tra i solchi sono la dolcezza delle ballate tipicamente dylaniane e la rudezza del blues. Dylan riporta sempre tutto a casa….
GIOVANNI GRAZIANO MANCA
Tracklist:
1. I Contain Multitudes
2. False Prophet
3. My Own Version of You
4. I’ve Made Up My Mind to Give Myself to You
5. Black Rider
6. Goodbye Jimmy Reed
7. Mother of Muses
8. Crossing the Rubicon
9. Key West (Philosopher Pirate)
10. Murder Most Foul
Credits:
Etichetta: Columbia
Pubblicazione: 2020
Giovanni Graziano Manca è nato a Nuoro ma vive e opera a Cagliari. Laureato in filosofia, pubblicista, da sempre si interessa di cultura, in particolar modo di musica, poesia, arte, filosofia e letteratura. Numerose le pubblicazioni al suo attivo: oltre a collaborare con quotidiani e periodici, ha pubblicato volumi di narrativa e di poesia (ultimi, tutti in versi, "In direzione di mete possibili" Lieto Colle, 2014 , "Voli in Occidente" Eretica, 2015, e "Nel tempo che si muove", Antipodes, 2020, articoli e saggi su riviste specialistiche e web.