2X1=4 ossia lo spensierato fascino del dub secondo F.S. Blumm e Nils Frahm
Quando penso alla musica dub le prime associazioni di idee che faccio sono il trasporto, i corpi che si muovono ondeggiando in maniera rilassata, come a lasciarsi trasportare dalla marea di un mood sonoro ipnotico e seducente. Il dub nello specifico va ad indicare una pratica musicale che inizialmente venne applicata al reggae, nella Giamaica degli anni ’60. Tale pratica, chiamata “dubbing instrumental”, prevedeva la pubblicazione sul lato B del 45 giri della versione ritmica del brano in questione. Tale pratica divenne poi un vero e proprio genere musicale grazie a produttori, ingegneri del suono, dj e alla loro sperimentazione sui mixer. Iniziarono a spopolare le cosiddette dub version dei singoli reggae in tutto il mondo. In Italia tra gli apripista di questa tendenza ci furono gli Africa Unite, vera eminenza reggae del nostro paese, che in un disco come Un Sole che brucia presentavano meravigliose dub version di varie tracce.
Col passare degli anni poi la dub ha rotto gli argini, non relegandosi unicamente al ruolo di sparring partner, diventando un vero e proprio filone autonomo e ricco di artisti validissimi.
Tutto questo ha ovviamente vissuto di pari passo con l’avanzamento della tecnologia, ma come sempre accade nella storia della musica, e dell’arte in generale, c’era chi pionieristicamente si portava anni luce avanti rispetto al suo periodo storico, segnando la via. Come non citare allora il recentemente scomparso Lee “Scratch” Perry, uno che già negli anni ’60 produceva tracce dal sound avveniristico. Distorsioni, effettistica, loops e molto altro venivano da lui realizzati con tecniche artigianali, e con mezzi neanche lontanamente all’ultimo grido. Un mixer di seconda o terza mano, registratori a nastro e forbici supportati da tanta creatività e passione arrivarono a renderlo una vera e propria icona della dub music in Giamaica e nel mondo. Perry tra le sue ultime collaborazione vede quella con F.S. Blumm, fondatore dei Quasi Dub Development. E proprio qui arriviamo a parlare del disco di oggi che nasce dalla collaborazione dell’appena nominato pilastro dell’underground tedesco, e l’ormai deus ex machina (in tutti i sensi) della musica neoclassica, l’altrettanto teutonico Nils Frahm.
I due collaborano da più di dieci anni, con tre interessantissimi albumi come “Music For Lovers Versus Time (2010) Music For Wobbling Versus Gravity (2013) e Tag Eins Tag Zwei (2016) che fanno da predecessori a 2X1=4, ultima fatica discografica. Un lavoro che suona completamente diverso verso il quale per certi versi il termine “fatica” sembra quasi essere difficilissimo da accostare al riguardo.
Infatti quello che si percepisce è il divertimento di due artisti nel suonare, nel creare musica, nell’approcciare le macchine.
E a bordo di quell’astronave che è il Funkhaus Studio di Frahm d’altronde i modi per divertirsi, per chi sa come farlo, non sono difficili da trovare. Ed è proprio lì infatti che il duo ha trascorso gran parte del tempo di lavorazione dell’album, concentrandosi su editing e su un enorme numero di sovraincisioni sull’originale session di improvvisazione che rappresenta il brodo primordiale di questo disco. Un processo che vedeva continuamente nascere nuove cose, pronte a trasformarsi qualche ora dopo in qualcosa di diverso.
“Ci ha preso molto tempo, ma è stato assolutamente divertente ed entusiasmante” afferma Frahm, con Blumm che gli fa eco aggiungendo che la cosa più bella fosse scoprire come potessero continuamente sorprendersi dalla piega che prendeva l’evoluzione dell’opera.
Parliamo di circa 50 minuti di soundscapes tra il dance oriented e il chills, che non deve però suggerire una consistenza troppo eterea dei brani, che si rivelano assolutamente “concreti e gagliardi”. Si percepiscono le due anime del progetto: l’esperienza nel genere di Blumm e la profonda conoscenza della strumentazione di Frahm. Che si combinano perfettamente per dare vita a del materiale ispiratissimo, fresco e mai banale.
2X1=4 è sentiero senza troppa segnaletica, bisogna percorrerlo lasciandosi guidare dalla musica e dalle proprie emozioni fin dal primo ascolto. Con lo scopo di divertirsi, proprio come questa accoppiata di fenomeni che sono ormai una garanzia.
di Francesco Vaccaro
Tracklist:
- Desert Mule
- Presidential Dub
- Puddle Drop
- Buddy Hop
- Sarah & Eve
- Raw Chef
- Neckrub
Credits:
Etichetta: Leiter
VOTO
Studente di Ingegneria delle Telecomunicazioni presso l'università La Sapienza di Roma, da sempre animato dalla passione per la musica. Nel 2012 entra nel mondo dell'informazione musicale dove lavora alla nascita e all'affermazione del portale Warning Rock. Dal 2016 entra a far parte di TuttoRock del quale ne è attualmente il Direttore Editoriale, con all'attivo innumerevoli articoli tra recensioni, live-report, interviste e varie rubriche. Nel 2018, insieme al socio e amico Cristian Orlandi, crea Undone Project, rassegna di musica sperimentale che rappresenta in pieno la sua concezione artistica. Una musica libera, senza barriere né etichette, infiammata dall'amore di chi la crea e dalle emozioni di chi la ascolta.