LAURIE ANDERSON 16/11 Carpi Teatro Comunale 17/11 Trento Auditorium Santa Chiara
Tra le migliori rappresentanti della scena d’avanguardia newyorchese, performer ed artista, musicista e, per sua stessa definizione, ‘narratrice di storie’, Laurie Anderson annuncia il suo ritorno in Italia, a Trento, nella splendida cornice dell’Auditorium Santa Chiara per quella che sarà una performance raffinata e travolgente in cui presenterà, tra storie, elementi multimediali e sperimentazione, la tournée ‘Let X = X’, accompagnata sul palco dalla band newyorkese Sexmob, guidata da Steven Bernstein (fiati), con Briggan Krauss (sax, chitarra), Tony Scherr (basso), Kenny Wollesen (percussioni) e Doug Wieselman (chitarra e fiati). Dietro Laurie Anderson c’è un’incredibile artista che ha fatto dell’avanguardia e del minimalismo la sua ispirazione: compositrice, scrittrice, regista, fotografa, strumentista, artista visiva, esploratrice di nuove forme di tecnologia, tutte queste caratteristiche si fondono con naturalezza in una figura che incarna come nessun’altra l’atto creativo inteso come performance ininterrotta. Nella nuova avventura che porterà Laurie Anderson in Italia dopo il successo di pubblico e critica che l’ha vista protagonista quest’estate in un strepitoso concerto nell’unica data italiana a Ravenna, l’artista riporta in scena ‘Let X = X’, brano tratto dal disco capolavoro ‘Big Science’ (1982), una felice sintesi minimalista tra Steve Reich e Robert Ashley, che fonde il teatro d’avanguardia nel lessico della pop-music. E che diverrà cardine di un’abbagliante narrazione musicale, cospirata con l’ausilio di un gruppo di splendidi veterani della scena downtown newyorkese.
Conosciuta principalmente per le sue esibizioni multimediali, la carriera discografica di Anderson svolta nel 1980 con il singolo ‘O Superman’, che scala le classifiche pop britanniche. Dopo di esso arrivano numerosi album su etichetta Warner, tra cui ‘Mister Heartbreak’, ‘United States Live’, ‘Strange Angels’, ‘Bright Red’ e la colonna sonora per il film ‘Eroi Senza Gloria’. Nel 2002 arriva il confanetto deluxe ‘Talk Normal’, seguito l’anno dopo dal primo album per Nonesuch Records, ‘Life On A String’ e, poco dopo, da ‘Live In New York’, il disco tratto dal concerto al municipio di New York City nel settembre 2001. I suoi spettacoli, in ogni angolo del mondo, spaziano dai concerti ad elaborati eventi multimediali e performance teatrali in cui le parole scorrono a fiumi. Laurie Anderson ha infatti scritto e pubblicato sei libri, mentre i suoi lavori visivi sono stati presentati nei principali musei degli Stati Uniti ed in Europa. Come artista visiva, Anderson è rappresentata dalla Sean Kelly Gallery di New York. Come compositrice ha contribuito alle musiche di film di Wim Wenders e Jonathan Demme, brani di danza di Bill T. Jones, Trisha Brown, Molissa Fenley ed una colonna sonora per lo spettacolo teatrale di Robert LePage. Ha inoltre creato brani per la National Public Radio, la BBC e per l’Expo ’92 di Siviglia. Nel 1997 è stata inoltre curatrice del Meltdown Festival alla Royal Albert Hall di Londra. Il suo più recente lavoro per orchesta, ‘Songs For Amelia Earhart’, ha debuttato alla Carnegie Hall a febbraio 2000, successivamente presentato in tutta Europa. Maga della tecnologia e rivoluzionaria per lo studio e l’uso della stessa nelle arti, Anderson ha collaborato con Interval Research Corporation, un laboratorio di ricerca e sviluppo dedito all’esplorazione di nuovi strumenti creativi, tra cui il Talking Stick. Sua è la sequenza introduttiva per il primo segmento dello speciale Art 21 della PBS, una serie sull’arte nel 21° secolo. Nel 2001 Anderson si aggiudica il Premio Tenco come autore per brani presentati a Sanremo, oltre al premio Deutsche Schallplatten 2001 e sovvenzioni dalla Fondazione Guggenheim e da parte del National Endowment fot the Arts. Tra le sue collaborazioni, ricordiamo quella con Bran Ferren per creare un’opera che è stata esposta in occasione della mostra ‘The Third Mind’ al Guggenheim Museum di New York nel 2009. Nel 2002 Laurie Anderson è stata nominata la prima artista residente della NASA, culminata nella sua esibizione solista nel 2004 con ‘The End Of The Moon’. Nel 2007 ha ricevuto il prestigioso Dorothy and Lillian Gish Prize per il suo eccezionale contributo alle arti e, l’anno successivo, ha completato un tour lungo tour di due anni della sua performance ‘Homeland’, poi pubblicato come album nel 2010 da Nonesuch Records. Nello stesso anno Anderson ha debuttato alle Vancouver Cultural Olympiad con il suo spettacolo solista dal titolo ‘Delusion’ e una retrospettiva sul suo lavoro visivo e di installazione è stata aperta a San Paolo, in Brasile. Nel 2011 ha inaugurato la sua mostra ‘Forty-Nine Days In The Bardo’ a Philadelphia e, sempre nello stesso anno, Anderson è stata premiata con l’Honorary Legends Aard del Pratt Institute. L’anno seguente da il via ad una nuova performance solista, ‘Dirtday’ e ad una nuova mostra, ‘Boat’. Il suo film ‘Heart Of A Dog’ è stato scelto come selezione ufficiale del Festival di Venezia e Toronto 2015 e nello stesso anno la sua mostra ‘Heabeas Corpus’ ottiene un incredibile riscontro dai media, ricevendo il Courage Award For The Arts di Yoko Ono.
Laurie Anderson continua a lavorare con il gruppo di attivisti The Federation, che ha co-fondato nel 2017. Nel febbraio 2018 ‘Landfall’, una collaborazione tra Anderson e Kronos Quartet è stata pubblicata su etichetta Nonesuch Records. Commissionato da Kronos Quartet nel 2013, il lavoro è stato ispirato dai devastanti effetti dell’uragano Sandy. Più di recente, Anderson ha inaugurato la sua più grande mostra personale allo Smithsonian’s Hirshhorn Museum D.C dal titolo ‘The Weather’, rimasta fino a luglio 2022. ‘The Weather’ è una collezione di circa una dozzina di nuove opere d’arte che rappresentano la sua carriera cinquantennale. La mostra guida i visitatori attraverso un’esperienza audiovisiva coinvolgente, mostrando il processo creativo di narrazione dell’artista tra video, performance, installazioni, pittura ed altri media.
Ancora in evoluzione 25 anni dopo la sua fondazione, il quartetto visionario Sexmob continua ad esplorare tutte le possibilità che un gruppo jazz strumentale può offrire alla musica senza alcuna barriera o preconcetto. Emersi dalla scena della Knitting Factory a metà degli anni ’90, il trombettista Steven Bernstein, il sassofonista contralto/baritono Briggan Krauss, il bassista verticale/elettrico Tony Scherr e il batterista Kenny Wollesen hanno cambiato le carte in tavola con il loro groove e swing grezzo e improvvisato, gli arrangiamenti che spaziano tra sperimentazione continua per elevare con disinvoltura l’esecuzione degli standard musicali e portarli ad un altro livello di comprensione. Da quando è arrivato a New York più di quarant’anni fa, Steven Bernstein si è affermato come una voce unica e potente nella scena musicale. Con il suo quartetto visionario, i Sexmob, ha ridefinito i rigidi confini del genere jazz strumentale.
I Sexmob sono: il trombettista Steven Bernstein, il sassofonista alto/baritono Briggan Krauss, il bassista verticale/elettrico Tony Scherr e il batterista Kenny Wollesen.