FRIDA KAHLO. Fotografie di Leo Matiz, opening 14 gennaio, ore 18.30 @ ONO arte, Bologna
BOLOGNA
Frida Kahlo.
Fotografie di Leo Matiz
Opening, giovedì 14 gennaio, dalle ore 18.30
via santa margherita, 10
bologna | www.onoarte.com
ONO Arte Contemporanea in collaborazione con (Fondazione Leo Matiz) Alejandra Matiz presenta
Frida Kahlo. Fotografie di Leo Matiz, una mostra fotografica del fotografo colombiano Leo Matiz che, con
il suo obiettivo, è riuscito a penetrare – al di là delle apparenze -, un’immagine tanto vivida quanto reale
dell’artista messicana.
Quando Frida e Diego si incontrano è il 1922. Rivera, pittore già noto in Messico, stava dipingendo un
importante murale nell’anfiteatro della Scuola preparatoria che Frida frequentava all’epoca. Ancora lontana
dall’incidente che le avrebbe cambiato per sempre la vita, Frida era una ragazza fiera, decisa e emancipata.
A quel tempo l’arte rappresenta per lei solo un divertissment, un gioco che la impegna nei ritagli di tempo
dallo studio. Le cose cambiano però il 17 settembre 1925: mentre sta rientrando a casa da scuola, l’autobus
su cui viaggia insieme al fidanzato Alejandro, viene travolto da un tram. La spina dorsale le si frattura in
diversi punti così come la gamba sinistra e le costole, e il suo corpo viene lacerato da un’asta metallica che le
lascerà delle ferite indelebili, sia esteriori che interiori. “Non sono morta e, per di più, ho qualcosa per cui
vivere; questo qualcosa è la pittura”. Queste le parole che Frida pronuncia alla madre non appena la incontra
dopo l’incidente. Da questo momento l’arte diventa per lei valvola di sfogo e occupazione privilegiata.
Grazie a uno specchio appeso sul letto a baldacchino e un apposito dispositivo su cui appendere una tavola di
legno per dipingere, la sua immagine, diventa il soggetto preferito dei suoi ritratti – “Dipingo me stessa
perché passo molto tempo da sola e sono il soggetto che conosco meglio” -. Dopo tre anni, la sua vita torna
quasi alla normalità, e nel 1928 incontra nuovamente Rivera. L’amore scoppia, passionale e travolgente, la
loro arte si contamina ed evolve. Nell’agosto dello stesso anno si sposano, e dopo qualche tempo si
trasferiscono negli Stati Uniti, dove consolidano la loro fama ma anche l’avversione di una parte
dell’opinione pubblica che definisce i murali che Rivera realizza per il Detroit Institute of Art “uno spietato
inganno ordito ai danni degli stessi capitalisti che li hanno commissionati”. Tornati in Messico, Frida diventa
sempre più prolifica e conosciuta, tanto che Breton, il padre del surrealismo, le propone una mostra a Parigi.
Siamo ormai nel 1941: per Frida è un anno di cambiamento. Nonostante la dolorosa perdita del padre,
raggiunge un’indipendenza sentimentale ed economica che le permettono di “maturare una piena fiducia in
se stessa” e di diventare un’artista a tuttotondo che rischia di mettere in ombra, con la sua arte e la sua storia, il genio Rivera. Le immagini di Leo Matiz – fotoreporter colombiano nato nella magica Macondo di Gabriel
Garcia Marquez -, raccontano di questa consapevolezza, ma raccontano anche la storia di un Messico
assolato e lontano, fatto di rivoluzione e guerra, e al contempo di gioia e speranza, del quale Diego ne
dipinge la “bellezza umile” e Frida “l’equivalente interiore”. Le foto in mostra, si soffermano soprattutto
sull’immagine di Frida, immortalata nel suo quartiere natale di Coyoacan a Città del Messico, della quale
Matiz ce ne restituisce un ritratto intimo ripreso da un punto di vista privilegiato, ossia quello dell’amicizia
che per anni li ha legati.
In mostra saranno presenti anche gli schizzi preparatori di Vanna Vinci, lavori di studio per la biografia a
fumetti dedicata a Frida Kahlo che 24 ORE Cultura pubblicherà nell’autunno 2016. Oltre ai disegni
preparatori del progetto, saranno esposte anche 4 grafiche realizzate ad hoc dall’artista e delle quali sono
state realizzate delle tirature limitate.
Il 16 gennaio dalle 18.30, Vanna Vinci sarà presente in galleria e dialogherà con Alberto Sebastiani
(giornalista).
La mostra (14 gennaio – 28 febbraio 2016) è composta di 35 fotografie in diversi formati. Con il patrocinio del
Comune di Bologna.
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