Zucchero “Sugar” Fornaciari: Discover II è un perfetto album di ricordi
È uscito l’8 Novembre Discover II, capitolo due della discografia di Zucchero “Sugar” Fornaciari dedicato ai ricordi. Non solo cover, ma canzoni provenienti da una selezione cospicua di ben 500 brani “tirati fuori da un cassettone”, con il desiderio di rivestirli con un abito nuovo che riveda dinamiche e suoni.
Brani italiani ed internazionali con una valenza affettiva, collezionati dal bluesman reggiano nel corso degli anni, addirittura da quando ancora tredicenne suonava il sax tenore in una banda locale.
Tempi ormai lontani che ricorda con affetto, quando nelle balere e nelle prime discoteche si concedeva una mezz’ora di musica in apertura, il tempo necessario per riposare.
Musica emozionale come nel caso di “Sailing” (Christopher Cross) in cui rammenta che l’arpeggio iniziale lo ha fatto commuovere o ancora “Moolight Shadow” (Mike Oldfield), presente nell’ edizione speciale del box, per la quale immagina un testo quasi “spirituale” ben lontano dall’originale, con la luna a rischiarare una festa estiva.
Un arrangiamento che individua la canzone come la fotografia di un film: “la musica è pre-testuale, ha un’energia propria in cui è insito un testo. Spesso questo non la rispecchia e sta a noi individuare quello giusto”. È il caso di “My Own Soul’s Warning” dei The Killers, che viene rifatta totalmente in italiano, ex-novo, ed ecco allora venire alla luce “Amor Che Muovi Il Sole” e l’altre stelle… evidente rimando al verso scritto da Dante Alighieri nella sua Divina Commedia (Paradiso, XXXIII, v. 145). Un sentimento quasi lirico, dalla forza universale e stravolgente.
Ma c’è anche “Una come te” dal brano “Chinatown” della band Bleachers, gruppo americano e giovane, una ballad molto vicina allo stile di Zucchero che racconta la delicata tematica del branco, inscenando quello che succede ai ragazzi il sabato sera.
Un progetto vintage, che ci riporta indietro di qualche decade, tra gli anni ’60 e i ’70 quando con i successi commerciali esteri venivano cantati in italiano.
Spunta a sorpresa “Agnese” di Ivan Graziani, il primo vero “rocker” italiano con la formazione a quartetto e la chitarra ruvida, “marcia” e poi “Just Breathe” con Russel Crowe, inno alla libertà e colonna sonora di Into The Wild, rende omaggio ad Eddie Vedder. Piacere e sfida. C’è anche lo spazio per osare toccando due grandi classici: “Knockin’ On Heavens Door” di Bob Dylan, brano interpretato “in punta di piedi”, perfetto western alla Ennio Morricone, con un pedalone ‘dark’ e il suono delle campane a morto. Una versione totalmente nuova rispetto a quelle dei numerosi autori che fino ad ora l’hanno interpretata. Non si risparmia nemmeno una “With Or Without You” degli U2, più soft per adeguarsi allo stile di Bono.
“I See a Darkness” è frutto della collaborazione con l’amico Paul Young, condivisione di un momento cupo e depressivo, un mood che riflette la vera perla dell’intero album: “Inner City Blues” di Marvin Gaye su cui mette firma della produzione Max Marcolini. Un testo attuale che parla della povertà nascosta nelle città americane che perde l’attitudine funky per arricchirsi di una dolce melassa dalla struttura in dodici battute. L’originale è un gran pezzo (ma questo di più). Oh, make me want to holler / the way they do my life / make me want to holler / the way they do my life…
Better known as Violent Lullaby or "The Wildcat" a glam rock girl* with a bad attitude. Classe 1992, part-time waifu e giornalista** per passione. Nel tempo libero amo inventarmi strambi personaggi e cosplay, sperimentare in cucina, esplorare il mondo, guardare anime giapponesi drammatici, collezionare vinili a cavallo tra i '70 e gli '80 e dilettarmi a fare le spaccate sul basso elettrico (strumento di cui sono follemente innamorata). *=woman **=ex redattrice per Truemetal