WESTFALIA – Intervista alla band alt rock bolognese
In occasione dell’uscita dell’album di debutto “Odds and Ends”, ho avuto il piacere di intervistare i Westfalia, band alt rock con influenze psichedeliche di base a Bologna.
Ciao e benvenuti su Tuttorock, vi chiedo subito che riscontri state avendo da ascolti e recensioni del vostro bellissimo nuovo album “Odds and Ends”.
Ciao e grazie! Per ora i riscontri sono in linea con quello che ci aspettavamo, soprattutto se si considera che questo non è un disco pop, di quelli che colpiscono al primo ascolto, ma per entrarci davvero bisogna sentirlo un paio di volte. La cosa che ci ha fatto più piacere è che magari non lo hanno ascoltato ancora in tantissimi, ma i numeri comunque sono buoni e diverse persone ci hanno scritto perché sono rimaste colpite da Odds and Ends.
È bello sapere che, in una società condizionata dai social e in cui i tempi di attenzione diminuiscono drammaticamente di giorno in giorno, qualcuno abbia voluto prendersi il tempo di ascoltarci per davvero e che abbia trovato qualcosa di sé stesso nel nostro disco. Siamo molto contenti anche delle interviste e delle recensioni uscite finora, le domande che ci sono arrivate sono di qualità e abbiamo ricevuto dei bei feedback sulla stampa internazionale di settore.
Ad ogni ascolto il mio brano preferito cambia, e questo è sintomo dell’elevatissima qualità del vostro lavoro, solitamente partite da un riff, da una parola, da un’improvvisazione in sala prove o non avete uno schema prestabilito?
Ci fa molto piacere! Il nostro modo di scrivere in questo album è stato totalmente collettivo, uno di noi di volta in volta ha dato un input che è stato raccolto ed elaborato insieme, perciò molto è dipeso da chi ha lanciato l’idea di partenza. Ci è anche capitato di registrare ore di improvvisazione collettiva, per poi riascoltarle insieme e scegliere quello che poteva valere la pena sviluppare, come nel caso di Vices.
Il più delle volte siamo partiti da un suono o da un riff, ma spesso il testo ha giocato un ruolo fondamentale. Potremmo dire che la musica sono i mattoni e le parole il cemento, e se i brani stanno in piedi è perché le due componenti si integrano a vicenda.
Matt Bordin, in che modo ha influito sul risultato finale?
Siamo arrivati da Bordin con un’idea abbastanza chiara su come questo disco avrebbe dovuto suonare, ma la sua competenza è stata fondamentale per massimizzare l’efficacia del mix, portando le distorsioni al massimo senza sacrificare l’intelligibilità della musica e lavorando sulla spazializzazione senza dimenticare quelle che sono le modalità di ascolto più comuni per la maggior parte delle persone.
In pratica è stato una figura di controllo che ci ha permesso di mettere a fuoco quali fossero le cose veramente importanti, contribuendo a dare forma a quel suono rock senza chitarre che cercavamo.
Quando e come nascono i Westfalia?
Nasciamo nel 2017, all’inizio il nostro era un repertorio basato su riarrangiamenti di cover RnB, poi siccome spesso l’elaborazione che facevamo su questi brani era piuttosto massiccia ci siamo detti che forse poteva valere la pena di scriverne di nostri.
Abbiamo cominciato a trovare una nostra dimensione compositiva nel 2019, giusto in tempo per la pandemia, che ha rappresentato una bella battuta d’arresto per il progetto. Però non ci siamo fatti scoraggiare, ognuno di noi ha scritto della musica per la band e ogni volta che si poteva ci siamo visti in presenza per fare le prove e lavorare insieme sui brani nuovi. Poi è arrivato X-Factor.
Fino a quel momento eravamo stati quattro musicisti con una grande intesa sul palco e una grande capacità di collaborare: con Odds and Ends c’è stato un cambio di passo, in questo disco abbiamo trovato un’estetica, un suono e una visione in comune. Anche se come musicisti ci conosciamo da tanto, in un certo senso come band ci sentiamo appena nati.
Cosa vi ha dato e cosa vi ha tolto l’esperienza a X-Factor?
Non abbiamo cercato attivamente la partecipazione a X-Factor 2021, ci è arrivata una proposta tramite Panico, che allora era il nostro management. All’inizio avevamo parecchi dubbi, ma quelli di Panico ci hanno chiesto di pensarci bene, così alla fine ci siamo fatti convincere, certi del fatto che tanto non saremmo mai arrivati oltre i bootcamp.
Sicuramente si è trattato di un’occasione di crescita molto importante, ci ha permesso di avere una visione d’insieme di tutto ciò che serve a un progetto musicale per potersi considerare professionale, e lì di professionalità ce n’è parecchia.
In quel frangente forse a essere maggiormente sacrificate sono state la nostra autonomia e la nostra possibilità di autodefinirci. Eravamo gestiti da un’organizzazione molto strutturata e che aveva un’idea molto nitida e molto diversa dalla nostra su cosa avremmo dovuto essere per funzionare nel mercato musicale italiano.
Questo inizialmente ci ha un po’ disorientati, ma ci ha resi consapevoli del fatto che non eravamo disposti a mettere al primo posto la rincorsa del consenso e ci ha dato un’ulteriore spinta in direzione di un’identità più forte.
C’è un vostro concerto che ricordate particolarmente?
Ce ne sono tanti, per motivi diversi, ma se ne dovessimo scegliere uno forse sarebbe quello dell’anno scorso a Telgte, in Germania. Ci siamo ritrovati in questo enorme negozio di oggetti usati, in cui erano stati allestiti un palco e perfino un piccolo studio di registrazione. Il concerto è stato fantastico, c’era un’energia incredibile in quel posto, e poi abbiamo dormito lì, sullo stesso palco dove avevamo appena suonato, su dei letti improvvisati…c’era un freddo incredibile!
Quest’esperienza ci ha suggestionati a tal punto che è a quel negozio e al suo proprietario che abbiamo voluto dedicare il nostro disco. È lui il King Rat della title track, e la bellissima copertina che Fresh Rucola ha creato per noi è una rappresentazione metafisica della vetrina del suo negozio.
Ogni oggetto presente in vetrina rappresenta un brano del disco e ogni brano racconta una storia in cui il protagonista è abbandonato, sperduto o bloccato e si interroga sulla propria esistenza, un po’ come abbiamo immaginato che avrebbero potuto fare gli oggetti presenti nel marasma di quel negozio.
A proposito, siete nel pieno di un nuovo tour europeo, come stanno andando i vostri show?
In generale siamo molto contenti di com’è andata, abbiamo ricevuto degli ottimi feedback sulla nostra musica e sul live. Farsi conoscere in posti nuovi richiede sempre molto lavoro e molto tempo, e questa era la prima volta che ci esibivamo in Francia, in Belgio e in Olanda. Abbiamo trovato un’ottima accoglienza e un grande calore, ci portiamo a casa soprattutto tanta esperienza di palco e i contatti degli organizzatori, degli altri musicisti e di tutte le (tante) persone con cui abbiamo condiviso momenti significativi.
Terminato il tour vi dedicherete alla scrittura di nuovi brani?
Assolutamente sì, abbiamo tutti e quattro delle vite molto piene ma non vediamo l’ora di ricominciare, abbiamo già un sacco di idee sul da farsi. Una volta finito il tour, a bocce ferme metteremo mano ai calendari.
Grazie mille per il vostro tempo, vi lascio piena libertà per chiudere questa intervista come preferite.
Grazie a voi, a questo punto approfittiamo di questo spazio per invitare tutti i lettori al nostro concerto del 7 dicembre al DAS di Bologna, dove suoneremo dal vivo il disco nuovo in uno spazio molto suggestivo e con una modalità inedita, in cui il pubblico è disposto intorno ai musicisti. L’ingresso sarà a offerta libera. Non mancate, sarà molto bello!
MARCO PRITONI
Band:
Vincenzo Destradis: vocals
Jacopo Moschetto: synth
Davide Paulis: bass
Enrico Truzzi: drums
Credits:
Publisher & Distribution Label: Sputnik Music Group, Altafonte
Press photos by Daria Galli.
Artwork by Fresh Rucola.
https://open.spotify.com/intl-it/artist/1xMsdujnDYoi3k6C26k3Uh?si=Towx9D-nRWer9qRPIR_4PQ&nd=1&dlsi=046eb121b88a4515
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Sono nato ad Imola nel 1979, la musica ha iniziato a far parte della mia vita da subito, grazie ai miei genitori che ascoltavano veramente di tutto. Appassionato anche di sport (da spettatore, non da praticante), suono il piano, il basso e la chitarra, scrivo report e recensioni e faccio interviste ad artisti italiani ed internazionali per Tuttorock per cui ho iniziato a collaborare grazie ad un incontro fortuito con Maurizio Donini durante un concerto.