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WATT – Intervista alla band milanese

WATT – Intervista alla band milanese

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In occasione dell’uscita del nuovo singolo “Na Na Na (la Testa)”, ho intervistato i Watt, giovanissima band pop rock milanese.

Ciao ragazzi, benvenuti sulle pagine di Tuttorock, come state passando questa quarantena?

Ciao! Stiamo sfruttando il momento per dedicarci a noi stessi, scrivere nuova musica e progettare il nostro futuro. Ah e come tutti ci siamo messi a cucinare e fare esercizio fisco tra lezioni e session di scrittura su Skype.

“Na Na Na (la Testa)”, il vostro nuovo singolo, è uscito da pochi giorni, com’è nato il brano?

Un giorno Vita, il nostro produttore e chitarrista, ha tirato fuori un provino musicale che sembrava stranissimo ma molto accattivante. Non c’erano ancora le parole, ma un’orribile linea vocale cantata da lui che faceva solo ”na na na”. Allora chiudendoci in studio abbiamo deciso di scrivere una canzone “scialla” che raccontasse di come a volte ci piaccia liberare la mente da ogni pensiero e goderci la vita. La cosa divertente è che quel “na na na” è rimasto, a simboleggiare la stessa spensieratezza di quando si canta sotto la doccia.

Avete in programma un album?

No, ma abbiamo scritto e stiamo scrivendo tantissime belle canzoni. Stay tuned.

Come vi siete conosciuti e quando avete deciso di formare una band?

Vita e Luca andavano addirittura all’asilo assieme. Frequentando lo stesso oratorio di quartiere, hanno conosciuto Matteo e ovviamente la passione per la musica in comune ci ha uniti. Sempre all’oratorio abbiamo fatto i primi concerti come trio e solo dopo, dopo continue (e stressanti) richieste di Greta, sorella di Matteo, è entrata nel gruppo.

E l’idea di chiamarvi Watt di chi è stata?

Un giorno, quando eravamo ancora un trio senza nome, mentre aspettavamo la metro stavamo elencando nomi assolutamente a caso, fino a quando guardando le rotaie abbiamo pensato ai Watt, unità di misura della potenza, che era la parola chiave dei nostri show e della nostra musica.

Quali sono i vostri artisti preferiti?

Fortunatamente ascoltiamo un sacco di musica e un sacco di generi. Luca è cresciuto coi Pooh e Renato Zero, Vita con Bruce Springsteen, Greta e Matteo coi Muse.
Ormai le nostre playlist vanno da Tha Supreme a Lucio Dalla e questo aiuta a prendere spunti da tutti gli stili. Sicuramente siamo d’accordo tutti su Caparezza, idolo indiscusso.

Voi siete giovanissimi ma avete già suonato su palchi molto importanti come l’Alcatraz e lo stadio di San Siro, che emozioni provate quando suonate davanti a così tante persone?

Stare su un palco per noi è la droga più potente. Prima di salire sui grandi palchi, nei backstage lo stress è palpabile, tra Luca che cammina fino allo sfinimento, Greta in panico, Vita che pensa di essersi dimenticato come si suona e Matteo che parla a macchinetta. Una volta saliti, però, il pubblico vasto è così forte da regalarti una quantità assurda di energia positiva, che ci permette di fare show con assoluta naturalezza, emozione e carica da vendere.

Riuscite a conciliare bene l’attività musicale con gli impegni (mi riferisco in particolare agli studi) che possono avere i ragazzi della vostra età?

La musica è tutto per noi. Quando capisci che la tua passione è anche la tua ragione di vita fai di tutto per portarla avanti. Ci è capitato di fare concerti a tarda sera il giorno prima di verifiche importanti. Addirittura un concerto all’Alcatraz in piena maturità. Quando la tua passione è così forte il tempo da dedicarci lo trovi, a costo di rimanere sveglio tutta la notte pur di studiare per la verifica, scrivere la nuova canzone e uscire con gli amici. Non è facile conciliare tutto ma ci riusciamo, perché è ciò che vogliamo.

Vi siete fatti conoscere senza passare dai talent, dimostrando quindi che ci si può far conoscere anche senza andare in tv, qual è la vostra idea riguardo agli stessi talent?

Sono delle ottime opportunità per farsi vedere e apprezzare dal grande pubblico, ma non riteniamo che siano indispensabili, per cui abbiamo scelto di percorrere la nostra strada.

Qual è il vostro sogno più grande in ambito musicale?

Dopo aver suonato allo stadio San Siro come apertura a Davide Van De Sfroos, abbiamo deciso che il nostro grandissimo sogno è tornarci come Headliner.

Quanto vi manca suonare dal vivo?

Tantissimo. La gente che ci conosce lo sa, il live per noi è un momento catartico, le emozioni più grandi le proviamo su un palco, saltando insieme al nostro pubblico. Non vediamo l’ora di poter tornare a spaccare.

Grazie mille per il tempo che mi avete dedicato, volete dire qualcosa ai lettori di questa intervista e ai vostri fan?

Grazie a voi! Credete sempre nelle vostre passioni e in ciò che vi rende felici!

MARCO PRITONI