VANESSA WAGNER – Intervista alla pianista francese
In occasione dell’uscita del suo nuovo album “STUDY OF THE INVISIBLE” ho intervistato la pianista francese VANESSA WAGNER.
Pianista eclettica e curiosa, dalla personalità originale ed appassionata, Vanessa Wagner combina il repertorio classico con la creatività contemporanea, la musica da camera ed il suono di pianoforti antichi, oltre a progetti innovativi che alternano la musica d’arte a video, musica elettronica e danza. Dopo i precedenti singoli – ‘Celeste’ (Brian e Roger Eno) e ‘Before 6’ (Ezio Bosso), Vanessa Wagner pubblica oggi una nuova anticipazione tratta da ‘Study Of The Invisible’, il disco in arrivo il 25 marzo su etichetta Infiné Music. Reinterpretazione del brano del compositore minimalista contemporaneo Bryce Dessner, ‘Lullaby (Song for Octave)’ invoca ”l’ora blu”, il momento fugace tra il crepuscolo e la luce, incoraggiando, con una delicatezza disarmante e un’urgenza espressiva, una meditazione sul conforto, la vigilanza e l’abbandono.
Buongiorno Vanessa, piacere di conoscerti e averti sulle pagine di Tuttorock. Non capita spesso di accogliere un artista come te, vuoi raccontarci come ti sei avvicinato alla musica? Quali sono stati i primi ascolti musicali e come hai deciso di imparare il pianoforte?
Ho iniziato a suonare il pianoforte quasi per caso, quando avevo 8 anni ed è arrivato a casa mia il pianoforte della mia bisnonna. Ho avuto una carriera classica, passando per il Conservatoire Supérieur de Paris e poi una carriera internazionale che ho condotto per 25 anni. Ho suonato il grande repertorio classico che ancora oggi continuo ad eseguire. Nel 2016 ho iniziato a collaborare con Murcof, produttore elettronico e mi sono avvicinata al repertorio minimalista.
“Studio dell’invisibile” è magnifico, come hai scelto le canzoni da esibire?
Avevo già registrato nel 2019 il disco Inland che copriva questo tipo di repertorio. Ho voluto continuare perché mi piace difendere questa musica, che non viene spesso avvicinata da musicisti con il mio profilo. Al momento del lockdown, mentre tutte le sale da concerto erano chiuse, ho avuto la fortuna di poter essere accolta in un Auditorium che mi ha aperto le porte. Ho raccolto tutti i pezzi che avevo scoperto o su cui avevo lavorato in precedenza. Ho costruito il disco come un viaggio. Tutti questi brani di diversi compositori sono misteriosamente legati da un unico sentimento, un legame comune, invisibile.
Qual è stata la canzone più difficile da suonare?
Il pezzo di David Lang è di gran lunga il più complicato da un punto di vista “pianistico”, ma la difficoltà non risiede solo nella tecnica. Secondo me, la sfida in questo stile musicale è che devi sentire intimamente ogni nota per conferirgli l’intensità che merita.
Sono rimasto colpito da quelli di Philip Glass, quale sceglieresti come il tuo preferito?
Gli Studi di Philip Glass sono, a mio parere, i suoi migliori pezzi per pianoforte. Li suono quasi tutti e ne avevo registrati diversi che non siamo riusciti a inserire sul disco. Il mio preferito è il n. 16, con quella caratteristica oscillazione binaria ternaria di Glass e la sua grande malinconia.
Ho percepito una drammaticità particolare, molto intensa nel tuo disco, rispetto agli originali.
Ho messo nel mio gioco tutta l’intensità che ho in me. Questa musica lo permette, è segreta, intima, potente, ecco perché amo suonarla così tanto.
Passando dal mondo classico a quello più moderno, che tipo di esperienza è stata?
Lo faccio da diversi anni e dico spesso che oggi ho una carriera che mi assomiglia, anche per questo. Navigo tra diversi mondi e questo si adatta perfettamente al mio temperamento. Mi ci è voluto un po’ di tempo per far capire il mio approccio, ma spero che apra le porte e soprattutto la curiosità del pubblico che a volte rimane bloccato nella propria zona di comfort.
Progetti futuri? È previsto un tour? Possiamo ammirarlo anche in Italia per ogni evenienza?
Ho molti concerti in programma, principalmente in Francia ma anche all’estero. L’Italia è il mio paese del cuore, passo molte delle mie vacanze nel tuo bel paese. Verrò presto a suonare a Milano!
MAURIZIO DONINI
Band:
Vanessa Wagner
https://vanessawagner.net
https://www.youtube.com/channel/UCKN3o7bXVPlPkrSeRjTHQIA
https://www.instagram.com/vanessa.w.a.g.n.
** FRENCH VERSION **
Bonjour Vanessa, ravie de vous rencontrer et de vous avoir sur les pages de Tuttorock. Il n’arrive pas souvent que nous accueillions une artiste comme vous, voulez-vous nous dire comment vous avez abordé la musique? Quelles ont été les premières écoutes musicales et comment avez-vous décidé d’apprendre le piano?
J’ai commence le piano presque par hasard, quand j’avais 8 ans et que le piano de mon arrière grand-mère est arrivé chez moi. J’ai eu un parcours classique, en passant par le Conservatoire Supérieur de Paris puis une carrière internationale que je mène depuis 25 ans. J’ai joué le grand répertoire classique que je continue encore aujourd’hui à interpréter. En 2016 j’ai commencé à collaborer avec Murcof, producteur électronique et j’ai abordé le répertoire minimaliste.
“Study of the invisible” est magnifique, comment avez-vous choisi les chansons à interpréter?
J’avais déjà enregistré le disque Inland en 2019 qui abordait ce type de répertoire. J’ai souhaité continuer car j’aime défendre cette musique qui est assez peu abordée par des musiciens de mon profil. Au moment du confinement pendant que toutes les salles de concert étaient fermées, j’ai eu la chance de pouvoir être accueillie dans un Auditorium qui m’a ouvert ses portes. J’ai rassemblé toutes les pièces que j’avais découvertes ou travaillées en amont. J’ai construit le disque comme un voyage. Toutes ces pièces de compositeurs différents sont mystérieusement reliées par un sentiment, un lien commun, invisible.
Quelle chanson a été la plus difficile à jouer?
La pièce de David Lang est de loin la plus compliquée d’un point de vue « pianistique » mais la difficulté ne réside pas que dans la technique. A mon sens le défi dans ce style de musique est qu’il faut habiter chaque note pour leur donner l’intensité qu’elles méritent.
J’ai été impressionné par ceux de Philip Glass, lequel choisiriez-vous comme votre préféré?
Les Etudes de Philip Glass sont à mon sens ses plus belles pièces pour piano. Je les joue pratiquement toutes et j’en avait enregistré plusieurs que nous n’avons pas pu retenir sur le disque. Ma préférée est la n°16, avec ce balancement ternaire binaire caractéristique de Glass et sa grande mélancolie.
J’ai perçu un drame particulier, très intense dans votre disque, par rapport aux originaux?
En revanche je mets dans mon jeu toute l’intensité que j’ai en moi. Cette musique permet cela, elle est secrète, intime, puissante, c’est pour cela que j’aime tant la jouer.
Passer du monde classique au monde plus moderne, quel genre d’expérience était-ce?
Je le fais depuis plusieurs années, et je dis souvent que aujourd’hui j’ai une carrière qui me ressemble, en partie à cause de cela. Je navigue entre plusieurs mondes et cela convient parfaitement à mon tempérament. J’ai mis un peu de temps à faire comprendre ma démarche mais j’espère que cela ouvrira des portes et surtout la curiosité du public qui parfois reste coincé dans sa zone de confort.
Projets d’avenir? Une tournée est-elle prévue? Pourra-t-on aussi l’admirer en Italie au cas où?
J’ai beaucoup de concerts prévus, en France principalement mais aussi à l’étranger. L’Italie est mon pays de coeur, je passe beaucoup de mes vacances dans votre magnifique pays. Je vais venir jouer à Milan bientôt!
MAURIZIO DONINI
CEO & Founder di TuttoRock - Supervisore Informatico, Redattore della sezione Europa in un quotidiano, Opinionist in vari blog, dopo varie esperienze in numerose webzine musicali, stanco dei recinti mentali e di genere, ho deciso di fondare un luogo ove riunire Musica, Arte, Cultura, Idee.