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Vanessa Peters – Intervista su “Flying On Instruments”

Vanessa Peters – Intervista su “Flying On Instruments”

In occasione dell’uscita del nuovo album “Flying On Instruments”, ho avuto il privilegio di scambiare “quattro chiacchiere” con Vanessa Peters, giunta alla notevole quota del 12esimo album pubblicato. Già dal titolo e dalla cover-art, si manifesta una ispirazione collegata al viaggio artistico che va di pari passo con la sua doppia vita tra Texas ed Italia, portandola ad elevare la sua sensibilità e spontaneità compositiva. Questo è il resoconto dell’intervista.
 
Salve Vanessa, come stai? Grazie per la disponibilità e bentornata su Tuttorock.  Devo ammettere che l’ascolto di “Flying On Instruments” mi ha sinceramente scaldato il cuore, per la completa libertà di immaginazione unita ad un fermento di energia positiva. Era questo il sentimento che desideravi trasmettere ai tuoi ascoltatori?

Mi fa molto piacere che l’album ti abbia scaldato il cuore! Per me è importante che i miei ascoltatori si sentano come se io stessi parlando direttamente a loro, perché le mie canzoni sono di solito molto intime, e mi piace quando una canzone funziona a livello personale per più di una persona… come quando un ascoltatore dice, “Oh, adoro la canzone in cui parli di X” e *io* so di aver scritto la canzone pensando a “Y,” ma la cosa importante è che la canzone abbia un sentimento universale che riesca a connettersi con ascoltatori diversi in modi diversi . Questo è sempre il mio obiettivo.

Non posso fare a meno di pensare che i paesaggi sconfinati del Texas abbiano giocato un ruolo nel tuo percorso di scrittura, quante di queste osservazioni sono presenti tra le righe?

Sarebbe impossibile che il Texas non fosse presente nelle mie canzoni… così come sarebbe impossibile che l’Italia non fosse presente. Mi sento davvero come se avessi due patrie dentro di me… ho quasi 44 anni, e divido il mio tempo tra l’Italia e il Texas ormai da metà della mia vita, quindi la mia musica è piuttosto bipolare. 🙂 Ma ovviamente si crea la musica partendo da quelle che sono state le nostre prime ispirazioni, e sono cresciuta ascoltando molti grandi cantautori del Texas… Willie Nelson, Townes Van Zandt, Lucinda Williams (di Louisiana, ma faceva già parte della scena ad Austin quando ho cominciato il mio percorso musicale).

Tra gli argomenti affrontati, molte canzoni parlano di coraggio e fiducia. C’è qualche aspetto della tua vita che ti ha portato a riflettere su questo tema comune?

Come molti di noi, penso di essere cambiata molto negli ultimi tre o quattro anni. È stato un momento di riflessione, per imparare davvero cosa è importante nella mia vita, per imparare ad accettare le sfide con più grazia. Non è stato un periodo facile, per nessuno, ma è stato davvero formativo e di questo sono grata.

Anche se “Halfway Through” è un brano quasi perfetto, il brano del disco che mi lascia ogni volta il segno più profondo è “Pinball Heart”, per la sua struttura coraggiosa e irresistibile. Come è venuta l’ispirazione per questo groove così vibrante?

Anche a me piace molto quella canzone! E pensare che inizialmente era una ballata triste! La mia band mi ha davvero aiutato a riconoscere che all’interno della melodia c’era una specie di canzone dance-y che batteva i piedi in attesa di scoppiare (Non è facile tradurre quello che voglio dire…. in inglese avrei detto “a toe-tapping, dancey kind of song”). Rip Rowan (mio marito, il batterista, e produttore del disco) ha fatto la stessa cosa con “Crazymaker” nell’ultimo disco.

Ho la sensazione che la componente melodica più pura sia tornata a prendere il sopravvento nel tuo stile rispetto alla produzione precedente, che era più ruvida ed amplificata. Quali sono i fattori che ti hanno portata a questo gradito ritorno alle origini?

Non credo che fosse qualcosa che avevo deciso di fare intenzionalmente… il mio stile di scrittura non è cambiato molto, ma penso che per l’ultimo disco abbiamo avuto un sacco di energia repressa e angoscia per tutti per ovvie ragioni, quindi la produzione è andata in una certa direzione, e per questo disco ero in uno spazio mentale molto più riflessivo e introspettivo, forse meno arrabbiata con il mondo e più semplicemente cercando di ritagliarmi un po’ di zen per me stessa.

Per finire, visto che il tour farà tappa anche in Europa, ci sono delle possibilità di poterti ascoltare prossimamente anche in Italia, anche in abbinamento a qualche festival?
 
Certo! Tra poco abbiamo un paio di date a marzo e qualcosa anche ad aprile, poi annunceremo anche le date estive. Tieni d’occhio il mio sito web! Oppure chiedi ai tuoi lettori di iscriversi alla mailing list, ancora meglio!

Ivan Faccin

Band:

VANESSA PETERS: Voce, Chitarra acustica

FEATURING THE ELECTROFONICS

FEDERICO CIANCABILLA: Chitarra elettrica

MATTEO PATRONE: Piano, Tastiere

ANDREA COLICCHIA: Basso, Bocafon

RIP ROWAN: Batteria, Tastiere

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