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VALAR MORGHULIS – Intervista al chitarrista Luca Mapelli e al bassista Rob Banfi

VALAR MORGHULIS – Intervista al chitarrista Luca Mapelli e al bassista Rob Banfi

Valar Morghulis

Nascono nel 2017 i Valar Morghulis nei dintorni di Milano. Nel loro sound l’heavy metal classico ma anche componenti dark, epic, death e black. Abbiamo avuto l’occasione di parlare con la band e in quest’intervista c’è l’occasione per conoscerli meglio.

Ciao e benvenuti su Tuttorock.com, presentatevi ai nostri lettori, come nascono i Valar Morghulis?
Luca Mapelli: Una sera di fine 2016, in un pub della nostra zona, Sam (voce) e Vale (batteria) mi propongono di formare una band metal stile scandinavo a voce femminile. Quasi un anno prima, avevo suonato per un paio di mesi con Rob (basso) e Lorenzo (chitarra), facendo cover dagli Amon Amarth ai Satyricon, così ho pensato di sentire se fossero interessati… lo erano! Anche se il sound è cambiato, il nome ce lo siamo portato dietro da quella band, su proposta di Rob: Valar Morghulis.

Come definite il vostro genere musicale?
Luca Mapelli: Quando mi fanno questa domanda, mi è capitato più volte di rispondere: “Dacci un ascolto e diccelo tu!”. Forse perché partiamo da esperienze e influenze diverse all’interno del mondo metal, incorporiamo in un heavy-epic elementi sicuramente più scuri, che potrebbero essere definiti melodic death o a volte anche tendenti al black. Non siamo partiti con l’idea di suonare un dato genere a priori: l’unica nostra intenzione era suonare qualcosa di melodico ma scuro, affiancando voce femminile e cori a scream e growl, con il riff che non può mai mancare. Alla fine il genere serve per definire il suono che ne esce, non è il sound che deve adattarsi a priori a una definizione.

Quale sono le vostre influenze musicali?
Luca Mapelli: Come detto, abbiamo sempre orbitato tutti nella scena metal, ma siamo una band con influenze molto variegate. Per quanto mi riguarda, se devo citare due band, dico Ensiferum per il lato più moderno ed epico, Judas Priest per il riff classico e l’evocatività dei testi. Ma Vale (batteria) adora la vecchia scuola black, Lore (chitarra) è molto ispirato dal melodic death metal, Sam (voce) va dal symphonic all’extreme, mentre penso che Rob (basso) nel portaoggetti della Panda abbia cassette che vanno da Motley Crue e Hanoi Rocks ai Cradle of Filth – e questo solo per limitarci al rock-metal.

Come nasce un vostro brano dalla musica ai testi o viceversa?
Luca Mapelli: Dipende. Personalmente capita che io scriva musica e poi ci adatti un testo, ma quando scrivo prima il testo ho sempre un’idea di musica per dare la metrica. Nei Valar spesso il testo viene scritto da me o da Rob, ma ci sono dei pezzi in cui Sam ha guidato tutto e altri, come A Love and Battle Song, che sono davvero scritti a dieci mani. Per la musica, Rob, Sam ed io tendiamo più a portare un pezzo da capo a coda, mentre Lore sforna continuamente “feti” a cui dare vita tutti insieme. Ma alla fine non sai mai come il pezzo verrà fuori, perché Vale può trasformare tutto mettendoci il suo.

State scrivendo nuovi brani?
Rob Banfi: Assolutamente si! Senza voler rivelare troppo la prima delle nuove composizioni prende spunto da una celebre frase tratta da “Romeo e Giulietta” di Shakespeare.
Luca Mapelli: Adesso stiamo lavorando a un pezzo di impatto a tema Antico Egitto, mentre in cantiere ci sono la storia di una donna della celtica Balne e quella del tormentato Ahab di Hermann Melville.

Volete anticipare qualcosa? Il sound rimarrà invariato?
Rob Banfi: Il nuovo brano a cui stiamo lavorando mi piace definirlo un incrocio tra l’epicita dei Nightwish di Wishmaster e la violenza dei Behemoth.

Lo scorso anno è uscito il vostro primo album “Fields Of Ashes”, siete soddisfatti del risultato ottenuto? Cambiereste qualcosa riascoltandolo oggi?
Rob Banfi: Si, grazie anche al lavoro dietro al mixer di Mattia Stanciou (Labyrinth, Vision Divine, Crown of Autumns) siamo decisamente soddisfatti del risultato. Ovviamente poi c’è sempre qualcosa che si può migliorare, perfezionare e rifinire. La cosa che apprezziamo è che ha saputo catturare l’essenza dei Valar Morghulis in quel periodo di tempo.

Il sound è un perfetto amalgama tra epic metal, dark, death e testi anche fantasy, storia, leggenda. Sarà sempre questa la strada da percorrere?
Luca Mapelli: Sicuramente ci piace raccontare di queste tematiche, e i nuovi testi in cantiere lo testimoniano… ma non ci poniamo paletti nel futuro.
Rob Banfi: Per farti un esempio: ho da poco letto   il romanzo di Khaled Hosseini “Mille splendidi soli”, che di certo non è un fantasy, ma la cui drammaticità della storia mi ha ispirato un testo che vale la pena mettere in musica. La vita reale in molti luoghi è ben più violenta di tanti racconti.

Il nome della band, Valar Morghulis penso sia preso dalla serie TV “Il Trono Di Spade”, perché questa scelta?
Rob Banfi: Sono fan dei libri di Martin sin da quando vennero pubblicati in Italia per la prima volta quasi vent’anni fa. Ho sempre trovato affascinate sia il significato che il suono delle parole “Valar Morghulis”, e ovviamente adatte ad una band con certe tematiche che, anche se non sempre legate alle “Cronache del ghiaccio e del fuoco”, ricreassero le atmosfere in cui mi catapultano quei romanzi.

Stiamo uscendo, speriamo, da questa emergenza, voi come l’avete vissuta?
Luca Mapelli: Da un punto di vista musicale, è stata una bella botta. Avevamo in programma un bel po’ di concerti, belle occasioni per una band come noi, dal Metal Queen’s Burning Night a Torino al Malpaga Folk & Metal Fest di Bergamo, in cui già l’anno scorso il nostro show era saltato per pioggia… ovviamente tutto annullato. Abbiamo colto l’occasione per scrivere un po’, ma senza trovarsi non è proprio la stessa cosa.

Vi manca suonare dal vivo? State già programmando delle date?
Luca Mapelli: Ci manca parecchio, ma purtroppo al momento non stiamo programmando date, anche perché non c’è nessuna idea su cosa succederà di qui a qualche mese. Per alcuni festival saremo confermati nella bill dell’anno prossimo, ma di qui a fine anno è difficile fare piani in tema live. Per lo meno ora abbiamo tempo di mettere a frutto le nostre idee degli ultimi mesi e comporre nuovo materiale…

Da una parte si cerca di fare uscire album solo in digitale, dall’altra c’è un nuovo interesse al vintage, al vinile, cosa ne pensate a riguardo?
Rob Banfi: E’ un discorso abbastanza lungo e complesso. Il metal in generale trova ancora un pubblico di appassionati che non ha abbandonato il formato fisico, spesso più per una questione di affetto anagrafico che altro. Volenti o nolenti non si ritornerà di certo al periodo pre-Napster. Dal mio punto di vista il primo errore lo fece l’industria musicale a inizio millennio nel far la guerra al web anziché sfruttarne le potenzialità, le conseguenze di questa mossa le si pagano ancora oggi. Un buon primo passo sarebbe migliorare il guadagno dell’artista per ogni singolo stream, che attualmente è imbarazzante. Per farti un esempio la scorsa settimana ho letto che Desmond Child per i 500 milioni di ascolti di “Livin’ on a prayer” tra Spotify e Pandora ha guadagnato 6.000 euro. Ecco… ora immagina il guadagno di un artista da qualche migliaio di streaming.

Chiudete l’intervista a vostro piacimento, per in nostri lettori e per entrare nel vostro mondo musicale e qualsiasi altra cosa vi viene in mente.
Valar Morghulis: Grazie per l’intervista, continuate a supportare la scena musicale emergente, metal e non, in questo periodo di magra. Vi aspettiamo nel pogo del prossimo concerto!

FABIO LOFFREDO

Band:
Isobelle: Voce
Rob Banfi: Basso, clean and screamed vocals
Luca Mapelli: Chitarra e growls vocals
Lorenzo Pagani: Chitarra
Valerio Villa: Batteria

https://valarmorghulis.bandcamp.com/
https://www.facebook.com/valarmorghulisepicmetal/

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