Una “bestia” docile: intervista ai greci You Beast You Act
Un tuffo nelle sonorità shoegaze di Swimmer: i greci You Beast You Act ci raccontano la loro “vision”
Buongiorno e benvenuti tra le pagine virtuali di Tuttorock. “You Beast You Act” non si capisce se il vostro è un invito o un ordine ad agire…
Ciao ragazzi di “Tuttorock”. Grazie per l’ospitalità e le domande. Sì, diremmo che il nome è più uno stimolo, un consiglio. Dobbiamo davvero agire, in ogni momento, e non rimanere inattivi in tutto. Così facendo faremo del bene anche a noi stessi. Dopotutto, questa è la natura dell’uomo. E il percorso opposto a cui purtroppo assistiamo maggiormente in questi giorni, per vari motivi, è ovviamente dannoso. Coglieremmo, comunque, l’opportunità che ci state offrendo per raccontarvi la piccola storia di come è nato questo nome: eravamo con un nostro amico, Nicola, poeta, e ci trovavamo nella metropolitana in movimento, con le finestre aperte e quindi in un ambiente molto rumoroso. Gli abbiamo chiesto cosa ne pensasse del nome a cui stavamo pensando per la band in quel momento ed era “We meet we act”. Lui rispose: intendi “carne” (meat in inglese)? È perfetto!
Con il vostro singolo “Swimmer” vi inabissate nelle profondità oscure del mare alla ricerca di qualche segreto celato agli occhi. I suoni ci restituiscono una percezione nuova e divergente, quella di un ambiente sconosciuto da esplorare totalmente, quasi a tentoni, dove l’udito arriva dove gli occhi falliscono. Mi volete parlare del modo in cui avete lavorato in studio per creare queste percezioni?
Ci è piaciuto molto quello che hai scritto. Diciamo sempre che una canzone può avere molteplici letture, non ci piace dire la nostra perché potremmo interferire con la fantasia di chi ascolta. Scriviamo l’antitesi della canzone anche se la verità è che non ricordiamo tutti i dettagli perché ci abbiamo lavorato 2 anni fa.
Questo è purtroppo il destino del musicista, che prima che la canzone raggiunga gli ascoltatori può passare molto tempo.
Abbiamo pensato che il riverbero esteso delle chitarre, così come il basso rumoroso dei sintetizzatori simulassero quell’immagine insolita ma distorta che abbiamo del mare. Le voci suonano come se uscissero dall’acqua dando questa sensazione. L’inizio del brano è un po’ un tuffo in acqua. Pensiamo anche che il tempo e la parte prolungata con la chitarra minimale dopo il secondo ritornello, cioè il ponte del pezzo, sia come se sprofondassimo in un altro mondo. Forse cercando noi stessi?
L’acqua fa parte della vostra cultura, essendo greci, avete vissuto il mare sulla vostra pelle. La penisola che è considerata la culla della civiltà occidentale si affaccia sul mare con 13676 km di coste (è infatti undicesimo Paese al mondo per l’estensione costiera) inoltre conta più di 6.000 isole tra maggiori e minori. Il rapporto con questo elemento è quindi fondamentale nel vostro sviluppo. In che modo sperimentate questo rapporto esclusivo?
Sì, è vero, a parte la costa che hai giustamente inserito, come abbiamo accennato nell’introduzione al singolo, per noi l’acqua è importante. A parte il fatto che tutti i bambini in Grecia trascorrono dai 2 ai 3 mesi di vacanze estive a diretto contatto con l’acqua, pensiamo che tutta la cultura greca sia basata su di essa.
Anche durante il periodo in cui i greci subivano dominazioni estere, il commercio marittimo è sempre esistito. Non si è mai fermato sin dai tempi degli antichi ateniesi. Il know-how è stato tramandato di generazione in generazione e ancora oggi la Grecia possiede una delle flotte mercantili più grandi del mondo a dispetto del fatto che sia un Paese piccolo. Sulla base di tutto ciò crediamo che molti elementi di questa cultura marinara ci siano stati trasmessi.
La domanda precedente mi ha offerto anche un altro spunto di riflessione: in quanto esseri umani siamo composti d’acqua per il 60% e nasciamo perfino immersi in un liquido che è quello amniotico. Quindi fin dai primi momenti di vita ciascuno di noi impara a nuotare (salvo poi dimenticarsene). Tuttavia, alcune persone sviluppano una vera e propria fobia nei confronti dell’acqua, la c.d idrofobia, che quindi può diventare anche un elemento ignoto, che fa paura. Che ne pensate?
Siamo d’accordo con quello che hai detto. Pensiamo che sia nella natura delle persone e del loro intelletto creare tali problemi. Le fobie nascono dopo alcune esperienze traumatiche. L’uomo è fuggito dall’acqua, non è più il suo ambiente naturale. Nuota lentamente rispetto ai pesci, non respira nell’acqua. Quest’ultimo fatto riteniamo sia il più importante. Quindi a volte queste fobie vengono create in combinazione, ad esempio, con un’esperienza traumatica come ad esempio sopravvivere dopo un naufragio o un incidente con una barca o un motoscafo in mare. Successivamente è comune manifestare tali fobie.
Molto importante è anche il rapporto di ogni persona con l’acqua, la sua familiarità, la sua capacità di nuotare, ad esempio.
Voi invece che sentimenti avete intenzione di veicolare e trasporre attraverso il singolo?
Speriamo di far vivere tante emozioni. Crediamo che una bella canzone possa regalare emozioni differenti a seconda della persone.
Nella nostra visione la sensazione dell’acqua e dell’esercizio fisico stesso dà la sensazione che dovremmo “nuotare”, non per arrenderci ma per andare avanti, per continuare a provare fino alla fine della nostra vita. Per ritrovare noi stessi e la nostra destinazione. La sensazione che la vita non durerà per sempre. Nella vastità dell’acqua, sentiamo che il nostro tempo fisico dura solo pochi secondi nell’oceano del tempo, quindi dobbiamo continuare a goderci ogni momento con gioia.
Forse la nostra vita è un sorriso improvviso sulle labbra di un bambino d’estate. Nella gioia di un tuffo, nella felicità completa di un attimo. Gioire dell’oggi come se non ci fosse un domani e progettare il domani come se fosse eterno, come un bambino.
Acqua è sinonimo anche di mutazione e cambiamento. Può assumere la forma solida di ghiaccio, gassosa di vapore o sfuggire tra le dita nella sua forma fisica più nota. E’ quindi un elemento affascinante e di transizione…
….di flessibilità e cambiamento. Possiamo imparare da esso per la nostra vita futura. Con quanta facilità dovremmo cambiare ed evolvere. Qualsiasi organismo che sopravvive deve essere flessibile e adattabile. È un mondo diverso da cui possiamo imparare molte cose. La sua maggiore densità ci conduce ad una nuova condizione liberatrice e redentrice capace di introdurci ad un mutato modo di pensare. Possiamo trasformarci in qualcosa di migliore in una versione migliorata di noi stessi. Quindi sì, possiamo dire che attraverso questo anche noi stiamo cambiando, trasformando ed evolvendo.
Detto ciò cosa dobbiamo aspettarci dal vostro prossimo album, Gravitations?
Dal punto di vista sonoro, l’album “Gravitations” è portato per la prima volta verso forme shoegaze rispetto ad altri lavori del passato. Un’impostazione con le classiche chitarre riverberate ma anche con sintetizzatori rumorosi e ritmati che rimandano alla darkwave e alle forme elettroniche in maniera intenzionale come logica continuazione rispetto ai lavori precedenti della band. Paesaggi sonori sognanti e d’atmosfera con svolazzi (seguendo la nuova tendenza recentemente emersa sulla scena mondiale con il revival di suoni specifici degli anni ’90). Pensiamo che questo sia un nuovo sguardo interessante su questa nuova scena emergente.
Considerato che ritenete di aver raggiunto la maturità artistica con questa vostra ultima opera, quali assi pensate di aver tirato fuori dalla manica rispetto al passato?
L’ingrediente extra che abbiamo utilizzato di più in questa release rispetto al passato è la chitarra elettrica riverberata abbinata alla classica chitarra chorus post punk e agli appositi sintetizzatori che utilizzavamo in passato nelle nostre tracce. Questo ha caratterizzato maggiormente l’estetica shoegaze che volevamo dare. Questo non viene fatto solo con le chitarre, come eravamo abituati prima, ma anche con uno stile aggiuntivo che stiamo inserendo nel prossimo album, combinandole con i sintetizzatori appropriati. Il loro suono è speciale e molto bello nelle esibizioni dal vivo.
Negli ultimi anni l’ascesa della darkwave e del post punk è un dato di fatto in Europa. Pensiamo che sia il turno dello shoegaze e degli anni ’90 da riciclare dopo il revival degli anni ’80 che abbiamo vissuto negli anni precedenti.
Pensiamo che l’idea di combinare entrambi gli stili sia un vantaggio.
Dove potremo incontrarvi a breve?
In questo periodo stiamo lavorando sulle prossime mosse. A settembre pubblicheremo il prossimo singolo, a ottobre il nostro nuovo album tramite Overdub Recordings e stiamo anche programmando i concerti per il prossimo autunno e inverno che serviranno anche come promozione per tutte le uscite.
Oltre agli spettacoli dal vivo ad Atene e nel resto della Grecia, vorremmo visitare l’Italia così come altri posti nel resto d’Europa. Ci auguriamo che tutto questo diventi presto realtà. Quando avremo qualcosa di più concreto lo annunceremo sulle pagine della band.
Vi ringrazio per il vostro tempo e vi auguro in bocca al lupo per la promozione di “Swimmer”…
Grazie per i vostri gentili auguri e per le vostre domande molto interessanti. Speriamo di avervi dato un’introduzione a ciò che rappresenta il nostro nuovo singolo e ai prossimi lavori che seguiranno. Vi auguriamo in cambio buon ascolto e buona lettura.
SUSANNA ZANDONÀ
Better known as Violent Lullaby or "The Wildcat" a glam rock girl* with a bad attitude. Classe 1992, part-time waifu e giornalista** per passione. Nel tempo libero amo inventarmi strambi personaggi e cosplay, sperimentare in cucina, esplorare il mondo, guardare anime giapponesi drammatici, collezionare vinili a cavallo tra i '70 e gli '80 e dilettarmi a fare le spaccate sul basso elettrico (strumento di cui sono follemente innamorata). *=woman **=ex redattrice per Truemetal