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TUTTE LE COSE INUTILI – Intervista al duo toscano

TUTTE LE COSE INUTILI – Intervista al duo toscano

Un nome molto particolare, Tutte Le Cose Inutili, un duo di Prato formato da Leonardo Sanzo alla voce e chitarra e da Francesco Meo Meucci alla batteria. Loro definiscono il loro genere musicale come cantautorato punk malinconico e se vi chiedete il significato del loro nome, è tutto qui in questa mia intervista ai due ragazzi della band.

Ciao e benvenuti su Tuttorock. Presentatevi ai nostri lettori, come, dove e perché nasce la band?
Tutte Le Cose Inutili è un duo chitarra batteria che dal 2012 fa il cantautoratopunk sui palchi di tutta Italia. Abbiamo pubblicato 3 dischi, 3 libri e suonato in oltre 400 concerti. Nasciamo per esigenza, perché certe cose andavano scritte, e poco importa se prima non avevo mai cantato. Nasce a Prato ma dopo soltanto due prove con Meo abbiamo esordito a Genova, in un minuscolo localino vicino al Porto Antico.

Mi incuriosisce il vostro nome, Tutte Le Cose Inutili, come vi è venuto in mente e il significato.
Abbiamo scritto un manifesto per spiegarlo:
Arriverà quel momento in cui ce lo chiederai, ti verrà spontaneo fare questa domanda. Chi sono le cose inutili, perché è il nome che abbiamo scelto per voltarci quando ci chiamate, perché quelle quattro parole insignificanti sono diventate per noi un nome, un indirizzo, un luogo verso cui correre, e un luogo a cui tornare sempre, se l’abbiamo rubato dal verso di una canzone dei Massimo Volume, o da una citazione di Oscar Wilde, se mi è caduto sulla testa una mattina che camminavo verso l’università, o forse mangiavo, o forse sognavo, o forse scrivevo una lista di persone o luoghi da esorcizzare, scrivevo di addormentarmi qui e svegliarmi altrove, o forse scrivevo pensando così di farti male. Inutile è un’etichetta che diamo alle cose, quando non ci servono o non ci piacciono. Inutile sarà sempre per te, adesso; non sarà mai per il mondo, sempre. Tutte Le Cose Inutili sono, ad esempio, le canzoni tremende che passano alla radio e che diventano, senza volerlo, la colonna sonora di un amore che nasce improvvisamente, quando vuole lui, come lo scoppio di una lampadina. Tutte Le Cose Inutili sono, ad esempio, i temporali infiniti e freddi e bui attraverso il quale cammini, calmo, vestito e bagnato da una bella notizia. Tutte Le Cose Inutili sono, ad esempio, le strade sterrate e non battute che ti salvano la vita. Tutte Le Cose Inutili sono, ad esempio, quando si parla d’amore a costo di sembrare ridicoli. Tutte Le Cose Inutili sono, ad esempio, i gesti di affetto quotidiani che chi ti sta vicino ti regala, quelli a cui sei abituato ed assuefatto, che quando mancheranno ti faranno crollare ad ogni passo. Tutte Le Cose Inutili sono, ad esempio, tutte le persone che salgono, anche solo per una fermata, sul tuo treno. Tutte Le Cose Inutili sono, ad esempio, i segni che ci lasciano su quel treno, a volte non se ne vanno mai. Tutte Le Cose Inutili sono, ad esempio, quando parli e nessuno ti ascolta, ma se fai attenzione, qualcuno, a volte, sente. Tutte Le Cose Inutili sono, ad esempio, quei momenti in cui vai contro, contro l’opinione delle persone, contro la logica, contro la fisica, contro la storia, sono quei momenti in cui la tua anima esplode. Tutte Le Cose Inutili sono, ad esempio, i sogni a cui ti aggrappi, e che rincorrerai tutta la vita anche quando li vedrai frantumarsi ai tuoi piedi. Tutte Le Cose Inutili sono, ad esempio, dieci ore di macchina da fare per un’ora una cosa che ami. Tutte Le Cose Inutili sono, ad esempio, quando aspetti che qualcosa accada e non accade; quando ti accorgi che la vita è stata programmata per sorprenderti. Tutte Le Cose Inutili sono, ad esempio, tutti i soldi che avevamo, spesi in una sera, le rampe di scale che ho fatto perché non sapevo a che piano abitavi, quel quaderno pieno di canzoni scritte a sette anni che darei indietro la metà dei miei ricordi per averlo in cambio, sono le serate a vedere l’alba con gli amici e con le birre, sono il cuore in gola dopo una corsa, dopo una vittoria, dopo un esame, dopo una foto, dopo un abbraccio. Tutte Le Cose Inutili sono i dettagli su cui ti soffermi quando gli altri passano oltre, i momenti in cui scegli una strada invece di un’altra, i momenti che per qualcuno sono attimi e per te sono ore, tutte le cose che ti perdi quando chiudi per un attimo gli occhi ogni cinque secondi. Una scritta sul muro, un concerto, una lettera, un pianto, le parole e gli sguardi che ti cambiano la vita.

Quali sono quindi realmente Tutte Le cose Inutili per voi?
Inutile è ciò che è utile ad altro, quindi vivo di per sé. Il bello è utile? No. L’amore è utile? No.

Tante esperienze live, qualche album e oggi il nuovo “Hai Sempre Un Posto Nel Mio Hard Disk”. Come nascono i brani del nuovo album?
Abbiamo sempre avuto bisogno di fermarci dai concerti e prenderci il nostro tempo. Forse è una logica fuori dal mercato ma a noi va bene così e siamo contenti di tracciare un binario alternativo. Ci siamo fermati a dicembre 2019 e non sapevo che il mondo si sarebbe fermato con noi da lì a poco. Abbiamo lavorato sodo per circa tre anni e a maggio 2022 siamo entrati in studio da Mattia Cominotto al Greenfog per lasciare, con queste nove canzoni, un altro solco indelebile nelle nostre vite. Per la prima volta Meo ha contribuito in maniera fondamentale ai testi e poi abbiamo lavorato fianco a fianco, in sala prove, col caldo d’estate e il gelo d’inverno, e ci siamo emozionati e siamo stati felici di vederle nascere.

Anche qui il titolo mi incuriosisce sempre di più, “Avrai Sempre Un Posto Nel Mio Hard Disk”, titolo ironico ma spiegatemi il significato, oggi un hard disk prende il posto del cuore?
Una frase, tratta da Athos, ladro di scalette, riassume perfettamente il concetto:
“Sono un oceano di ricordi, ripesco i più belli quando voglio e tu non puoi farci niente, ripenso ai tuoi sguardi delle prime volte”

Di cosa trattano i vostri testi?
Questo disco è composto da canzoni che sono come i capitoli di un libro, è la storia di una cura, di un esorcismo, di un malocchio da estirpare; è la storia di quando una storia finisce e si prova a venirne fuori.

Siete considerato un duo cantautorale punk, è così?
Qualcuno può rimanere spiazzato da questa definizione, ma è quella che si cuce meglio addosso alle nostre cose. L’altra definizione a cui siamo molto legati ce la diede Riccardo dei Meganoidi, quando disse “siete sempre in tour da sempre”.

Definite voi il vostro genere musicale.
Il nostro genere è proprio questo. Il cantautoratopunk. Un’attitudine punk figlio del do it yourself (abbiamo messo sottovuoto dei dischi, stampato in autonomia cd e libri, organizzato date da soli e promosso le nostre uscite con le nostre forze. I nostri ascolti sono veri, e possiamo giurarti di conoscere personalmente quasi tutti i nostri ascoltatori. Una vena cantautorale che ci fa essere innamorati delle parole, che sono importanti e vanno scelte con cura, perché sono quelle che racconteranno di noi quando non ci saremo più).

Perché un duo? Solo chitarra e batteria!!
La questione logistica ci ha sempre aiutato, l’essere in due, il potersi muovere con una macchina stracarica, il richiedere due letti e non cinque. Ma il motivo non è questo, il motivo vero è che non possiamo immaginare di suonare con altre persone diverse da noi due. In questi anni abbiamo creato un’intesa che ci permette di registrare i dischi live chitarra e batteria uno davanti all’altro, e di giocare sui vuoti e i pieni, ballando sulla dinamica. Siamo consapevoli del nostro sound, ci piace così e non manca niente alla parte musicale per veicolare il nostro messaggio a parole.

Parlate anche di guerra nei testi, cosa pensate di questa assurda situazione mondiale?
La citazione alla guerra in LVI è una metafora che secondo noi era utile a spiegare ciò che si prova dentro quando fino al giorno precedente tutto sembrava tranquillo e normale e tutta la vita scorreva come sempre aveva fatto, e il giorno dopo ti svegli e scopri che è scoppiata una guerra, e ti ci ritrovi nel mezzo e non sai neanche spiegare come sia potuto succedere. Così il protagonista di questo disco si sveglia un giorno e senza che sia successo niente di particolare scopre che una storia d’amore è finita. E a volte farsene una ragione è davvero complicato.

Le vostre influenze musicali?
Non saprei dire cosa finisce, dei nostri ascolti, nella musica che suoniamo. Mi sembra di essere abbastanza distante dai nostri modelli. I nostri idoli sono spesso persone che abbiamo conosciuto, con cui abbiamo scambiato birre, chiacchiere, serate, palchi. Non posso non citare il nostro eroe Giovanni Truppi, il conterraneo Fiumani e i suoi Diaframma, Lucio Corsi e un miliardo di altri.

Concerti in vista?
Qualche giorno fa l’alluvione ha inondato la nostra sala prove, gli amplificatori coperti per venti centimetri dall’acqua, e lo stesso i pedali, le chitarre. Il giorno dopo sarebbe dovuto cominciare il tour da Terni. Ripartiremo da Arezzo il 18 novembre e abbiamo al momento una decina di date confermate tra novembre e dicembre. Siamo felicissimi di tornare in Campania, in Puglia, e chissà dove arriveremo stavolta. Le date le troverete sempre aggiornate sulle nostre pagine. I concerti per noi sono la vita, e siam convinti che i progetti come il nostro non esistono se non si mettono in viaggio.

Chiudete l’intervista come volete, un messaggio per entrare nel vostro universo musicale.
Se potessimo scegliere uno sponsor sarebbe questo: Un miliardo di ricordi, ricordi dappertutto. Dodici anni di canzoni e non siamo ancora stanchi.

FABIO LOFFREDO